CRAC! SI SPACCA LA MAGGIORANZA NEL VERTICE SULLA PRESCRIZIONE. M5S, PD E LEU SIGLANO UN ACCORDO SUL “LODO CONTE BIS”, CHE FA SCATTARE IL BLOCCO DELLA PRESCRIZIONE DOPO LA CONDANNA IN PRIMO GRADO E LO FA DIVENTARE DEFINITIVO DOPO UNA SECONDA CONDANNA IN APPELLO - RENZI SI OPPONE, MINACCIA DI RITIRARE I MINISTRI DAL GOVERNO E PROMETTE DI PORTARE LO SCONTRO AL SENATO - I CONTATTI TRA RENZI E DI MAIO, LE COMUNICAZIONI INTERROTTE CON "GIUSEPPI" E MATTEUCCIO CHE SOGNA DI CAMBIARE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO "MA NON SUBITO"...
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1 - PRESCRIZIONE, IL PATTO A TRE: LO STOP DOPO DUE CONDANNE MA I RENZIANI: INACCETTABILE
Fabrizio Nicotra per “il Messaggero”
Si spacca la maggioranza nel vertice a Palazzo Chigi sulla prescrizione. M5s, Pd e Leu siglano un accordo sul cosiddetto «lodo Conte bis», che fa scattare il blocco della prescrizione dopo la condanna in primo grado e lo fa diventare definitivo dopo una seconda condanna in appello. Ma Italia viva dice no e fa sapere agli alleati che non sosterrà questa mediazione. «Italia Viva si prenderà le sue responsabilità», taglia corto il guardasigilli Alfonso Bonafede.
BRACCIO DI FERRO
Il braccio di ferro va avanti, insomma, e le posizioni restano distanti nonostante l'ultimo tentativo di mediazione di Giuseppe Conte, che convoca un vertice in tarda serata per provare a sbloccare l'impasse. I protagonisti dello scontro sono sempre Italia viva e M5S: Matteo Renzi non cede e spiega che esiste solo il rinvio della riforma di Bonafede, il quale però non gradisce: «È inaccettabile», sbotta. Conte allora chiama tutti a palazzo Chigi nell'estremo tentativo di trovare una mediazione che in partenza sembra quasi impossibile. Richiama alla responsabilità, li invita a fare il passo che consenta di siglare un'intesa. Serve non solo a mandare avanti la riforma del processo penale ma a sbloccare l'intera agenda di governo, ostaggio dello scontro sulla giustizia.
Pd e Leu spingono per una mediazione: l'idea è far scattare il blocco definitivo della prescrizione solo dopo una doppia condanna, in primo grado e in appello. Il Movimento dice un sì condizionato. Renzi dice no, non basta: bisogna rinviare tutto di un anno. Se gli altri partiti andranno avanti senza Iv, avverte, porterà lo scontro al Senato «dove Bonafede anche con il Pd non ha i numeri: dovrà cedere». Se non ci sarà intesa, replicano fonti M5s, il ministro andrà alla sfida in Aula.
Il clima all'interno della maggioranza è pessimo e allora anche chi fino a oggi si è mostrato più morbido e disposto al compromesso, cioè il Pd, dà segnali si insofferenza. Il segretario dem Nicola Zingaretti prende di petto i 5Stelle e l'iniziativa di Luigi Di Maio, che ha chiamato in piazza i grillini il 15 febbraio sventolando le bandiere pentastellate, prescrizione appunto e taglio dei vitalizi: «Giudico questa iniziativa un errore, invito Di Maio a guardare al futuro e a come questo governo può trovare una prospettiva politica. Chiedo un chiarimento al M5S, decidete cosa volete fare rispetto a questo governo, altrimenti nessun problema è risolvibile».
Il Pd si appella a Conte perché agisca sui grillini in modo da ottenere un salto di qualità nell'azione dell'esecutivo. Zingaretti torna a definire il premier «riferimento dei progressisti» e anche per questo gli chiede di «voltare pagina» sui decreti sicurezza di Salvini. Dal M5s Vito Crimi tenta di smorzare i toni: «La piazza sarà contro i vitalizi», non contro il governo. «È una battaglia che il M5s ha sempre fatto», concorda Conte. Ma con i 5Stelle balcanizzati e Iv in trincea sulle sue battaglie, fare passi avanti è molto complicato.
