CONSIP FAN TUTTI - MARCO LILLO DEL “FATTO” NON CI STA: "ROMEO VIENE SCARCERATO E LA GRANDE STAMPA HA SALUTATO LA NOTIZIA COME LA FINE DELL'INDAGINE MA VIENE DIMENTICATA LA GARA DA 2,7 MILIARDI, LE FUGHE DI NOTIZIE, IL RUOLO DI LOTTI" - "MARRONI E’ STATO ALLONTANATO PERCHE’ HA CONFERMATO LE ACCUSE, VANNONI INVECE RESTA AL SUO POSTO..."

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Marco Lillo per il “Fatto quotidiano”

 

ALFREDO ROMEO

Il Tribunale del Riesame ha scarcerato l' imprenditore Alfredo Romeo, già rinviato a giudizio con l' accusa di aver corrotto il capo delle gare della centrale acquisti pubblica, Marco Gasparri. La grande stampa ha salutato la notizia come la fine dell' indagine Consip, dando per scontato che la Cassazione e il Tribunale sostengano l' inutilizzabilità delle intercettazioni ambientali fatte con il virus iniettato nel telefonino di Romeo.

Marco Gasparri consip

 

A questo punto è utile una riflessione sullo stato dei vari filoni delle indagini. Quelli nati a Napoli che ipotizzano, nell' ordine, il tentativo di truccare una gara da 2,7 miliardi, le pressioni di Tiziano Renzi e poi le soffiate di Luca Lotti, del comandante generale dei Carabinieri e di quello della Toscana. E quelli nati a Roma, che ipotizzano le presunte rivelazioni del pm e i presunti falsi e depistaggi dei carabinieri che hanno osato indagare e intercettare i renziani.

 

A leggere i giornali i delinquenti sembrano i pm e i carabinieri che scoprirono la corruzione, mentre sono trattati come santi i generali accusati per le soffiate. Anche i pm hanno perso la bussola e non perquisiscono l' indagato Tiziano Renzi (babbo del leader Pd) ma perquisiscono invece il babbo del sottoscritto che ha osato pubblicare un libro sul familismo dei Renzi e sull' indagine. Un piccolo riepilogo può essere utile.

 

TIZIANO RENZI

L' INDAGINE SULLA GARA PIÙ GRANDE D' EUROPA

L' inchiesta riguarda il bando Fm4 2014. È la gara per stabilire chi pulirà e gestirà i palazzi della Pubblica amministrazione da Aosta a Ragusa per i due anni seguenti. La graduatoria è pronta da un anno e mezzo. La torta da 2,7 miliardi si dovrebbe dividere così: a Romeo 609 milioni di euro; alla coop rossa Manutencoop 532 milioni e alla multinazionale francese, alleata con operatori italiani, Cofely, 582 milioni di euro. La Consip però non aggiudica anche per via dell' inchiesta in corso.

 

Nel periodo dell' indagine, 2015-2016, Romeo teme che il nuovo amministratore delegato renziano, Luigi Marroni, lo faccia fuori. Per evitare scherzi, Romeo cerca protezione da Tiziano Renzi, chiedendo a Carlo Russo, compare del babbo di Matteo, di metterlo a libro paga. Questa, almeno, è la lettura dei colloqui Russo-Romeo dei carabinieri. Romeo però non è il solo ad avere agganci in politica.

 

CARLO RUSSO

Per la cordata Cofely-Csel si muove il parlamentare di Ala, Ignazio Abrignani. Il leader di Ala, Denis Verdini, si interessa invece per Ezio Bigotti, inizialmente in gara con un' altra coop rossa su Milano, la Cns. Mentre il presidente della coop rossa Manutencoop, Marco Canale, è intercettato mentre perora la sua causa con l' ad di Consip Luigi Marroni a dicembre del 2016. Lo accompagna l' avvocato Alberto Bianchi, tesoriere della Fondazione di Matteo Renzi, il quale dice subito che li ha spediti lì il tesoriere del Pd, Francesco Bonifazi. In questo clima anche Romeo cerca di darsi da fare con funzionari e politici, ma secondo i pm esagera.

ignazio abrignani con la moglie monica

 

IL PROCESSO A ROMEO PER CORRUZIONE

L' imprenditore Alfredo Romeo è stato arrestato a marzo per la corruzione del responsabile delle gare Consip, Marco Gasparri, che ha confessato ai pm di Napoli di avere accettato 100 mila euro e ha patteggiato 20 mesi. Le prove sono state raccolte dai pm di Napoli ma l' arresto è stato chiesto dai pm Paolo Ielo e Mario Palazzi di Roma, per ragioni di competenza, e ordinato dal gip Gaspare Sturzo.

