LA CORTE DEI MIRACOLI DI LUIGINO - COME DICE IACOBONI, LA VERA ''QUESTIONE POLTRONE'' SONO I TANTI POLTRONARI CHE HA FATTO ASSUMERE ALLA FACCIA DELL’AUSTERITY GRILLINA: QUASI TRENTA PERSONE CHE COSTANO PIÙ DI DUE MILIONI DI EURO ALL’ANNO AI CONTRIBUENTI - AMICI, FIDANZATE E COMPAGNI DI LICEO CHE SI SONO RITROVATI A GUADAGNARE 150MILA EURO ALL’ANNO E ORA NON VOGLIONO TORNARE A POMIGLIANO E DINTORNI…
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Il racconto di Di Maio attaccato alla poltrona è falso.
— jacopo iacoboni (@jacopo_iacoboni) 2 settembre 2019
Di Maio semmai è quello che ha portato alla poltrona i tanti poltronari nel M5S
La storia è totalmente diversa. Di Maio e Casaleggio stanno, in accordo, difendendo il loro Movimento. Lo dice uno che li critica molto
Giuseppe Marino per “il Giornale”
Ma quante truppe ha Luigi Di Maio? La battaglia per ridimensionare le ambizioni del ministro pluripoltronato (è vice premier, ministro del Lavoro, ministro dello Sviluppo, capo politico del M5s, presidente del Comitato per le restituzioni dei parlamentari) deve fare i conti anche con la corte cui il ministro del Lavoro ha trovato un lavoro: lo staff di Di Maio è sterminato e costoso, in netto contrasto con l' austerity predicata dai grillini: quasi trenta persone per oltre due milioni di euro complessivi all' anno.
All' inizio del mandato il leader pentastellato si era soprattutto circondato di amici e paesani (il Giornale aveva calcolato che le assunzioni nello staff fossero tutte localizzate in un raggio di 7 chilometri da casa Di Maio a Pomigliano d' Arco), in seguito il vice premier ha consolidato la propria posizione caricando a bordo personale di maggior spessore, alcuni provenienti dalla Corte dei conti, e soprattutto esponenti grillini, alcuni dei quali assai vicini a Casaleggio.
Una rete che oggi lo aiuta a rendere più efficace la sua resistenza al tentativo di depotenziarlo, stretto com' è tra la diffidenza del Pd e l' ostilità di chi nel Movimento oggi vede la battaglia di Di Maio come mera difesa della propria poltrona. Se il suo ruolo venisse ridimensionato da tre a un solo incarico all' interno del governo, sarebbe difficile mantenere una corte così pletorica.
Se Di Maio ha scelto di affidare ampi poteri a una figura strategica come quella del navigato Vito Cozzoli, suo capo di gabinetto sia al Lavoro che allo Sviluppo economico, intorno a lui sono fioriti i vice: al Mise Elena Lorenzini (Corte dei conti) e Giorgio Sorial (ex deputato trombato alle elezioni e ricollocato, con stipendio recentemente aumentato da 110 a 160mila euro); al Lavoro la docente di diritto del lavoro Paola Bozzao, l' avvocato Pasquale Staropoli, la consigliera della Corte dei conti Fabia D' Andrea e soprattutto il fidato Salvatore Barca (uno del giro campano) che ha portato in dote anche la fidanzata Assia Montanino, messa a capo della sua segreteria con 77mila euro di stipendio, anche lei originaria di Pomigliano come Dario De Falco (impiegato con lo stesso ruolo ma negli uffici di Palazzo Chigi), compagno di liceo di Di Maio, mentre il suo ex compagno di università Enrico Esposito (lui però si è laureato ed è avvocato) è in servizio come capo dell' ufficio legislativo del Mise a 149mila euro.
Tra le figure chiave c' è però soprattutto Pietro Dettori (130mila euro), stratega della comunicazione social del ministro e soprattutto figura chiave dell' Associazione Rousseau, la cui piattaforma di voto elettronico Di Maio sta agitando come clava nella trattativa Pd. Del direttivo di Rousseau faceva parte anche Max Bugani, che di recente ha lasciato il posto al ministero con Di Maio.
C' è poi tutto il nutrito comparto portavoce e addetti stampa, in cui compare la fidata casaleggiana Cristina Belotti e di recente è entrato Augusto Rubei, già portavoce di Elisabetta Trenta alla Difesa, dove tornerà se Di Maio sarà «confinato» in quel ministero.