1. DALLA CORTE DI APPELLO DI MILANO UN MACIGNO SULLE LARGHE INTESE DI LETTA-ALFANO 2. I 4 ANNI DI CARCERE PER IL BANANA, IMPUTATO PER IL CASO MEDIASET, MOTIVATI PER ''UN SISTEMA PORTATO AVANTI PER MOLTI ANNI'' DALL'EX PREMIER E ''PROSEGUITO NONOSTANTE I RUOLI PUBBLICI ASSUNTI. E CONDOTTO IN POSIZIONE DI ASSOLUTO VERTICE'' 3. "SILVIO BERLUSCONI È STATO IL "REALE BENEFICIARIO DELLE CATENE" DEI DIRITTI TV, CIOÉ DI UN SISTEMA CHE AVREBBE GONFIATO I COSTI DELLA COMPRAVENDITA DEI DIRITTI TV” 4. ALTRO MACIGNO ARRIVA DALLA CASSAZIONE MOTIVANDO IL NO AL TRASFERIMENTO DEI PROCESSI: L'ASSERITA ESISTENZA DI "CONTESTI COMPLOTTISTICI È UN'ACCUSA INFAMANTE"
Ansa.it
La corte d'appello di Milano, nelle motivazioni della sentenza con cui ha confermato i 4 anni di carcere per Silvio Berlusconi, imputato per il caso Mediaset, ha parlato di ''un sistema portato avanti per molti anni'' dall'ex premier e ''proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti. E condotto in posizione di assoluto vertice''.
La Corte d'Appello di Milano ha ritenuto che "in relazione alla oggettiva gravità del reato, è ben chiara l'impossibilità di concedere le attenuanti generiche" all'ex premier.
"Era assolutamente ovvio che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica, quindi fosse interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l' operatività giornaliera". E' quanto si legge nelle motivazioni.
Silvio Berlusconi è stato il "reale beneficiario delle catene" dei diritti tv, cioé di un sistema che, secondo l'imputazione, avrebbe portato a gonfiare i costi della compravendita degli stessi diritti tv. Lo scrive la corte d'appello di Milano nelle motivazioni con cui ha confermato i 4 anni di carcere e i 5 di interdizione dai pubblici uffici per l'ex premier.
La Corte d'Appello di Milano ha sottolineato che l'ex premier era uno dei due "responsabili di vertice di tale illecita complessiva operazione".
CASSAZIONE, SU GIUDICI ACCUSE INFAMANTI - L'asserita esistenza di "contesti deliberatamente persecutori o complottistici dell'intera autorità giudiziaria milanese" nei confronti Berlusconi, è "un'accusa infamante", perché intacca il dovere di imparzialità e l'indipendenza di giudizio". Lo scrive la Cassazione motivando il no al trasferimento dei processi