 

Ora il Riesame ha annullato l' ordinanza ma bisognerà attendere le motivazioni per sapere se i giudici hanno ritenuto davvero inutilizzabili le intercettazioni captate grazie a un virus "trojan" inoculato nel telefonino per trasformarlo in una microspia. Se il Riesame avesse ritenuto inutilizzabili le intercettazioni perché permesse solo per i reati di camorra (contestati a Romeo in un altro filone) anche il filone dell' inchiesta su Tiziano Renzi traballerebbe. Mentre il filone su Luca Lotti subirebbe un contraccolpo inferiore perché ci sono anche i verbali di Luigi Marroni a sorreggerlo.

RENZI VERDINI

 

L' ACCUSA DI TRAFFICO DI INFLUENZE SU RENZI SR.

Carlo Russo, grande amico di Tiziano Renzi che ne ha battezzato il figlio, è stato intercettato dal Noe dei carabinieri ben otto volte tra agosto e ottobre 2016 mentre parlava con Romeo. Secondo pm e carabinieri, Romeo avrebbe trattato con Russo il pagamento a Tiziano Renzi di una sorta di stipendio in cambio della copertura politica su Consip e non solo.

 

Il cosiddetto "accordo quadro" è cristallizzato - secondo i carabinieri - in un foglio scritto da Romeo il 14 settembre davanti a Russo e ritrovato strappato nella spazzatura il giorno dopo dal Noe. Prevede il pagamento di "30 mila euro al mese per T.", che secondo chi indaga è Tiziano Renzi, e di "5 mila euro al bimestre per C.R.", Carlo Russo sempre per il Noe. Il compenso chiesto da Russo sarebbe stato poi elevato fino a 100 mila euro netti all' anno.

INCHIESTA CONSIP - I PIZZINI DI ALFREDO ROMEO

 

Romeo parla con Russo di salvare l' Unità sborsando circa 2 milioni di euro. In cambio, sempre per i carabinieri, Russo tramite Renzi senior si impegna a organizzare un incontro al mese con Luca Lotti e con Luigi Marroni, allora numero uno di Consip. Tutto resta - è il caso di dire - sulla carta. Potrebbe trattarsi di un millantato credito di Russo.

 

Però l' ad di Consip dell' epoca, Marroni, racconta il 20 dicembre ai pm di Napoli di essere stato avvertito già in estate dell' indagine da Luca Lotti, Filippo Vannoni, dal generale Saltalamacchia e dal presidente di Consip Luigi Ferrara, che a sua volta l' aveva saputo a sua volta dal comandante generale dei Carabinieri Del Sette.

 

luigi marroni

Marroni racconta anche di avere incontrato tre volte Russo su sollecitazione di Tiziano Renzi, che vide due volte. L' amministratore di Consip racconta ai pm di Napoli di essersi sentito ricattato da Russo che gli chiedeva di aiutare una società - a suo dire - cara anche a Denis Verdini. Sono indagati per traffico di influenze illecite sia Russo sia Renzi senior. I pm di Roma ipotizzano che i due agissero di concerto per monetizzare l' influenza di Tiziano su Marroni.

 

RUSSO, ROMEO E TIZIANO SI SONO INCONTRATI?

Un punto centrale dell' indagine è l' incontro tra Tiziano e Romeo. L' ex tesoriere del Pd campano, Alfredo Mazzei, ha riferito una confidenza di Romeo risalente all' inizio del 2016: "Mi raccontò che Russo aveva organizzato un pranzo o una cena in un ristorante di Roma a cui, oltre che allo stesso Russo vi era il Renzi Tiziano". Il sindaco di Rignano, Daniele Lorenzini, ai pm riferisce che Tiziano nella prima metà di ottobre gli disse "che aveva saputo di essere coinvolto in un' indagine di Napoli che riguardava un 'soggetto di Napoli', che lui aveva incontrato una sola volta, facendomi intendere a gesti che aveva probabilmente il telefono sotto controllo". Al figlio che lo interroga sul punto nella telefonata del 2 marzo 2017, Tiziano esclude cene nei ristoranti, ma aggiunge di non ricordare i bar.

 

lorenzini tiziano renzi

C' è poi una conversazione intercettata di Romeo che si riferisce al babbo del "principe", nomignolo con il quale Romeo chiamava Matteo Renzi. Romeo lo descrive lasciando intendere di averlo conosciuto. "Io lo immagino perché io (non, ndr) l' ho conosciuto, lo vedo un personaggio il figlio esasperato! Il figlio moltiplicato per dieci! Perché poi in alcuni casi c' hanno gli stessi atteggiamenti". Il "non" è una nota aggiunta dal redattore dell' informativa, il capitano Gianpaolo Scafarto. Lo stesso ufficiale indagato per falso perché in un altro passo delle sue informative cambia il senso di una frase ("Renzi l' ultima volta che l' ho visto") attribuendola a Romeo (invece che a Italo Bocchino) in modo da confezionare una prova che l' incontro tra Renzi Senior e Romeo ci sia stato.

 

tiziano renzi luca lotti

Scafarto è indagato anche per altri due presunti falsi sul ruolo dei Servizi segreti. Inoltre è indagato per rivelazione di segreto perché avrebbe trasmesso informazioni sull' indagine ai suoi ex colleghi del Noe passati ai Servizi (Aise).

