IL CONTE DIMEZZATO – “GIUSEPPI” RASSICURATO DA COLAO (“NON VOGLIO FARE IL PREMIER”) SI STA PREPARANDO AL CONSIGLIO EUROPEO CHE SEGNERÀ IL SUO DESTINO: “PRONTO A METTERE IL VETO SE CI SARÀ IL MES SENZA RECOVERY BOND” – INCROCIA LE DITA E SPERA CHE FACCIA TUTTO MACRON, CHE IERI AL “FINANCIAL TIMES” HA DETTO CHE “NON C’È ALTRA SCELTA” – INTANTO AL PARLAMENTO EUROPEO LA LEGA IERI HA VOTATO CONTRO I CORONABOND. E IL M5S…

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Ilario Lombardo per “la Stampa”

 

CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON

Giuseppe Conte è consapevole che al Consiglio europeo del 23 aprile in gioco c' è il suo destino. Per questo si sta armando di tutta la concentrazione necessaria per arrivare a quell' appuntamento preparato. Con una convinzione che ha già espresso a ministri del Pd e del M5S, evocando il veto italiano alla prossima riunione dei leader europei: «Non firmo nulla se nel pacchetto ci sarà il Mes senza i recovery bond come vogliamo noi». Una minaccia, per ora. Che come tale va presa, contestualizzata nel complicato braccio di ferro europeo e nelle sue ricadute italiane. Conte sta chiedendo delucidazioni a chi più di lui conosce l' argomento in questione: il Mes.

VITTORIO COLAO

 

Vuole vederci chiaro, capire innanzitutto se il Meccanismo europeo di stabilità sarà gravato dalle condizionalità di cui tanto si parla come l' insidiosa trappola che farebbe entrare la Troika in Italia. Soprattutto, segue con apprensione gli sviluppi del negoziato sul cosiddetto Recovery fund, dentro il quale è già stato ridimensionato il ben più ambizioso sogno degli eurobond. Ieri a venirgli in soccorso ci ha pensato il presidente francese Emmanuel Macron con una sentenza consegnata al Financial Times: «Non c' è altra scelta, bisogna istituire un fondo che possa emettere debito con una garanzia comune.

giuseppe conte stringe la mano a luigi di maio 1

Altrimenti l' Europa fallirà come progetto politico».

 

Parole che trovano l' adesione totale di Conte. La presenza o meno di uno strumento di debito comune è dirimente, per il presidente del Consiglio. Sarebbe un risultato più vendibile in chiave interna. Serverebbe a placare i 5 Stelle pronti a dar battaglia in Parlamento. È l' argomento forte che Conte opporrà ai colleghi europei, come ha già fatto con il Pd: «Se anche firmassi, sull' accordo servirebbe un voto in Aula. E non passerebbe mai se non fosse soddisfacente». Come avvenuto sulla Tav potrebbero venire a mancare i voti del M5S.

macron conte
IL TWEET DI SILVIO BERLUSCONI CON CHIAPPA SULLO SFONDO

 

Solo che per l' Alta velocità il sostegno era pressoché unanime negli altri partiti. Nel caso del Mes invece potrebbe servire a poco il soccorso di Silvio Berlusconi, che attraverso il fidato Gianni Letta ha fatto arrivare a Palazzo Chigi le sue rassicurazioni. Nel frattempo le larghe intese sono già un fatto al Parlamento di Bruxelles, dove socialisti, popolari, liberali macroniani e verdi hanno votato a favore di una risoluzione sui recovery bond garantiti dal bilancio Ue. A Roma, l' irriducibilità delle posizioni grilline e le liti con il Pd, come spiegato da Conte ai capidelegazione Alfonso Bonafede e Dario Franceschini, rischiano di indebolirlo sui tavoli europei.

 

dario franceschini – ritiro del pd all'abbazia di contigliano 14

È rispuntato Alessandro Di Battista, ma non è stato incendiario come al solito: «Mi auguro che il Mes esca dalle trattative- ha detto - Ma mi fido di Conte: non verrà attivato. Il problema però non è ora, è tra un anno e mezzo». L' ex deputato per il momento contiene la sua anima più sovranista e anti-europeista, pronto però a scatenarsi se la partita dovesse finire male. Dal tavolo europeo del 23 dipenderà anche la quantità di miliardi che finirà nel prossimo decreto di aiuti a famiglie e imprese. Miliardi che serviranno anche disegnare come maggior sollievo la fase 2.

VITTORIO COLAO

 

La task force guidata da Vittorio Colao si ritroverà oggi. Il premier e l' ex numero uno di Vodafone si sentono praticamente ogni giorno. E ieri tra i due sarebbe sfuggito anche qualche commento di ironica sorpresa sul pressing di renziani che già sognano di vedere Colao al posto di Conte. Niente di più lontano dalle intenzioni del manager, concentrato a consegnare un report dettagliato al governo sulla ripartenza produttiva del Paese. La squadra potrebbe dividersi in gruppi di lavoro per aree tematiche - trasporti, tracciamento digitale, organizzazione del lavoro e così via- in sempre maggiore coordinamento con il comitato tecnico-scientifico che dall' inizio della pandemia affianca il governo e che fornisce indicazioni epidemiologiche e previsioni sul contagio. L' unico modo anche per evitare inutili sovrapposizioni.

silvio berlusconi