COVID ALLA VACCINARA! COME MAI NESSUNO ATTACCA ZINGARETTI ORA CHE LA REGIONE LAZIO HA L'INDICE DI CONTAGIO PIÙ ALTO DEL PAESE? ROMA STA MESSA PEGGIO. EPPURE NON SCATTA IL TRATTAMENTO LOMBARDIA - PER SETTIMANE IL PD HA SPARATO A ZERO SULLA REGIONE AD AMMINISTRAZIONE LEGHISTA, PERCHÉ AVEVA APPALTATO LA SANITÀ AI PRIVATI. ADESSO SI SCOPRE CHE IL LAZIO NON HA TENUTO SOTTO CONTROLLO I PALAZZI OCCUPATI DAI MIGRANTI E LE RESIDENZE PER ANZIANI…
-Carlo Cambi per La Verità
Almeno una certezza sul Covid l'abbiamo; il virus è iscritto al Pd. Se non è così non si spiega perché essendo il Lazio - governato da Nicola Zingaretti che, almeno per ora, è anche segretario nazionale del Pd - la regione italiana più contagiosa, nessuno mostri alcuna preoccupazione.
Eppure di precedenti con allarmi roboanti - tutti di marca e di esponenti pd - nella terribile e recente storia del coronavirus in Italia se ne contano a bizzeffe. Il Lazio ha, stando ai parametri dell'Istituto superiore di sanità, l'indice Rt più alto d'Italia: 1,12, con Roma che sta peggio all'1,2. La Lombardia - tanto vituperata e durissimamente colpita - è scesa a 0,82.
Ma clamoroso è il caso dell'Umbria - a guida centrodestra - che da settimane è a indice 0 e che invece il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia (Pd), mise in croce, sostenendo che doveva essere chiusa nonostante fosse chiaro che c'era stato un errore nei conti. Il Lazio si ritrova questo triste primato per due focolai a Roma:
uno al San Raffaele alla Pisana (i contagiati sono arrivati a 118, i morti sono sei), l'altro nel palazzo ex sede Asl occupato da immigrati e abusivi in piazza Attilio Pecile (i contagi sono 24), alla Garbatella. Si ricorderà che per settimane il Pd ha sparato a zero sulla Lombardia, ad amministrazione leghista, perché aveva appaltato la sanità ai privati, generando il disastro per eccesso di ospedalizzazione.
Nicola Zingaretti andò a fare l'aperitivo sui Navigli per portare la solidarietà del partito agli operatori della sanità lombarda, poi ha sparato a zero su Attilio Fontana, governatore della Lombardia, sul caso delle Residenze per anziani. Non solo, Zingaretti, che voleva imporre la quarantena a tutti quelli che arrivano nel Lazio (e agli occupanti di piazza Pecile? E ai rom? E ai migranti?)
su Facebook, quando Fontana premeva per riaprire nella fase 2, si è impalcato a bravo amministratore affermando: «L'uscita dal lockdown avvenga dentro tempi e regole nazionali da individuare in fretta, senza furbizie. Cos' altro deve accadere per capire che i nostri destini di italiani e di europei sono legati?
E che ciò che accade a una regione condiziona pesantemente ciò che accade su tutto il resto del Paese? Errare è umano, perseverare è diabolico».
Adesso si scopre che il Lazio soffre per aver dato spazio alla sanità privata e continua a farlo e perché non ha tenuto sotto controllo - alla faccia della quarantena - i palazzi occupati dai migranti e le Residenze per anziani, visto che sempre in una struttura del San Raffaele a Rocca di Papa ci sono stati 29 morti e tre Procure (Roma, Velletri e Civitavecchia) stanno indagando sulla gestione delle case di riposo del Lazio.
Il segretario nazionale del Pd, giorni fa, si è lanciato nella presentazione di un maxi piano sanitario nel Lazio da 110 milioni, di cui 104 arrivano dallo Stato senza aspettare il Mes.
Ai grandi poli ospedalieri va oltre il 70% dei fondi; all'Ifo 25 milioni, al Gemelli 23, al Campus biomedico 2,6. Nel megapiano non c'è una parola, né un soldo per le Residenze per gli anziani. Il fido scudiero, l'assessore alla Sanità laziale, Alessio D'Amato, incurante delle inchieste però disse: «Sostenere che la Lombardia è come il Lazio è una mistificazione.
Con un tasso di letalità tre volte superiore e un numero di decessi nelle Rsa 18 volte superiore, secondo i dati dell'Iss, credo che Attilio Fontana abbia tanto altro da fare che parlare del Lazio». Però Zingaretti ha dovuto ammettere: «Bisogna rivedere il sistema delle Rsa e delle case di cura. Stiamo ridefinendo le regole per innalzare gli standard di sicurezza di questi luoghi».
Amen, perché i morti nel Lazio tra gli anziani sono tanti anche se un censimento nessuno - chissà perché? - lo ha fatto. Che il Covid sia iscritto al Pd lo prova il fatto che mentre per le altre Regioni il ministero della Salute predicava chiusure se l'indice di contagio fosse stato sopra l'1, per Roma e dintorni Gianni Rezza, direttore generale della prevenzione sanitaria, ha commentato:
«La causa sono solo due focolai, peraltro circoscritti». Com' è che per l'Umbria, dove il focolaio era una festa di compleanno isolata, e per il Molise, dove si erano ammalate le suore di un convento, si era parlato di regioni appestate? Forse perché sono amministrate dal centrodestra? La prova provata che il virus cambia per gravità e contagiosità a seconda del colore di chi amministra la fornisce il ministro Boccia.
Il 21 maggio disse: «La possibilità di spostamento dipenderà dalla condizione di una regione. Se una regione è ad alto rischio, di sicuro i cittadini non potranno permettersi di andare in altre regioni».
Da Perugia gli fecero notare che c'era uno sbaglio nei calcoli, così come da Campobasso, ma Boccia niente, irremovibile. «Le regioni italiane sono tutte a basso rischio tranne Molise, Umbria e Lombardia. Dovendo decidere oggi il governo non consentirà gli spostamenti da queste tre regioni».
Ma ora che nel Lazio l'indice è sopra i livelli di guardia non sentiamo dire da Boccia al suo segretario di partito: «Se una regione è ad alto rischio, di sicuro i cittadini non potranno permettersi di andare in altre regioni». Perché a Roma non c'è il virus, ma il «compagno» Covid, che è buono per definizione!