1. CONTATI I VOTI DELLE REGIONALI LOMBARDE, PER GIORGIA MELONI NULLA SARÀ COME PRIMA
2. IL TRIONFO DI FRATELLI D'ITALIA, LO SFASCIO DELLA LEGA E LA DECADENZA DI FORZA ITALIA APRIRANNO UN CONFLITTO DURISSIMO DEGLI SCONFITTI VERSO IL CANNIBALISMO SENZA LIMITISMO DELLA REGINA DELLA GARBATELLA. L’OCCASIONE PER SISTEMARLA (O FAI QUESTO O CADE IL GOVERNO) È A PORTATA DI MANO: LA TORNATA DELLE NOMINE NELLE AZIENDE STATALI
3. SARA' UN CAOS CHE È PARI AI CASINI IN CASA MELONI, DOVE ANCORA NON HANNO CAPITO CHE NON SONO PIÙ REIETTI RINTANATI IN VIA DELLA SCROFA A FARE IL SALUTO ROMANO MA I PRIMI INQUILINI DI PALAZZO CHIGI. IL TRIONFO IN LOMBARDIA SEGNERÀ LA CONQUISTA DEL POTERE DEI NORDISTI CAPITANATI DA LA RUSSA E SANTADECHÉ, COL SUPPORTO DEI GIORNALI DI ANGELUCCI 4. ANCHE A PALAZZO CHIGI, DA URSO A FITTO, NON TUTTE LE RUOTE GIRANO NEL VERSO GIUSTO...


DAGOREPORT

MATTEO MESSINA DENARO MEME BY CARLI

 

Avvisate la Giorgia nazionale: il peggio deve ancora arrivare. Le aperte critiche di Berlusconi sulla questione accise, con Salvini che non ha speso una parola a sostegno del governo di cui è vice premier, sono la prima avvisaglia del casino che succederà alla Meloni dopo il voto delle regionali in Lombardia.

 

Un voto a dir poco destabilizzante in base ai sondaggi riservati di queste ore e che potrebbe mettere a rischio, appena dopo quattro mesi dalla nascita, il primo governo di destra guidato da una donna.

 

berlusconi meloni salvini alle consultazioni

Lo sfascio della Lega: rispetto al voto regionale del 2018 (29%), Salvini è finito al 10%. La decadenza di Forza Italia: dal 14,3% la troviamo, a un mese dal voto, al 7%. La Meloni acchiappatutto: dal 3,6% del 2018, ora le rilevazioni la danno al 26%.

 

(Gli altri partiti: il Pd dal 19%  galleggia al 15, la Lista Moratti veleggia sul 14% mentre Azione di Calenda è premiata del 13%. M5S non pervenuto).

meloni berlusconi salvini al quirinale

 

Amorale della fava: Fratelli d’Italia espugna la più rilevante regione italiana, fino a ieri doviziosa roccaforte di Salvini e Berlusconi. (Il prodotto interno lordo della Lombardia è pari a 368 miliardi di euro, circa il 22% del PIL Italiano). Una volta contati i consensi ai partiti, il 15 febbraio si aprirà un conflitto durissimo degli sconfitti verso il cannibalismo senza limitismo di Giorgia.

 

Salvini e Berlusconi, che hanno fatto cadere il governo Draghi solo per tentare di fermare l’irresistibile avanzata di Fratelli d’Italia, si troveranno così davanti alle macerie dei loro partiti. E sarà caos.

 

ZAIA - GIORGETTI - FONTANA - CALDEROLI - SALVINI - FEDRIGA

Per il “Capitone” non c’è alternativa che far buon viso a cattivo gioco e restare inchiavardato alla scrivania di ministro e vice premier, sventolando la bandiera dell’autonomia (“Sarà una realtà entro il 2023”) per quietare i Calderoli in calore e i governatori del Nord Fedriga e Zaia. Se Berlusconi fa spallucce, la regina della Garbatella sull’autonomia differenziata fa orecchie da mercante e, fautrice del centralismo statale com’è, non ne parla mai e dà precedenza al bla-bla sul  presidenzialismo (facendo così incazzare il Quirinale).