LA STRATEGIA
Per sciogliere il nodo prescrizione Conte punta sulla riforma complessiva del processo penale, che Bonafede annuncia andrà lunedì in Cdm e che mira a tagliare i tempi dei processi e quindi a «sterilizzare» la prescrizione. E chiede ai partiti della sua maggioranza di fare il passo che consenta di siglare un'intesa: il tentativo è convincere Iv a ritirare l'emendamento al decreto Milleproroghe per rinviare la riforma Bonafede.
Il ministro della Giustizia fissa la sua trincea e dice no a ogni rinvio, bocciando anche l'idea, che piace a una parte dei renziani, di far scattare la sospensione della prescrizione dopo il secondo grado di giudizio. Ma Bonafede apre a un meccanismo per step, proposto dal deputato Leu Federico Conte, che bloccherebbe la prescrizione - come prevede la legge Bonafede - dopo il primo grado di giudizio, ma tornerebbe a farla decorrere in caso di assoluzione in appello.
Può bastare? Pd e Leu dicono di sì. Iv dice di no. Ma gli alleati potrebbero decidere di andare avanti anche senza i renziani. A quel punto si rinvierebbe tutto alla battaglia parlamentare. Iv fa sapere che alla Camera voterà l'emendamento Annibali per rinviare di un anno la riforma Bonafede e poi in Aula, il 24 febbraio, il testo Costa (FI) per cancellare la legge del ministro M5S. A Montecitorio Renzi non ha i numeri: «Ma al Senato presenteremo la stessa proposta- minaccia Iv - e i numeri lì non li ha Bonafede...».
2 - RENZI ORA MINACCIA L'APPOGGIO ESTERNO CONTE: VOTINO CONTRO
Estratto dell’articolo di Tommaso Ciriaco per “la Repubblica”
A sera, gli emissari di Matteo Renzi recapitano a Giuseppe Conte la minaccia definitiva: l'appoggio esterno al governo, che culminerebbe con il ritiro dei due ministri di Italia Viva. Pretendono il rinvio della riforma della prescrizione, non ascoltano ragioni, non accettano la mediazione proposta dal premier. […] Il vertice serale è l'antipasto di quello che potrebbe succedere, un fulmine scagliato contro Palazzo Chigi. […] Non è soltanto una sfida al premier, quella di Renzi. È una provocazione rivolta al Pd, che si era fatto garante della trattativa. Per questo, Dario Franceschini dà ordine di blindare comunque il patto di maggioranza respinto da Italia Viva. […]
È il tempo degli ultimatum, anche se i prossimi giorni saranno comunque spesi dai pontieri per provare a ricucire. Conte è preoccupato, preoccupatissimo. «Mettere insieme i puntini», ecco il mandato che si è dato in queste ore di travaglio. Significa capire se davvero Matteo Renzi, alzando all' infinito la posta sulla prescrizione, intenda «lanciare un altro premier », come profetizza da qualche tempo con gli interlocutori più fidati (e come ammette in privato anche lo stesso Renzi, «ma non subito, tra un po'»).
E significa anche interpretare le strane mosse di Luigi Di Maio, socio occulto degli "anticontiani" 5S, tentato da un ritorno a destra con un Movimento di duri e puri, a braccetto con Di Battista. Nel dubbio, Conte abbraccia l' accordo che non piace a Iv e lancia sfida: «Renzi è davvero disposto a votare con Salvini?».
C' è un dettaglio, anzi due, che rendono più angosciante il quadro. Renzi non sente Conte da tempo. I due comunicano solo attraverso mediatori dello staff presidenziale e, di recente, attraverso Ettore Rosato, che ha il compito di trattare tra l' altro il rinnovo del folto "parco nomine" renziane, destinato inevitabilmente a ridursi in primavera. Il secondo dettaglio è ancora più inquietante: anche i contatti con Luigi Di Maio sono sporadici, affidati ad Alfonso Bonafede.
[…] inizia ad assumere un significato nuovo quanto circola da qualche giorno nell' entourage del presidente del Consiglio: Renzi, dicono, avrebbe ripreso a comunicare in qualche modo con Di Maio. Probabilmente per interposta persona, certo non per condividere un futuro comune, semmai per ragionare su un avversario condiviso: Conte, appunto. In mezzo come al solito - si potrebbe quasi dire "per statuto" - si ritrova il Pd. […] Da un paio di mesi, Zingaretti sente di continuo il capo dell' esecutivo. Per il segretario dem non esiste un "problema Conte", anzi. Per questo, il governo «va avanti», e nel frattempo «il Pd si consolida », recuperando voti dal M5S e schiacciando Renzi verso destra. […]