CONTE IN FUGA DALLA SCHLEIN – PEPPINIELLO NON SI FA VEDERE A FIANCO DELLA LEADER DEM. ALLA PRESENTAZIONE DELLE FIRME PER IL REFERENDUM DELL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA HA FATTO DISCUTERE ANCHE LA MANCATA STRETTA DI MANO – CONTE, CHE HA COME UNICO OBIETTIVO QUELLO DI TORNARE A PALAZZO CHIGI, FA DI CONTO: “LA SOMMA DI M5S E AVS È UGUALE AL PD” - MA IL LEADER PENTASTELLATO ASSICURA: "NON HO ALCUNA DIFFICOLTA' A FARE LA CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE CON SCHLEIN..."
-Conte, nessun problema a chiudere campagna con Schlein
(ANSA) "Se abbiamo un progetto in comune, non ho alcuna difficoltà a fare la chiusura della campagna elettorale con Schelin e con altri che sono coinvolti in questo progetto politico coordinato che ha come candidato Andrea Orlando". Lo ha detto il leader del movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, a margine del sopralluogo sullo scolmatore del Bisagno a Genova.
CONTE
Tommaso Labate per il "Corriere della Sera" - Estratti
(...) Giuseppe Conte s’è mosso nei confronti di Elly Schlein con lo stesso piglio con cui il brasiliano Garrincha affrontava i malcapitati che trovava a sfidare sulla sua stessa fascia del campo di calcio: dribbling a rientrare, a uscire, finte di corpo, di tutto, insomma, pur di non ritrovarsela accanto. Tutto pur di non finire vicino a lei nella sua stessa inquadratura.
Perché va così, per adesso, il rapporto tra 5 Stelle e Pd.
Con Conte che ricalibra (senza smentirlo) il messaggio contenuto in una sua chiacchierata col Foglio (in cui ha ricordato che la somma tra M5S e Alleanza verdi sinistra vale aritmeticamente il Pd), autocertifica che «il Movimento conserva la sua vocazione maggioritaria nella misura in cui non è diventato una struttura di potere o di clientelismo», insiste nel prendere le distanze dal campo largo salvo poi chiudere (quasi) l’accordo per l’Emilia-Romagna, certo; ma con quell’elemento di novità, il dribbling nei confronti della segretaria del Pd, l’evitarla in tutti i modi e a tutti i costi.
Fosse un film, sarebbe una sorta di «2024, Fuga dalla Schlein». Le scene principali, tutte già girate, si sono viste — o, meglio, non viste — negli ultimi giorni. Il gelo durante la presentazione delle firme per il referendum dell’autonomia differenziata, con tanto di mancata stretta di mano, con Conte che, pur di distanziarsi dalla segretaria del Pd nella foto finale, era andato a occupare lo spazio davanti al renziano Luciano Nobili;
l’assemblea del comitato referendario andata in scena sabato scorso nel quartiere romano di San Lorenzo, dove l’ex presidente del Consiglio, avvisato della contemporanea presenza di Schlein, ha marcato visita lamentando un invito con scarso preavviso (gli organizzatori hanno precisato che gli inviti erano stati mandati due settimane prima, ma tant’è);
la presentazione del settimo rapporto sul sistema sanitario della Fondazione Gimbe, appuntamento in cui l’organizzazione presieduta da Nino Cartabellotta aveva riservato ai leader due sedie affiancate di cui soltanto quella di Schlein è stata occupata dalla titolare, con Conte che ha preferito girare al largo e rimanere in piedi.
Il numero uno dei 5 Stelle, insomma, sembra aver ripassato la storia recente delle foto del centrosinistra, soprattutto quelle poco fortunate, che spesso hanno inchiodato i leader di partito ad alleanze poco gradite, sgradite, indigeste: dallo scatto di Vasto, che perseguitò Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro durante tutta la marcia di avvicinamento alle elezioni del 2013; fino alla più recente foto di Narni, quando all’alba delle regionali umbre del 2019 (poi vinte dal centrodestra) lo stesso Conte, insieme a Luigi di Maio, accettò per la prima volta di posare accanto a un leader del Pd, che all’epoca era Nicola Zingaretti.
Quanto andrà avanti la fuga dalla Schlein non è dato saperlo. Certo, col passare delle settimane e il moltiplicarsi degli appuntamenti della campagna elettorale per il trittico Liguria-Umbria-Emilia, le acrobazie di Conte per non farsi inquadrare con la leader pd potrebbero diventare più complicate. Ad alcuni, nel Pd, sembra il remake di quando Renzi, segretario all’epoca del Patto del Nazareno, faceva i salti mortali pur di non finire mai nella stessa foto di Berlusconi (c’è un solo scatto in cui si vedono assieme, con tanto di stretta di mano, a Parma, 2019). Intanto, tra finte e controfinte, il dribbling contiano prosegue.
Chissà per quanto tempo, ancora .