 

Più sconvolgente per la coalizione governativa potrebbe essere lo sfarinamento di Forza Italia. Il partito del Biscione è spaccato in due come una mela: da una parte Tajani e i suoi che ogni giorno scalpitano per ingrossare le file di Fratelli d’Italia, dall’altra c’è la testolina di Licia Ronzulli che rischia di rotolare per i prati di Arcore. Infatti l’ex infermiera è entrata in collisione con Marta Fascina che, da assoluta gatta morta, oggi è lei a governare le spoglie dell’ottuagenario Sire di Arcore.

tweet silvio berlusconi e marta fascina

 

Massì: anche le volpi finiscono in pellicceria. La Ronzullona ha finalmente aperto gli occhi e capito che la Fascina ha più potere di lei quando ha deciso alcune nomine di persone a lei care.

 

Un’ascesa in camera da letto che sta innervosendo (eufemismo) sia Marina che Piersilvio che, sin dalle finte nozze, sognano una Pascale per farla fuori.

 

Intanto, Renzi complotta con l’emarginato Gianni Letta per portare nelle file di “Italia Morta” un po’ di parlamentari forzisti, sapendo bene che dopo le regionali lombarde Calenda abbasserà il sipario sul mai nato terzo polo.

licia ronzulli matrimonio berlusconi fascina

 

 

 

 

 

 

 

Ecco: mentre l’opposizione (Pd, M5S, Azione) comincia ad abituarsi all’idea che la destra governerà per l’intera legislatura, la scena post-regionali lombarde spinge in territori sconosciuti. Da un lato, una Lega allo sfascio. Dall’altro, una Forza Italia, terza gamba della coalizione, che rischia di scomparire destabilizzando l’equilibrio del governo. Dal 15 febbraio, una volta che sarà terminato il conteggio dei voti per i singoli partiti, nulla sarà come prima.

 

Salvini e Berlusconi alzeranno l’asticella del fuoco amico contro la "one women show" Meloni. L’occasione di sistemarla per le feste è a portata di mano. E per far capire a Fratelli d’Italia che senza i loro parlamentari il governo va a quel paese, il voto lombardo arriva, come il cacio sui maccheroni, alla vigilia della grande tornata delle nomine nelle aziende statali.

SILVIO BERLUSCONI E GIORGIA MELONI NEL 2011

 

L’arrembaggio dei tre partiti al governo a Enel, Eni, Poste, Terna, Leonardo, eccetera, si è trasformato sui giornali in una sorta di monopoli: oggi un nome, domani un altro, una casella dopo l’altra. Ma cosa ne sarà di questo toto-nomine una volta che Lega e Forza Italia, animali feriti dal voto lombardo e quindi pericolosi, inizieranno a mettere al muro “Io sono Giorgia”: o nomini Tizio all’Enel, o facciamo cadere il “tuo” governo?

via della scrofa fratelli d italia

 

Un caos che è pari ai casini in Casa Meloni, dove ancora non hanno capito che non sono più reietti rintanati in via della Scrofa a fare il saluto romano ma i primi inquilini di Palazzo Chigi. Il trionfo in Lombardia, ad esempio, segnerà una spaccatura con il circolo magico dei meloniani puri e duri. Il Pirellone sarà infatti preda dei nordisti ‘Gnazio La Russa, Daniela Santadeché, Riccardo De Corato, con tanto di plenipotenziario nella persona di Romano La Russa, fratello di.

ignazio la russa e daniela santanche a cortina foto chi

 

Lo sbarco degli Angelucci nella carta stampata meneghina – dopo “Libero” e “Il Giornale”, ora tocca a “La Verità” – è strettamente legato alla conquista della Lombardia, dove pensano che il loro gruppo sanitario debba contendere il business in mano ai fratelli Rocca (Humanitas) e alla famiglia Rotelli (Gruppo San Donato).

