COME SI SMORZA LA GUERRA TRA I GRILLINI A ROMA? PROMETTENDO A ROBERTA LOMBARDI LA CANDIDATURA A GOVERNATORE DEL LAZIO - IN CAMBIO, L’EX CAPOGRUPPO M5S ALLA CAMERA DOVRA’ SMETTERE DI FARE GUERRA A VIRGINIA RAGGI - E SE DI MAIO SI VEDE GIA’ PREMIER, DI BATTISTA SOGNA LA FARNESINA
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Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”
Tutti insieme appassionatamente. Nei 5 Stelle scoppia improvvisamente la pace, dopo tanti mesi burrascosi. A tessere le fila di una pacificazione tra le varie anime sono Beppe Grillo e Davide Casaleggio in persona, che ne hanno bisogno in vista delle elezioni e che stanno pazientemente provando ad armonizzare ego personali e punti di vista politici per prepararsi alle prossime avventure senza troppe spaccature interne.
Basta qualche istantanea di questi due giorni. L'altro ieri, nell' Auletta dei gruppi, Grillo manda un bacio da lontano a Carla Ruocco, con la quale poi si trattiene in un lungo colloquio, subito seguita da Carlo Sibilia, altro componente del Direttorio smantellato ed esautorato nei mesi scorsi. Un altro tassello dell'insoddisfazione fa capo all'anima romana, insofferente alla sindaca Virginia Raggi e alla gestione dei vertici, a cominciare da Luigi Di Maio. In prima fila tra i critici, c'è Roberta Lombardi, che a lungo è stata relegata tra i guastatori meno graditi ai piani alti.
Ma, complice anche un buon rapporto con Casaleggio, la Lombardi è tornata in auge. Per lei si parla di una candidatura alla Regione Lazio, che potrebbe costituire un' ancora di salvezza nel caso, non improbabile, di un naufragio della giunta Raggi (che i 5 Stelle manterranno a galla solo fino alle Politiche). A testimonianza del ritrovato afflato, ieri la Lombardi ha postato su Twitter una sua foto con Grillo e citazione di Goethe: «Qualunque cosa tu possa fare o sognare di fare, incominciala! L'audacia ha in sé genio, potere e magia».
Nell'hotel dove alloggiano Grillo e Casaleggio, sono sfilati in molti ieri: Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano, ma anche Roberto Fico, Nicola Morra e Paola Taverna. Ufficialmente si parlava di Rousseau e delle Regionarie siciliane, ma in realtà si è parlato di tutto, comprese le strategie per la leadership. È noto che il candidato più accreditato è Luigi Di Maio.
Di Battista, che sembra gradire l'ipotesi di finire alla Farnesina, potrebbe stare a ruota. Ma, neanche ai vertici, ha mai escluso una sua candidatura. Come non l'ha esclusa Roberto Fico, altro sfidante pericoloso. Se ci fosse davvero una pax, a candidarsi contro Di Maio potrebbe esserci qualche figura di minore importanza, come Morra, per non dare l'idea di un plebiscito.
Sul fronte della politica interna, i 5 Stelle hanno intenzione di spingere l'acceleratore sull'allarme «invasione» degli immigrati, per contrastare Lega e Forza Italia, tornati a prendere voti. E ieri sono partite bordate da vari fronti. Da Di Maio: «Sulla questione migranti, oggi muore definitivamente l' Europa» a Di Battista: «Se Minniti dice rimpatri, è uno statista ma se lo dico io sono razzista, in questo Paese di m... dove M5S non può dire una parolaccia perché viene sempre strumentalizzata.
Minniti che ha fatto? Solo disastri». Sul fronte interno, oggi Fico e Di Battista spiegano i dettagli del Call to Action, nuova funzione di Rousseau, destinata a seppellire i meet up , ormai incontrollabili.