LA CURVA DELLA JUVE? PIU' NERA CHE BIANCA - A TORINO I PIÙ "DURI" TRA I NEOFASCI ERANO NEL GRUPPO ULTRA' BIANCONERO "GIOVINEZZA", COSTOLA DEI "DRUGHI" - SKIN, ESTREMISTI NASCOSTI SOTTO MENTITE SPOGLIE NELLE LISTE CIVICHE, NOSTALGICI CHE AVEVANO LA SEDE PIENA DI CARTOLINE E POSTER DEL DUCE, COLTELLI A SCATTO E PUGNALI CON INCISIONI DI SVASTICHE: COSÌ SI MUOVE LA GALASSIA NERA...
-Lodovico Poletto per “La Stampa”
I tempi dei Rabellino boys sono lontani anni luce. Allora, Forza Nuova ancora in fasce «prestò» il suo simbolo a uno dei tanti partiti inventati allora dal futuro boss dei rimborsi che cercare agibilità e visibilità politica. Con lui, però, il mondo della destra più estrema, c'entrava poco e il matrimonio durò ancora meno.
Ai tempi Stefano Saja, tra i fondatori del movimento a Torino, era sulla scena come attore principale. Adesso è indagato a Roma per quel che è accaduto sabato. Ufficialmente a Forza Nuova Torino si vede sempre meno. Ma lo hanno visto in piazza a Torino a qualche manifestazione dei No green pass, tra strette di mano striscioni targati «Fn».
«Più folclore che fatti» dice qualcuno spiegando che oltre alle iniziative di colore quelli Forza Nuova a Torino non sono mai riusciti ad andare. E i suoi 20 attivisti (quelli che si impegnano davvero) e la cinquantina di simpatizzanti son poca casa rispetto a quel che è Fn a Roma.
Se l'analisi sia verissima è tutto da discutere. Di certo «FN» è vicina - e molto - all'ideologia più nera. Se è vero come è vero che per uno striscione che inneggiava al fascismo sono indagati il responsabile regionale, Cortese, ed altri. Ecco perché vien da dire che oltre al folclore c'è più.
Un esempio? A Montado Torinese, Fn, sotto le spoglie di una lista civica, ha eletto tre persone. Ed è altrettanto certo che così «isolati» - come li descrivono - quelli Fn non lo sono. Per dire. Dai fatti dello striscione, la Digos di Torino era arrivata a «Rebbel firm» di Ivrea e alla comunità dei «Dodici Raggi» (Do.Ra.), oggetto di una inchiesta della procura di Varese.
Perché è importante citare l'inchiesta? Facile: Cortese e il leader di Do.Ra. erano tra gli invitati e i relatori a Ivrea, all'inaugurazione della sede di Rebel Firm. Una storia vecchia che s'intreccia con altre e porta ad altri contatti tra Torino e Varese. Un esempio? Le armi trovate qualche anno fa - sempre dalla Digos di Torino - nel varesotto. Erano di un simpatizzante di destra. Pericoloso? «No», dissero. Di certo era armato. E conosceva chi, nel garage di casa, custodiva pure un missile terra aria.
Ora, se è vero che Forza nuova in città conta appena quarantina di simpatizzanti, ma la galassia dell'estrema destra - sommandoli tutti - arriva a numeri un poco più in là. Casa Pound ad esempio ha una cinquantina militanti e un centinaio di simpatizzanti. Nonché un locale dove trovarsi: l'«Asso di bastoni», e il collegamento è fin troppo facile.
Ma i più duri e puri vanno da altrove. E la casa degli skin è un approdo sicuro per la destra radicale. «Credibili sul territorio, anche se pochi, e capaci di farsi rispettare» gli skin sono quella realtà che non ti aspetti. E che - sussurrano - ha infiltrato tanti gruppi. Sport compresi.
Del resto le tifoserie ultrà sono una bella riserva in cui pescare. Un tempo i più «duri» erano quelli di «Giovinezza» filiazione legittima dei Drughi (bianconeri) rivolta ai più giovani. L'hanno sciolta qualche mese fa. E le simpatie destrorse non le nega - quasi - nessuno.
Su questo mondo si innesta tutto il resto. Due esempi: la destra di «Gioventù italiana» - quasi sparita - e quella di «Legio Subalpina» più vicina agli skin che a Forza Nuova. Aveva una sede in corso Allamano dove c'era tutto armamentario del nostalgico e non solo: cartoline e poster del Duce, coltelli a scatto e pugnali con incisioni di svastiche.
E poi ci sono quelli di Italia Tricolore che prima della campagna elettorale andavano a Santa Rita a cacciare i rom dai giardini, e quelli che si ritrovano in una bocciofila, zona corso Lecce.
Intanto, con un occhio rivolto a Roma, ieri il prefetto Claudio Palomba ha detto: «Non vorrei che il 15 ottobre diventasse un giorno di disordine». Teme qualcosa? «Mi auguro ci sia maggiore riflessione. Intanto noi monitoriamo gli eventi. Aspettiamo la decisione nazionale, ma sui cortei una stretta ci sarà». Se ne parlerà nel prossimo Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza. E non sarà una passeggiata.