 

Ancora. Dopo una interminabile e pesanti serie di gaffe del presidente del Senato, la Meloni ha capito che ‘Gnazio è stato il suo primo errore da premier: lei pensava di quietarlo con la corona della seconda carica dello Stato, invece il luciferino camerata è più incontrollabile di Sgarbi. Come garanzia delle istituzioni, La Russa ha fatto drizzare la chioma di Mattarella.

 

alfredo mantovano giorgia meloni

Anche a Palazzo Chigi, non tutte le ruote girano nel verso giusto. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, è un galantuomo ma in modalità tipo introverso, cacadubbi, lento nel prendere le decisioni. L’ombra di Giorgia, Giovan Battista Fazzolari, è un politico ideologizzato, mai un sorriso, culo di pietra, taciturno, ma quando parla combina guai - dai vecchi post contro Mattarella al recente attacco a Banca d’Italia - ma è idolatrato dalla regina della Garbatella, sottomessa com’è alla sua cultura.

 

GAETANO CAPUTI

Non facilita il lavoro governativo la distanza del circolo magico di Giorgia con il suo capo di gabinetto, Gaetano Caputi, numero due per tanti anni al Mef del mitico e potentissimo Vincenzo Fortunato, quindi un dirigente del Deep State ben abituato ai giochi di potere, ma anche uno dei pochi che può dirigere il problematico traffico di Palazzo Chigi. Ma il feeling con i fratellini d’Italia non c’è.

CARLO DEODATO

 

Accanto a Caputi, c’è il segretario generale della presidenza del Consiglio Carlo Deodato, che è in grande difficoltà a coordinare la macchina amministrativa con i nuovi inquilini, assoluti debuttanti dopo anni di opposizione. Per non parlare del consigliere diplomatico Francesco Talò che deve correggere le intemperanze di tanti ministri che parlano a ruota libera. Ultimo caso imbarazzante: il ministro del Made in Italy Adolfo Urso in trasferta con tanto di moglie ucraina a Kiev dove ha cominciato a sparlare di problemi della Difesa).

ADOLFO URSO E CARLO BONOMI CON TALO' IN VIAGGIO VERSO KIEV

 

Se Urso poi si muove a ruota libera in competizione con il sottosegretario Butti su Tim e digitalizzazione, Giorgetti si muove contro Fitto che mira a staccare la gestione del Pnrr al Mef di via XX Settembre. Contro Fitto, che è considerato nel governo un “abusivo” al pari di Crosetto, essendo i due nati democristiani e non col busto di Mussolino sulla scrivania, spara anche il ministro Sangiuliano per i fondi Pnrr destinati alla cultura. 

 

L’unico che non crea guai è il ministro degli Esteri Antonio Tajani per il semplice motivo che, da bravo scolaretto, interpreta la linea politica che gli detta la Meloni.

 

 

LA SMENTITA DEL MINISTERO DELLE IMPRESE E DEL MADE IN ITALY

Riceviamo e pubblichiamo:

 

In relazione alla notizia riportata dal vostro sito nella giornata di ieri smentiamo categoricamente che la moglie del ministro Adolfo Urso abbia partecipato, a qualsiasi titolo, alla missione governativa in Ucraina la scorsa settimana. La notizia è falsa e in questo caso anche foriera di seri rischi a terzi per il contesto bellico in cui si inserisce, trattandosi peraltro di una persona nata in Russia in un contesto familiare presente nei due Paesi. 

 

 

fazzolari meloni
gennaro sangiuliano e ignazio la russa a cortina foto chi
SERGIO MATTARELLA IGNAZIO LA RUSSA
la russa vignetta ellekappa

ROMANO LA RUSSA E IL FRATELLO IGNAZIO
piantedosi salvini meloni tajani
raffaele fitto giancarlo giorgetti paolo gentiloni
Francesco Maria Talo.
GUIDO CROSETTO MACHETE MEME
ROMANO LA RUSSA MELONI