 

CHI ACCUSA VA A CASA, CHI RITRATTA NO

Per rivelazione di segreto e favoreggiamento sono indagati il ministro dello Sport Luca Lotti, il comandante dei Carabinieri Tullio Del Sette e il comandante dell' Arma in Toscana Emanuele Saltalamacchia. Sono stati accusati dall' allora amministratore delegato di Consip Marroni di avergli svelato l' esistenza delle indagini.

 

Marroni ordina di bonificare l' ufficio il 16 dicembre. Il 20 i carabinieri entrano in forze in Consip con la Guardia di Finanza e gli chiedono chi lo abbia avvertito delle intercettazioni. Proprio in quel verbale - ripetuto davanti ai pm di Napoli in serata -, Marroni lancia accuse e tira in ballo Filippo Vannoni.

EMANUELE SALTALAMACCHIA

 

Boy scout e amico di Matteo Renzi, dopo mille incertezze, Vannoni il 21 dicembre a Napoli accusa anche lui Lotti di avergli parlato dell' indagine. Lotti ai pm romani il 27 dicembre nega tutto e accusa Vannoni di avere mentito. Non solo racconta che il giorno dell' interrogatorio di Vannoni lo aveva incontrato a Firenze in stazione all' alba. Poi nel pomeriggio, dopo averlo accusato, Vannoni - racconta sempre Lotti - va a Palazzo Chigi e dice a Lotti di averlo accusato pur sapendolo innocente.

 

I pm di Roma - ai quali è stata trasmessa l' inchiesta per competenza a fine anno -, ascoltano la sua versione e aspettano quasi 6 mesi per risentire lui e i due supertestimoni. Marroni conferma le accuse con alcune precisazioni ed è rimosso dal vertice della Consip dal Pd. Vannoni si rimangia le accuse, i pm lo indagano ma i renziani lo lasciano alla presidenza della società municipalizzata dell' acqua di Firenze, Publiacqua.

filippo vannoni e matteo renzi

 

Contro il comandante generale Tullio Del Sette non c' è un' accusa diretta ma solo de relato. Marroni dice di aver saputo dall' allora presidente di Consip Luigi Ferrara che il comandante gli avrebbe riferito dell' indagine. Ferrara però non conferma e viene indagato per false informazioni ai pm romani. Lotti e i generali negano tutto.

 

Un fatto è certo però: le fughe di notizie ci sono state. A ottobre Tiziano Renzi era terrorizzato per un' indagine a Napoli. Lo racconta al sindaco Lorenzini che lo riferisce ai pm a marzo 2017. A novembre 2016, Marroni dice alle sue segretarie di non rispondere più a Russo. A dicembre, due giorni dopo l' inizio delle intercettazioni sul telefonino di Tiziano, Russo è informato dal fedelissimo dei Renzi, Roberto Bargilli, di non chiamare più "il Babbo". Le fughe di notizie sono in tre tempi: estate, ottobre, dicembre. Tutte e tre tempestive e devastanti.

WOODCOCK

 

INDAGINI SU WOODCOCK, DALLA PROCURA AL CSM

La Procura di Roma ha iscritto da quattro mesi sul registro degli indagati Henry John Woodcock e Federica Sciarelli, legata al magistrato da una relazione, con l' accusa (falsa) di avere fornito a chi scrive le notizie segrete sull' indagine Consip. I pm Paolo Ielo e Mario Palazzi basano l' accusa su due elementi: le telefonate tra Lillo e Sciarelli del 20 e 21 dicembre (gli scoop contestati sono del 21, 22 e 23 dicembre) e l' analisi delle celle del telefonino di Lillo che avrebbe agganciato le stesse celle telefoniche agganciate dal cellulare del magistrato o della conduttrice.

 

sciarelli

Woodcock e Sciarelli sono stati sentiti come indagati. A Federica Sciarelli è stato anche sequestrato il cellulare. I pm romani hanno tutti gli elementi e hanno capito che la loro tesi iniziale era sbagliata. Chi scrive non ha mai incontrato Woodcock o Sciarelli in quei giorni né ha mai avuto da loro notizie sull' indagine Consip.

luca palamara

 

Nel frattempo Woodcock è indagato ingiustamente proprio mentre è sottoposto a un procedimento disciplinare da parte del procuratore generale Pasquale Ciccolo per un colloquio avuto con la giornalista di Repubblica Liana Milella nel quale non rivelava alcuna notizia e non rilasciava un' intervista.

 

Anche il Csm si sta occupando del suo caso. La prima commissione che dovrà decidere se dovrà essere trasferito è presieduta dal laico Pd Giuseppe Fanfani, mentre uno dei due relatori è Luca Palamara, magistrato esperto e che è stato definito non dal Fatto ma da Salvatore Merlo su Il Foglio, "renziano di complemento".