COMUNIONE E INIZIAZIONE - I FONDI NERI ACCUMULATI DAL CIELLINO DACCÒ PASSANO ANCHE ATTRAVERSO LA “MANFRID” FIDUCIARIA DI SANDRO FENYO, ACCUSATO DI RICICLAGGIO E SINO ALL'ANNO SCORSO MAESTRO VENERABILE DELLA LOGGIA DI LUGANO - GREMBIULINI SVIZZERI IN FIBRILLAZIONE: “DIETRO FENYÖ CI SONO VECCHI MASSONI PROTAGONISTI DI COMPORTAMENTI OPACHI CHE, GRAZIE A COMPLICITÀ POLITICHE, SONO USCITI INDENNI DA OGNI BUFERA” - DA TEMPO SI DICE CHE È IN CANTON TICINO IL FORZIERE DEL MOVIMENTO DI DON GIUSSANI…
1- COMUNIONE E INIZIAZIONE
Libero D'Agostino per "il Caffè"
Dalla sede della Norconsulting a quella della Manfid ci sono solo poche centinaia di metri. Ma in mezzo c'è la Massoneria. Tra Giancarlo Grenci - l'ex direttore della fiduciaria di via Balestra che ha svelato alla magistratura milanese gli affari di Pierangelo Daccò - e Sandro Fenyö, l'altro fiduciario al servizio dell'astuto faccendiere di Comunione e liberazione, sono comparsi pure i Liberi Muratori di Lugano.
Un servizio che, secondo qualificate fonti del Caffè, sarebbe stato propiziato e officiato da autorevoli esponenti della massoneria cittadina, coinvolgendo direttamente la Manfid di Fenyö, sino all'anno scorso Maestro Venerabile della Loggia Brenno Bertoni.
Un'operazione le cui ricadute giudiziarie hanno inasprito lo scontro all'interno della massoneria luganese: da una parte i vecchi Fratelli, che in questi anni hanno gestito nell'ombra affari e potere, dall'altra una fronda, tanto consistente quanto decisa, che vorrebbe fare pulizia una volta per tutte nell'Ordine.
Intanto, dalla società di Fenyö, la pista seguita degli investigatori ha imboccato un'altra strada. Verso gli uffici di Paolo Mondia, titolare della fiduciaria di via Frasca, che potrebbe aver gestito una fetta consistente dei fondi neri accumulati da Daccò grazie alle sue entrature nel sistema sanitario lombardo.
L'ex Venerabile Fenyö e Daccò il gran cerimoniere di CL che teneva "al guinzaglio come un cagnolino" Roberto Formigoni, il Memore domine che governa la Lombardia. Un massone e un ciellino: il diavolo e l'acqua santa. Il libero pensiero dei "grembiulini bianchi" e l'integralismo religioso di Comunione e liberazione, due mondi antitetici. Ma Daccò a Lugano non macinava farina per ostie.
Nella retrovia logistica e finanziaria di CL, riempiva sacchi e sacchi di milioni. Una settantina quelli distratti dalla Fondazione Maugeri di Pavia, più altre decine volati via dall'Ospedale San Raffaele del fu don Luigi Verzé. Oggi Fenyö si ritrova sulle spalle il carico da undici di un'accusa per concorso in riciclaggio; chi lo conosce, però, assicura che non ha la furbizia professionale per gestire gli affari occulti di Daccò. Sulla piazza lo definiscono "un uomo telecomandato".
Ma la sua disavventura giudiziaria e finanziaria è deflagrata nella massoneria luganese. "Dietro Fenyö ci sono Fratelli di ben altro spessore. Questa storia non fa che aumentare l'insofferenza e la rabbia verso questo modo di rappresentare l'ordine massonico nella profanità" (verso l'esterno, ndr.). A parlare è un massone molto addentro lo scontro che oggi attanaglia le due logge di Lugano; oltre alla Bertoni, anche quella più potente e conosciuta de Il Dovere.
"La Massoneria in Ticino sta vivendo una sorta di coma etico, per alcune Logge si può parlare di questione morale aperta. L'Ordine è controllato da vecchi massoni che sono stati protagonisti di comportamenti definiti da tutti opachi, ma che sempre, grazie a complicità politiche, sono usciti indenni da ogni bufera. Ma la pax massonica oggi non regge più", rivela la fonte del Caffè, dietro garanzia del più assoluto anonimato.
Una gola profonda che, dall'interno stesso Ordine, snocciola nomi e fatti, e su cui il Caffè tornerà con un prossimo servizio. Le accuse mosse ai vecchi massoni sono di abusi nella conduzione delle logge e spregiudicatezza negli affari.
Tra i massoni più contestati, precisa la fonte, spicca Augusto Airaldi, ex dirigente industriale, esponente del Plrt e storico presidente della Società operai liberali. Alla vecchia guardia si rimprovera pure di non voler cedere il passo ai massoni slegati dai padronati politici: "Ma soprattutto il fatto di accettare nelle logge cittadini italiani e svizzeri che hanno portato e portano sul territorio affari oscuri e costumi diversi da quelli della tradizione massonica svizzera. Accuse a cui il vecchio establishment ha reagito con punizioni, minacce e censure. Tutt'ora c'è un clima da caccia alle streghe".
Intanto, per i conti di Daccò si batte ora la pista del fiduciario Mondia, nei cui uffici perquisiti due volte è stata sequestrata parecchia documentazione. Per gli inquirenti era lui il referente luganese dell'italiano Claudio Massa, il commercialista della Fondazione Maugeri e braccio destro del direttore Costantino Passerino: l'uomo che per sfuggire all'arresto stava brigando per farsi ricoverare in una clinica in Ticino.
