CONTE & CASALINO, SOGNARE NON COSTA NULLA - IL SONDAGGIONE BY GHISLERI: IL "PARTITO DI CONTE" SI ATTESTA SU UN VIRTUALE 10.5% - IL M5S SI DIMEZZEREBBE PASSANDO DAL 14.5% AL 7.0%, PICCOLI DANNI AL PD (DAL 19.8% AL 17.4%) - DAL CENTRODESTRA ARRIVEREBBE UN 1%, PROVENIENTE DA FORZA ITALIA - “IL PIÙ SIGNIFICATIVO È LO SCONTRO TRA CHI DESIDERA TORNARE AL MOVIMENTO DELLE ORIGINI (38.8%) E CHI VUOLE UNA FORMA PIÙ CLASSICA DI PARTITO (51.3%)” - MA ALLE ELEZIONI MANCANO DUE ANNI, CAMPA CAVALLO!
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Alessandra Ghisleri per “la Stampa”
Quando il Movimento 5 Stelle comparve per la prima volta sulle schede elettorali delle elezioni amministrative del 2009, al tradizionale bipolarismo rappresentato da centrodestra vs centrosinistra, nato con la fine della I Repubblica, si sostituì un inedito tripolarismo. Beppe Grillo fu determinante con i suoi proclami forti, semplici, chiari e diretti a dar voce al pensiero di una buona parte del Paese. Un pensiero che nessuno, forse per pudore o per timore, aveva mai avuto il coraggio di confessare in pubblico sebbene fosse già molto diffuso e rilevato dai sondaggi.
Così con l' incalzare della crisi economica e degli scandali politici la "rivolta" tanto invocata da Grillo iniziò a prendere forza e forma. A 12 anni di distanza, oggi ci troviamo in una situazione nuova e completamente differente. E se allora il 56.1% degli italiani pensava che il Movimento 5 Stelle fosse costituito da individui politici imprevedibili e improvvisati, oggi 1 italiano su 3 è persuaso che l' adesione al progetto di Giuseppe Conte di molti parlamentari sia per assicurarsi quel terzo mandato elettorale non ammesso fino ad oggi dallo statuto del Movimento.
Nel 2018 una buona parte di italiani interpretava il Governo Conte-I come un "corso di realismo" per plasmare una nuova classe politica. Oggi l' ex Presidente del Consiglio ha una sua rilevanza politica che porta a credere quasi il 40% della popolazione che ogni sua azione, compresa l' ultima diatriba con Beppe Grillo, potrà avere delle conseguenze sul futuro assetto della politica nazionale con possibili ricadute anche sull' azione del governo.
Tanti sono i cambiamenti che si sono avuti nel Paese, e lo choc della pandemia ha mutato, non solo nei desideri ma soprattutto nelle abitudini, i cittadini. Oggi le ambizioni a «spazzare via tutto» e le volontà di «aprire le Istituzioni come una scatoletta di tonno» sono state accantonate per nuovi progetti di ricostruzione del Paese.
Con Mario Draghi alla guida del Governo gli italiani si dimostrano più ottimisti nel guardare quel futuro che negli ultimi due anni è stato messo ancora più in discussione dalla crisi sanitaria e dalla conseguente incertezza economica. Su questo punto emerge chiaro che a Beppe Grillo - visti anche gli ultimi video - mancano quegli strumenti per interagire in una nuova formula con il suo elettorato che lo ha sempre considerato il Padre-Papà del Movimento.
Esiste ancora quella base che crede nella partecipazione diretta, quella forza dal basso che ha stimolato l' opinione pubblica proprio grazie a Beppe Grillo, tuttavia oggi gli elettori pentastellati chiedono di tradurre in una o due opzioni politiche pragmatiche la linea Conte e la linea Grillo. Invece nello scontro in differita degli ultimi giorni ciò che è stato percepito è un metodo asfittico che ha eliminato ogni possibilità di dialogo: «o stai con me o sei fuori!». Un aut-aut che i cittadini hanno avvertito da entrambi i protagonisti.
Tutto ciò si è tradotto nelle intenzioni di voto rilevate tra l' 1 il 2 luglio in una perdita sul campo di quasi due punti percentuali per il Movimento 5 Stelle, che passa dal 16.2% di due settimane fa al 14.5% di oggi. Si tratta sempre di una percentuale molto importante che tuttavia deve fare i conti con le scelte future dell' ex Presidente del Consiglio. Infatti nell' ipotesi ad oggi solo artificiosa di un possibile partito personale di Giuseppe Conte le conseguenze nel campo progressista sarebbero notevoli: il Partito Democratico passerebbe dal 19.8% al 17.4% perdendo quasi 2.4%, mentre il M5S si dimezzerebbe passando dal 14.5% al 7.0%. Il tutto in favore di un ipotetico partito di Giuseppe Conte che, sull' onda degli ultimi avvenimenti politici, si attesterebbe su un virtuale 10.5%.
Anche il centrodestra risulterebbe possibile "donatore" con uno scarso 1.0%, proveniente soprattutto dall' area azzurra. Del resto pure il centrodestra sta vivendo il suo tempo di sommovimento vedendo in perfetta sovrapposizione le due principali forze dell' area Lega e Fratelli d' Italia.
Tuttavia il dato ancora più significativo che emerge nelle rilevazioni di questi giorni è che lo scontro tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte ne sottende un altro, tra chi desidera tornare a quel movimento delle origini (38.8%) e chi vuole una nuova evoluzione proseguendo il suo processo di trasformazione verso una forma più classica di partito (51.3%).
Comunque queste riflessioni si fanno senza avere le elezioni alle porte e quindi il percorso per tutti è ancora molto lungo; sfide e opportunità lasceranno sul campo nuovi progetti politici all' ombra di Mario Draghi. Per Giuseppe Conte sarà ancora più complicato dare forma e sostanza all' idea di un suo partito, perché deve ancora far emergere il suo lato propositivo: quello delle sue idee, delle sue visioni per il Paese. Deve ancora costruire il suo presidio sul territorio, deve avere le gambe per arrivare fino alle future elezioni. Non è una competizione con lo sprint dei 100 metri, è una maratona da affrontare con un passo da mezzo fondista incessante.