CUCÙ, IL PARTITO DEI VESCOVI NON C’È PIÙ – IL CATTO-VOTO VA A TUTTI TRANNE CHE AL “CENTRINO” - MONTI E CASINI VENGONO BOCCIATI DAGLI ELETTORI, NONOSTANTE L’ENDORSEMENT (POI SMENTITO) DEI VESCOVI A BAGNASCO MARIA – CONDANNATI ALL’IRRILEVANZA POLITICA, I CATTOLICI TORNERANNO A FAR SENTIRE RUMOROSAMENTE LA LORO VOCE SU ALCUNI GRANDI TEMI ETICI: MA DOVE? NELLE PIAZZE…
Stefano Zurlo per "il Giornale"
Il telecomando schiacciato dai vescovi non ha funzionato. Questa volta, anche più delle precedenti, il voto cattolico si è spalmato su partiti vecchi e nuovi. Destra, sinistra, proba-bilmente i grillini. Meno, molto meno, sul centro che invece aveva ricevuto - salvo puntuale smentita successiva-l'endorse¬ment del leader della Conferen¬za episcopale italiana Angelo Bagnasco. La lista Monti galleg¬gia appena, pur infarcita di no¬mi stimati dalle gerarchie, sulla soglia della sopravvivenza, al 10 per cento.
E l'Udc,ultima pal¬lida erede di quella gloriosa macchina da guerra che fu la Dc è solo un puntino. Piccolo piccolo. Le domande sorgono a grappolo: qualcosa non fun¬ziona più nella catena di co¬mando che dalla Chiesa va ver¬so i fedeli? O, più banalmente, si ragiona da laici quando si va nel seggio? Tema che confina con un'altra questione, davve¬ro decisiva: il possibile dissolvi¬mento del popolo cattolico o, comunque, la sua crescente ir¬rilevanza.
«È chiaro - è la premessa del professor Mauro Magatti, ordi¬nario di sociologia della globalizzazione alla Cattolica - che tutti i tentativi del clero di condi¬zionare in un modo o nell'altro il voto dei fedeli ormai vanno a vuoto. I tempi della Dc sono tra¬montati e non torneranno».
Ciascuno barra il simbolo che più gli piace, in base alle pro¬prie convinzioni e i vari esperi-menti per riproporre il passato si rivelano ogni volta velleitari: artifici fuori dal tempo. «Però ¬prosegue Magatti - è altrettan¬to vero che a furia di spalmarsi con grande disinvoltura di qua e di là i cattolici rischiano di non dare più sapore alla realtà che incontrano».
Non sono più il sale evangeli¬co. «E questo è un pericolo, per¬ché la radice del Paese è e resta cattolica e se la radice è debole ne risente tutta la società e l'Italia s'impoverisce».
Forse, il punto non è, non può più essere il pro¬vare a costruire un contenitore su misura.
Un passo indietro, se misurato col pallottoliere del¬l'appartenenza partitica, un pas¬so in avanti nella riscoperta dei va¬lori cosiddetti non negoziabili, di certe istanze sociali e di un'at¬tenzione alla re¬altà che questo mondo porta nel proprio zaino. Il problema è riempire quello zaino di conte¬nuti, di proposte, di risposte concrete ai bisogni della gente. «I cattolici tendono per natura ad un giudizio comune- spiega il vescovo di Ferrara Luigi Negri - e dal giudizio comune do¬vrebbe nascere il tentativo di un'operatività comune. Il problema è l'educazione al giudi¬zio».
Insomma, se ci si guarda allo specchio si rischia di scorgere un profilo sbiadito e incerto E solo un identikit forte, motiva¬to e consapevole, può pesare anche sulla scheda... L'anno scorso, con la sospensione del governo tecnico e le convulsio¬ni della seconda repubblica, si era aperta una finestra e il vario¬pinto arcipelago dei movimen¬ti e delle associazioni si è dato appuntamento per dialogare ed elaborare proposte.
«Gli incontri di Todi, Todi1 e Todi2 - riprende Magatti -sono stati un'opportunità per torna¬re a fermentare la società, ma poi, con l'incombere delle ele¬zioni, questo sentiero è stato chiuso». E però la scommessa resta attuale più che mai: inci¬dere nella contesa della politica senza farne per forza una querelle di partito.
Intanto, fra ripensamenti e crisi d'identità, la frammenta¬zione va avanti. «Una volta si vo-tava Dc - è il parere di Aldo Bo¬nomi, sociologo - e c'era chi esprimeva quella preferenza perché, per esempio, apparte¬ne¬va alla Coldiretti o ad altre or¬ganizzazioni di categoria.
Poi c'è stata la diaspora, quel blocco sociale è andato verso la Lega e Forza Italia. E i cattolici si sono spaccati: una parte, comprendente l'area di Cl, ver¬so Berlusconi, l'altra, che inclu¬deva l'Azione Cattolica, in dire¬zione della Margherita e del centrosinistra. Mi pare che que¬ste elezioni abbiano certificato un ulteriore passaggio: la dia¬spora della diaspora. Ci si è divi¬si anche dentro movimenti che prima marciavano uniti».
Ma attenzione: questo non prefigura la fine di una lunga storia. «Credo che i cattolici si divideranno come in altri Paesi - conclude Bonomi- e come in Francia o Spagna torneranno a riempire le piazze e a far sentire rumorosamente la loro voce su alcuni grandi temi etici». Si mobiliteranno, anche lon¬tano dalle elezioni. Più fuori che dentro i seggi.