2 - I CONTI SEGRETI DI DACCÒ IN UNA FIDUCIARIA SVIZZERA È CACCIA AL FORZIERE DI CL
Paolo Berizzi e Davide Carlucci per "la Repubblica"
Segreti e flussi di denaro sono tutti concentrati nel giro di poche centinaia di metri, nel cuore finanziario di Lugano. Un palazzo, in via Pelli, ospita la fiduciaria Manfid Sa, un altro, in via Balestra, la Norconsulting & Partners, un altro ancora, in via Frasca, lo studio di consulenza fiscale e aziendale Mondia & Associati. E poi c´è, in via Magatti, la sede centrale della Banca Svizzera Italiana. In questi incroci di strade dal traffico ordinato e dai mille neon che illuminano anche di notte, potrebbero essersi incrociate le strade di massoneria e Cl. Il diavolo e l´acquasanta, alleati nel nome degli affari. Un matrimonio che però sta provocando una spaccatura tra i grembiulini elvetici.
L´inchiesta della procura di Milano sui fondi neri della Maugeri - titolari i pm Orsi, Pastore, Pedio e Greco, coordinatore l´aggiunto Greco - porta sempre più verso il Canton Ticino. Qui avevano sede le fiduciarie attraverso le quali il faccendiere Piero Daccò e l´ex assessore Dc Antonio Simone, entrambi amici del governatore lombardo Roberto Formigoni ed entrambi in carcere, facevano sparire i soldi della fondazione nei paradisi fiscali.
La scelta di passare dalla Svizzera è casuale o è legata a una precisa strategia di Comunione e Liberazione? Da tempo si dice che è lì il forziere del movimento di don Giussani. E da tempo si parla anche di una «espansione» del movimento clericale nella confederazione, dove conta già su alti prelati, banchieri e uomini di governo. Le carte arrivate a Milano tramite rogatoria dalla Svizzera fanno pensare a legami consolidati.
Della Norconsulting, la società a cui si appoggiava Daccò, fa parte infatti, Andrea Galafassi, uomo di Cl. Era lui, dal 2006, a occuparsi dei conti del gran cerimoniere dei viaggi in barca (e in aereo, verso i Caraibi) di Formigoni. A febbraio, quando già si sentiva puzza di bruciato - Daccò era in carcere per il crac San Raffaele, nella cui indagine era spuntato il nome di un altro fiduciario svizzero ciellino, Rudy Cereghetti - Simone, da poco sentito come testimone nell´indagine che porterà agli arresti per la Maugeri, incontra Galafassi e un altro personaggio di primo piano di Cl in Svizzera. In un ristorante alle porte di Milano, parlano dei rischi del ciclone giudiziario che potrebbe abbattersi sui memores ticinesi. L´ultima cena prima degli arresti.
A far scattare le manette sono le rivelazioni di Giancarlo Grenci, un altro della Norconsulting che ha gestito i conti di Daccò. Il suo posto è stato preso nel 2011 da Sandro Fenyo, capo della loggia massonica Brenno Bertoni di Lugano: è lui, secondo il racconto di Grenci, a raccomandare Daccò presso i vertici della Banca svizzera italiana. Una sigla, Bsi, che compare un´altra volta nelle indagini sui conti di Cl in Svizzera: è l´istituto nel quale Alberto Perego, memore domini segretario di Formigoni, accende il conto Paiolo sul quale sarebbero arrivati, fino al 2004, i soldi di Finmeccanica.
«Quando mi riferisco al solito giro - racconta al pm Alfredo Robledo Silvio Rossetti, direttore della Fidinam Ag di Zurigo - intendevo dire che i fondi andavano accreditati sul conto denominato Paiolo presso una banca di Chiasso...». «Non ho alcun conto in Svizzera», assicura invece Perego. Ed è stato condannato, a febbraio, per falsa testimonianza. «Palese falsità delle dichiarazioni rese dall´imputato Perego», scrive nelle motivazioni il giudice Mauro Gallina.
Oggi i tramiti per portare i soldi al sicuro in Svizzera sono altri. Il nome di Fenyo - che, spiega il suo avvocato, Federico Papa, ha chiesto lui stesso di essere ascoltato dai pm - porterebbe a qualcun altro: a Paolo Mondia, dai cui uffici, perquisiti due volte, gli inquirenti hanno preso molti documenti interessanti. Mondia è il referente di un commercialista che gravita nell´orbita della fondazione Maugeri, legato a Costantino Passerino, il direttore amministrativo del centro arrestato prima che si facesse ricoverare, guarda caso, in una clinica svizzera.
A Lugano si ritiene che il ruolo di Fenyo non sia casuale: significa che una parte della massoneria - quella che fa capo alla sua loggia - si stia adoperando per aprire le porte ai ciellini. Secondo la ricostruzione del settimanale svizzero "Il Caffè", la cosa non va giù ai massoni della loggia Il Dovere, che vuole tenersi lontana da tutto ciò che ha a che fare con fondi neri e con Cl. Fenyo nega: «Non c´è nessun collegamento, lasciate fuori le mie convinzioni, per cortesia». Quanto alla Bsi, «è normale che il suo nome ricorra - assicura l´avvocato Gian Piero Biancolella - è la più grande banca del Canton Ticino».