TRA CONTE E DRAGHI SI INFILA FORZA ITALIA - AL PARTITO DEL CAV NON PIACE L'IDEA DI RENDERE IMPRESCRITTIBILI TUTTI I REATI DI MAFIA E TERRORISMO, EQUIPARANDOLI A QUELLI CHE GIÀ PREVEDONO L'ERGASTOLO - PER TROVARE UN ACCORDO, I 5 STELLE SAREBBERO DISPOSTI A RITIRARE LA PROPOSTA DI ALLARGARE L'AREA DEI REATI PER CUI NON VALE L'IMPROCEDIBILITÀ ANCHE A QUELLI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E A DISCUTERE SERIAMENTE DI ABUSO D'UFFICIO…
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Francesco Grignetti,Ilario Lombardo per "la Stampa"
Per giovedì, dopodomani, è fissato un Consiglio dei ministri. L'ideale, per Mario Draghi, è chiudere il capitolo della riforma del processo penale per quel giorno, approvando all'unanimità un nuovo maxi-emendamento da inviare blindato alla Camera. Così il premier intende spazzare via tutti i veti incrociati che sono tornati a ingarbugliare la norma sulla giustizia. Ieri è stata una giornata di perfetta pre-tattica.
Come anticipato, Draghi e la ministra Marta Cartabia hanno fatto filtrare una netta apertura alle proposte di compromesso del leader del M5S Giuseppe Conte sui reati di stampo mafioso e terroristico. A quel punto anche Luigi Di Maio ha detto di essere ottimista: «Sono certo che Conte troverà una soluzione all'altezza delle nostre aspirazioni».
L'accordo sembrerebbe già fatto. Ma non è così semplice. E infatti tutte le controparti lasciano uno spazio di ambiguità che dà il senso dello stallo politico. Perché il M5S appare poco intenzionato a cedere rispetto alla sua ultima richiesta, e cioè di rendere imprescrittibili - togliendo del tutto la tagliola dell'improcedibilità - i reati di mafia e terrorismo, equiparandoli a quelli che già prevedono la pena dell'ergastolo.
Non solo la mafia che uccide, secondo Conte, ma anche quella che chiede il pizzo, che usa violenza sotto forma di associazione criminale, non deve essere prescritta. Ma la proposta, che a quanto pare anche Draghi e Cartabia sarebbero pronti a valutare, non va bene a Forza Italia. Il partito di Silvio Berlusconi ha già fatto pervenire tutto il suo disappunto al governo ed evocato rischi per la tenuta del gruppo in parlamento.
Per questo, per placare l'ira degli alleati, i 5 Stelle sarebbero pure disposti a ritirare l'ulteriore proposta di allargare l'area dei reati per cui non vale l'improcedibilità anche a quelli contro la Pubblica amministrazione e a discutere seriamente di abuso d'ufficio. Nel gioco dei posizionamenti, infatti, mentre la Lega gioca le sue carte sui referendum, Fi ha deciso di farsi notare bloccando i lavori della commissione Giustizia proprio sull'abuso d'ufficio.
Dice Antonio Tajani: «A noi interessa che la riforma si faccia, però ci sono alcuni correttivi che si possono apportare, sia per tutelare i sindaci e gli amministratori pubblici, sia per rendere più veloce il processo. Il governo può fare un maxi-emendamento e accogliere i correttivi che noi proponiamo e che per noi sono di fondamentale importanza».
Le soluzioni tecniche sono tutte sul tappeto. Il Pd propone una norma transitoria ormai accettata da quasi tutti, che porterà l'avvio della riforma al 31 dicembre 2024. In questo modo si darà alla macchina giudiziaria il tempo di assorbire gli investimenti in termini di personale, edilizia e infrastruttura digitale; e solo dopo, quando sperabilmente di vedranno i risultati, scatteranno le tagliole del processo di appello o di Cassazione.
Quanto alle «garanzie» per i processi di mafia e di terrorismo, alla fine Draghi e Cartabia dovranno scegliere come mediare tra le due ipotesi all'esame: quella di massima, del M5S, per cui sarà sufficiente l'aggravante di associazione di stampo mafioso o terroristico per cui tutti i reati di quel procedimento non avranno più scadenza; e quella di minima, avanzata dal Pd - che non dispiace troppo ai renziani e al centrodestra - di concedere più tempo ai processi «di particolare complessità», dando una certa discrezionalità al giudice: allungarsi il processo di un anno in generale per i reati ordinari, di ulteriori 6 mesi quando sono reati speciali.
L'ipotesi del doppio binario, così come l'ha recapitata Conte, non è affatto esclusa dal governo. Avrebbe il pregio della semplicità: ovvero tutti i procedimenti che sono oggi di competenza delle Direzioni distrettuali antimafia (contro mafia e terrorismo) non dovrebbero mai fare i conti con il calendario, a prescindere del tipo di reati che sono contestati agli aderenti.