LA CRIMEA E TUTTO IL DONBASS A PUTIN: ECCO LA CONDIZIONE IMPRESCINDIBILE PER "MAD VLAD" PER UN ACCORDO CHE CHIUDA LA GUERRA TRA RUSSIA E UCRAINA – LE NUOVE FRONTIERE SAREBBERO GIÀ QUASI DEFINITE. PER GLI ANALISTI SAREBBE KIEV A FRENARE: PER GLI AMERICANI LE CONDIZIONI PER UN TRATTATO DI PACE DIPENDONO DAGLI UCRAINI. E POI RIDISEGNARE I CONFINI SIGNIFICA DECIDERE A TAVOLINO SE...
MARCO VENTURA per il Messaggero
A ogni svolta epocale corrisponde un rivolgimento di mappe e confini, così pure in Ucraina. Per dirla col presidente Biden ieri ai funerali dell'ex segretario di Stato Madeleine Albright, la guerra di Putin è «un altro punto di flesso storico come la dissoluzione dell'Unione Sovietica, che chiamò i popoli a decidere quale futuro volessero e in cui sono in gioco democrazia e libertà assalite dalle forze dell'autocrazia e dell'oppressione».
E come allora, anche adesso nelle cancellerie non solo occidentali si ragiona sulle possibili nuove mappe, che usciranno dai cassetti appena si raggiungerà sul terreno un equilibrio di forze.
GLI SCENARI Nessuno lo conferma in via ufficiale, ma nel dietro le quinte del Consiglio di sicurezza Usa vi sarebbe chi lavora a ridisegnare i possibili scenari geo-politici che emergeranno dal conflitto. Si tratterebbe di qualcosa di più che esercizi accademici, che a Mosca e a Kiev costituiscono la base di futuribili colloqui di pace, proprio come ai tempi della Albright e negli anni precedenti al suo mandato di segretario di Stato giravano le mappe dei Paesi che stavano nascendo (o rinascendo) dalle ceneri della Jugoslavia. E se per il ministro della Difesa tedesco, Christine Lambrecht, il presidente Putin «ha mandato in frantumi l'ordine di pace in Europa col suo attacco all'Ucraina», non stupiscono i rumors sulle linee che vengono tirate da analisti e diplomatici.
Rumors raccolti fra gli altri dal consigliere scientifico di Limes, Germano Dottori, per cui le mappe e le relative nuove frontiere sarebbero già quasi definite ma solo l'andamento della guerra potrebbe imporle a Zelensky. I movimenti sul terreno fanno pensare a obiettivi precisi di conquista territoriale mirati a ridefinire i territori. Per Putin sono condizioni imprescindibili di qualsiasi accordo negoziale il riconoscimento della sovranità russa su Crimea e Donbass, ovviamente nell'accezione più ampia, non limitata a un terzo della regione attualmente sotto il controllo di Mosca.
Secondo l'Institute for the Study of War, il comando unico del generale Dvornikov ha in effetti impresso un cambio di marcia alla campagna militare, con i battaglioni tattici russi che pur indeboliti si sono ricostituiti, rafforzati e concentrati e sono adesso impegnati in un'avanzata «metodica», che punta ad allargare la fascia di contatto e a circondare le truppe ucraine nell'Est del Paese. L
a linea di più rapido progresso dei russi è quella che va da Kharkiv verso Sud. Il centro nevralgico è rappresentato da Izyum, da dove si stanno spingendo in direzione sud-ovest verso Barvinkove e sud-est a Slovyansk. L'aspirazione sembra essere quella di tagliare l'Ucraina e aggiudicarsi la parte rilevante a est del fiume Dniepr, oltre naturalmente a completare la presa della costa sul Mare d'Azov attraverso l'occupazione del corridoio di Mariupol verso la Crimea già saldamente in mano russa. Un'altra direttrice rischia di aprirsi a sud-ovest, nel tentativo di coinvolgere la Transnistria e la Moldova per creare un nuovo fronte e puntare a Odessa sul Mar Nero.
Al tempo stesso, le nuove mappe sono non solo top secret ma un vero e proprio argomento tabù nel momento in cui gli Stati Uniti e i Paesi della Lega per l'Ucraina rilanciano la convinzione che addirittura l'Ucraina possa «vincere la guerra» e, quindi, trovarsi nella condizione di ricacciare indietro l'invasore e riconquistare posizioni perdute dopo.
GLI ANALISTI Lo scetticismo sull'esistenza e attendibilità delle nuove mappe prevale fra gli analisti. Si dice «scettico per due motivi» l'ambasciatore Stefano Stefanini, già Consigliere diplomatico del presidente Napolitano. «Anzitutto, anche gli americani dopo le parole del segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, sulla necessità di indebolire la Russia hanno precisato che le condizioni per un trattato di pace dipendono dagli ucraini e la palla è sempre nel campo tra Russia e Ucraina».
È vero che le cancellerie «potranno avere proprie idee su quali potranno essere le soluzioni, ma sarebbe del tutto inopportuno che fossero cancellerie amiche o meno amiche a dire agli ucraini se e come accontentarsi. Senza contare che i possibili assetti della pace dipenderanno dai risultati della guerra, che è in corso». E ancora, ridisegnare i confini significa decidere a tavolino «se centinaia di migliaia di rifugiati potranno, o no, tornare nelle loro case, e quanti resteranno nei Paesi che li hanno accolti».