1. CRONACHE DI UNA STANCA NON SFIDUCIA DI MEZZA ESTATE CON TEMPORALE, IN SENATO 2. ALFANO: PRIMA LASCIA IL MINISTERO, MEGLIO È PER LA SUA CARRIERA POLITICA, PIÙ DURA PIÙ È A RISCHIO. TRADITO IL “SISTEMA”, I COSIDDETTI "APPARATI" CON LUI HANNO CHIUSO. IL KAZAKO DIFFICILMENTE POTRÀ SCROLLARSI DI DOSSO IL MARCHIO DI INAFFIDABILITÀ ISTITUZIONALE RISPETTO ALLA CATENA DI COMANDO DEL MINISTERO PIÙ DELICATO 3. BERLUSCONI SI E' RIVISTO IN SENATO IL CAVALIERE, PREOCCUPATISSIMO PER LA CRISI ECONOMICA: L'ITALIA, HA PRECISATO, REALISTICAMENTE NON E' IN GRADO DI USCIRE DALL’EURO 4. MENTRE IL NANO DI ARCORE PIAGNUCOLAVA, LA SUA "BADANTE" MARIA ROSARIA ROSSI SI ABBRACCIAVA E BACIAVA CON DIVERSI GRILLINI, A COMINCIARE DA VITO CRIMI, MANIFESTANDO UNA CONFIDENZIALITA' DI RAPPORTI CHE HA STUPITO MOLTO I PRESENTI 5. LA GAFFE DI MORRA SU BORSELLINO, L’IRA DI FRANCESCHINI SU ZANDA, RENZI PREOCCUPATO
DAGOREPORT
Cronache di una stanca non sfiducia di mezza estate con temporale, il teatrino di un giorno in Senato in ordine alfabetico.
ALFANO ANGELINO. Superata la scontata prova di oggi, non potrà che rendersi conto gia' nelle prossime settimane di essere davanti ad un bivio: o rimanere ministro dell'Interno più che dimezzato con mille insidie quotidiane, oppure trovare le modalità per un'uscita "alta e nobile"' come si usava ai tempi d'oro della Prima Repubblica.
I cosiddetti "apparati" con lui hanno chiuso: non e' un problema di singoli esponenti dell'alta burocrazia ma, per così dire, di sistema tradito. Significa che egli difficilmente potrà scrollarsi di dosso il marchio di inaffidabilità dal punto di vista istituzionale rispetto alla catena di comando del ministero più delicato, dove basta poco per ritrovarsi tutta la responsabilità di qualsiasi cosa dovesse andare storta, e tutti i suoi predecessori ci perdonino se pensiamo a possibili tensioni sociali o a piccoli/grandi problemi di ordine pubblico.
Il tutto pregando ogni giorno Santa Rosalia che alla bambina estradata verso Astana, e anche alla madre, non venga la tosse, il raffreddore o quant'altro: perché in tal caso non i grillini e neppure Sel, ma la comunità internazionale attenta ai diritti umani lo rimetterebbe in un attimo sul banco degli imputati.
Insomma, prima lascia il ministero, meglio è per la sua carriera politica, più dura più è a rischio. E questo al di la' del merito stesso della vicenda kazaka, sulla quale ben pochi leader sono innocenti, ma soltanto per le modalità con le quali Alfano Angelino l'ha gestita.
BERLUSCONI SILVIO. Si e' rivisto in Senato il Cavaliere, ma in tono minore e preoccupatissimo per la crisi economica (e non sapeva ancora delle pesanti condanne dei suoi compagni di bunga bunga alias cene eleganti). Nessuna fila per omaggiarlo, solo un piccolo drappello di senatori ai quali ha raccontato quanto segue:
1. La crisi economica durerà ancora a lungo e che non sarà facile per nessuno, cittadino o impresa, uscirne indenne.
2. Una possibilità potrebbe essere quella di uscire dall'euro e tornare alle monete nazionali, con conseguente svalutazione da una parte e stampa di carta moneta dall'altra. Ma l'Italia, ha precisato, realisticamente non e' in grado di farlo.
3. Un giovane imprenditore amico suo e' andato a riferirgli che mette in libertà qualche centinaio di persone perché delocalizza in Albania dove tutto, a partire dal costo del lavoro, costa un terzo di quanto occorra in Italia.
4. In generale, i suoi amici benestanti che lavorano all'estero non vengono più in Italia nemmeno per i week end perché le mogli non possono nemmeno fare shopping a causa della "folle" limitazione dell'uso del contante. E anche le loro barche restano stabilmente all'estero.
5. E' uno sbaglio gigantesco aprire la stagione delle riforme senza mettere quella della giustizia tra le cose da fare. Ma, anche qui, non per rompere con Letta Enrico, Re Giorgio II e il Pd ma per cercare di imporre il tema.
Mentre Berlusconi Silvio diceva quanto sopra, la sua "badante" Rossi si abbracciava e baciava con diversi grillini, a cominciare dall'ex capogruppo al Senato Crimi Vito, manifestando una confidenzialita' di rapporti che ha stupito molto i presenti, fotografi compresi.
LETTA ENRICO. Ha abbastanza inutilmente caricato la vicenda di significato politico rispetto a tutto il governo. Inutilmente, poiché il pathos era finito ieri con il pronunciamento del gruppo Pd.
MORRA, PROFESSORE A 5 STELLE. Il capogruppo grillino e' stato giudicato dai suoi stessi senatori penoso in sede di dichiarazione di voto, con due scivolate di cui speriamo non si accorgano Grillo Beppe e Casaleggio Roberto: ha indicato il Craxi Bettino di Sigonella come esempio virtuoso da seguire e ha cambiato nome a Paolo Borsellino chiamandolo Salvatore: quando l'aula ha cominciato a rumoreggiare, lui non ha capito a cosa si riferissero ed e' dovuto intervenire il presidente Grasso Piero per correggerlo. Figura di m.
RENZI MATTEO. I suoi si sono dispersi, almeno al Senato. Lui intanto starebbe preoccupandosi del fatto di doversi ricandidare a sindaco di Firenze ad aprile dell'anno prossimo: non perché tema di non essere eletto ma perché ha paura di prendere meno voti dell'ultima volta, il che non sarebbe un bel viatico sul piano nazionale.
ZANDA FRANCESCO. Aveva preparato il discorso in un modo, ha dovuto cambiarlo dopo aver letto l'articolo di Scalfari Eugenio su Repubblica e ha finito per fare un discorso molto severo, e anche realista, verso Alfano Angelino. Ha riscosso la forte irritazione di Letta Enrico e Franceschini Dario (quest'ultimo apparso oggi di pessimo umore) ma e' riuscito a tenere unito il suo gruppo. Almeno per oggi.