CONTI CHE NON TORNANO – SUI DERIVATI IL TESORO STA PERDENDO IL 30%, OLTRE 42 MILIARDI, MA NON FA CHIAREZZA IN PARLAMENTO – LA SCUSA È CHE NON SI VUOLE AVVANTAGGIARE LA SPECULAZIONE…
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L’unica cosa certa sui derivati sottoscritti dal Ministero dell’Economia è che non c’è certezza su niente. Gli unici veri dati che sono venuti fuori dalla nuova audizione (ieri) della dottoressa Maria Cannata alla Commisione d’indagine parlamentare sono:
a) l’ammontare totale dei derivati sottoscritti dal Tesoro è di 152 miliardi di euro;
b) il mark to market è negativo per 42 miliardi;
c) sono state vendute opzioni sui tassi d’interesse;
d) i parlamentari non hanno e non avranno accesso ai contratti;
In queste quattro verità c’è tuttavia un indizio importante su come si sia sviluppata negli anni la gestione dei derivati della Repubblica italiana.
Il primo dato è che i parlamentari italiani votano un bilancio di cui non conoscono i documenti sottostanti alla sua formazione. Il secondo è che chi ha gestito il debito pubblico sino ad ora è riuscito a produrre una perdita del 30% sul portafoglio dei derivati, un record assoluto se vogliamo credere che i derivati non nascondano in realtà dei prestiti camuffati contratti dallo Stato italiano con le banche.
Il secondo è che la vendita di opzioni non è qualificabile come copertura di rischio, la dottoressa Cannata ha dunque nei fatti smentito il ministro Padoan che tramite il suo portavoce aveva sostenuto che i derivati dello Stato italiano erano stati sottoscritti solo per copertura “come assicurare un’auto contro in rischio di furto ed incendio “ (http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/italia-deriva-ti-padoan-prova-dissociare-contratti-derivati-91416.htm). In questo caso il Mef ha venduto un’assicurazione a qualcuno invertendo completamente il senso della copertura.
Quindi o il Ministro ha mentito oppure non era informato dagli uffici competenti, in entrambi i casi conferma un’ampia zona d’ombra sul bilancio dello Stato.
Questa zona d’ombra è stata perpetuata dal diniego dell’accesso agli atti opposto dal Mef ai parlamentari della commissione finanza. La Cannata motiva tale diniego con “possibili giochetti” degli speculatori contro le posizioni del Tesoro. Francamente con una perdita del 30% sul portafoglio si potrebbe dubitare che uno speculatore riuscirebbe a fare meglio di così.
La dottoressa Cannata dimentica volontariamente che fondi d’investimento e banche d’affari sono piene di ex direttori generali del Tesoro, quindi l’assurdo è che mentre le banche conoscono le posizioni in derivati del Tesoro il Parlamento italiano non le può sapere. La commissione d’indagine sui derivati finirà così a tarallucci e vino fra un Ministero reticente ed i parlamentari che in realtà non vogliono o non sanno fare le domande giuste.
Il risultato? Ce lo dirà il mercato in futuro. Se continuerà la bonaccia della liquidità e dell’assoluta assenza del rischio, dal prezzo dei titoli di Stato non sapremo mai la vera storia del debito pubblico italiano. Se invece così non fosse dovremmo applicare il principio “io speriamo che me la cavo!”