COME ZOMPA GRILLO – IL BEPPE-MAO CHE INVOCA LA SOCIETÀ CASHLESS È LO STESSO CHE DIECI ANNI FA DIFENDEVA IL CONTANTE? È SOLO L'ULTIMA DELLE MOLTE GIRAVOLTE DELL’ELEVATO DI TORNO, CHE DISTRUGGEVA I COMPUTER E POI HA FONDATO UN MOVIMENTO SUL WEB, INCONTRAVA IL DALAI LAMA E SI È SCOPERTO DIFENSORE DEL REGIME CINESE – PRIMA ATTACCAVA LA CASTA E ORA PRENDE 300MILA EURO DI COMPENSO COME CONSULENTE…
-Estratto dell’articolo di Emanuele Buzzi per “Sette – Corriere della Sera”
L’ultima crociata è già targata 2023. L’invettiva è chiara, netta, come sua consuetudine. Stavolta Beppe Grillo si spende in favore di una società cashless. «La Danimarca ha registrato il suo primo anno senza rapine in banca, poiché l’uso di denaro contante è diminuito negli ultimi anni […]», scrive sul suo blog. […]
L’ultima crociata in ordine di tempo, l’ultima invettiva, ma anche l’ultima capriola, l’ultimo salto del fondatore dei Cinque Stelle, che dieci anni prima – sempre dalle pagine del blog – difendeva il contante e, con un post a firma del saggista Beppe Scienza, attaccava «l’indecenza delle banche»: «Le banche guadagnano su tutti i pagamenti, salvo quelli in contanti. Per questo vogliono colpevolizzare chi li usa», si leggeva nel testo.
Parole in antitesi per Grillo che ha fatto delle contraddizioni, un po’ come delle improvvisazioni, una cifra della sua carriera. Almeno da un punto di vista politico. Diktat, prese di posizione si sono sovrapposti spesso con cambi di rotta più o meno improvvisi. A volte, quasi istantanei.
[…] Ma le sortite del fondatore M5S vanno ben oltre i confini nazionali. E toccano la geopolitica. Nel dicembre 2007, quando esistevano solo i meet up e la fondazione del Movimento era ancora un progetto sulla carta, incontrava privatamente a Milano il Dalai Lama. Sul blog, in un post intitolato “Free Tibet” raccontava: «Il Dalai Lama mi ha regalato una sciarpa bianca, gli ho promesso che sarò per lui il Richard Gere italiano per la liberazione del Tibet». Tre lustri dopo lo showman viene preso di mira dai suoi detrattori spesso per le posizioni filo-cinesi sostenute sul blog.
[…] Grillo, che […] a metà febbraio tornerà in scena dopo quattro anni con un nuovo spettacolo, Io sono il peggiore (il debutto il 15 a Orvieto, poi una serie di date in tutta Italia e conclusione, al momento, a Lugano, in Svizzera, il 2 aprile) è mattatore della scena, è tutto e il contrario di tutto. E i suoi “salti” hanno in parte origine lì, davanti alle “sue” folle.
Come quando, a cavallo del Duemila, distruggeva in scena i computer. «Come un bambino che per amore vuol guardarci dentro», diceva ironico sul palco prima di farli a pezzi. Era prima di incontrare Gianroberto Casaleggio (4 anni più tardi), prima di fondare con lui il partito che ha reso i pc e la Rete attori fondamentali del processo partito.
D’altronde, nelle pieghe dei suoi cambi di prospettiva forse ha una sua logica che sia stato proprio lo showman ligure a dare vita al Movimento più fluido che la seconda Repubblica ricordi, un Movimento ondivago negli anni su temi e programmi.
Così, durante la prima fase populista Grillo arringava militanti e attivisti sull’euro: «La mia personale impressione è quella di uscire immediatamente il prima possibile». Dal palco, durante la campagna elettorale tuonava – «Hanno paura di noi in Europa perché noi ridiscuteremo tutte le cose che hanno deciso loro» – salvo poi, con la svolta del Movimento, riconvertirsi: «Io non ho mai detto di uscire dall’euro».
Vite parallele quelle di Grillo e dei Cinque Stelle. Con il padre-fondatore che spesso ha fatto da parafulmine ai suoi figli politici. Come quando nell’estate del 2019, prima del crollo del governo gialloverde, il garante difese gli stellati, che non erano riusciti a bloccare il via libera alla Tav: «Non avere la forza numerica per bloccare l’inutile piramide non significa essersi schierati dalla parte di chi la sostiene».
Proprio lui, che nel 2014 era stato condannato a 4 mesi in primo grado per violazione dei sigilli del cantiere dell’alta velocità Torino-Lione, condanna che nel 2018 la corte d’appello di Torino aveva cancellato per prescrizione, quella prescrizione combattuta proprio dal M5S.
Ora i ruoli si sono invertiti. Il Movimento ha preso l’ex leader come padre nobile, ma non solo. Ne ha fatto un suo consulente. Grillo ha firmato due contratti per un compenso di circa 300mila euro annui. I Cinque Stelle, per finanziare le proprie attività, hanno deciso di aderire al due per mille. Un altro piccolo paradosso nei paradossi, dato che Grillo, che anche con quei soldi viene pagato, nel marzo 2010 ammoniva sul suo blog: «Il costo della politica è un’invenzione linguistica dei politicanti per diventare ricchi, o almeno benestanti, con le risorse dello Stato. Io non conosco un solo politico povero».
Uno, nessuno, centomila Grillo. Un po’ pirandelliano, un po’ prigioniero di battute e dichiarazioni estemporanee, che fanno da pendant al suo lato istrionico. Showman, capo politico, ora forse anche fondatore di una nuova religione, l’altrovismo (anche se molti stellati pensano sia una trovata per lanciare il nuovo spettacolo teatrale).