DAGO-RETROSCENA SUL DURISSIMO SCAZZO CON ROBERTO SPERANZA PER IL PASTICCIO SULLA DAD A SCUOLA (MAI SUCCESSO UN MINISTRO SBATTUTO COME UNA STRACCIO BAGNATO DAL PREMIER) - EMENDAMENTI A GOGO: L'INSOFFERENZA DI SALVINI E LETTA VERSO DRAGHI, CHE PASSA DALL'EGOLATRIA ESPANSA AL FORMALISMO PIU' RIGIDO - DOPO IL TRATTATO DEL QUIRINALE, MARIOPIO LAVORA A UN ACCORDO SIMILE CON LA GERMANIA PER CREARE UNA GUIDA A TRE DELL'EUROPA…
-Dagoreport
I quotidiani hanno raccontato con dovizia di particolare il malumore crescente tra i partiti per il centralismo di Mario Draghi. Il presidente del Consiglio non concede margini: decide, dispone, vuole controllare meticolosamente l'attività di governo.
Eppure, nonostante il cipiglio da inflessibile capo-cantiere, oscilla tra stati d'animo contrastanti.
Passa da attimi in cui gongola nel suo ego espanso, in cui è certo di essere ormai indispensabile e dunque libero di determinare il suo destino (sia al governo che al Colle), a momenti in cui oppone un formalismo intransigente: decide tutto il Parlamento.
Sbaglia anche quando fa il prezioso e si autocompiace e tiene in ostaggio i partiti, non esprimendo una chiara posizione sulla sua ipotetica elezione al Quirinale. Potrebbe disinnescare le polemiche dicendo apertamente che ha del lavoro da portare a termine a palazzo Chigi, spingendo i partiti a guardarsi intorno. Se per caso l'80 per cento dei parlamenti si esprime a suo favore, che fa Draghi, non accetta?
Invece tace e si tiene le mani libere, tiene sott'acqua la sua candidatura, in attesa di capire come si disporranno i pezzi sulla scacchiera. Eppure esporsi non è così difficile. L'altro papabile, Paolo Gentiloni, ad esempio non ha avuto problemi a smarcarsi rivendicando l'intenzione di proseguire il suo incarico di Commissario europeo.
Altre volte Draghi ritorna in sé, depone il suo ego, brandisce le regole come clava e si fa garante degli equilibri parlamentari. Come quando ha rintuzzato la proposta di Enrico Letta di creare un tavolo con i leader dei partiti che reggono la maggioranza in nome del rispetto delle procedure: ok al confronto ma solo con i capigruppo e capidelegazione al governo.
Un Draghi bifronte che ha mandato fuori giri Letta e Salvini che si sono sentiti ignorati nella richiesta di chiarimento sul Colle e scavalcati nel processo decisionale del governo. Da qui la grande mole di emendamenti alla manovra: un chiaro segnale di insofferenza.
Certo, lo stesso Draghi - nonostante le ego-smanie da Quirinale - è piuttosto scoraggiato. Ha intorno a se' una squadra, con in testa Roberto Garofoli a Antonio Funiciello, che si è dimostrata non solo meno efficiente del previsto nel lavoro di raccordo e coordinamento ma anche fonte di imbarazzi.
Se il sottosegretario a Palazzo Chigi è divenuto ingombrante per la sua egolatria, al punto da far ipotizzare una sua sostituzione con il giurista Marco D'Alberti "fratello minore" di Cassese, il nome del capo di gabinetto Funiciello è finito nelle carte dell'inchiesta Open: è stato "attenzionato" per i suoi "interessamenti" ai problemi delle lobby (British american tobacco e gruppo Toto) ai tempi del governo Gentiloni.
Mariopio ha masticato amarissimo anche per il pasticcio combinato dal ministro della Salute, Roberto Speranza, sull'applicazione della Dad a scuola in caso di alunno positivo al covid. La decisione di spedire i ragazzi a casa in presenza di un solo contagio ha spiazzato Draghi, visto che non era stato adeguatamente informato.
Il presidente del Consiglio ha chiamato Speranza chiedendo lumi e il cocco di D'Alema ha scaricato le responsabilità della decisione sul direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero, Giovanni Rezza: "Ho seguito le sue indicazioni". A quel punto Draghi s'è incazzato di brutto e ha fatto notare che a consigliare il governo nelle scelte di questo tipo c'è il Comitato tecnico scientifico. Ha chiamato chi del Cts è il coordinatore, cioè Franco Locatelli.
Il medico e presidente del Consiglio superiore di sanità ha osservato che la circolare del ministero era eccessivamente severa ("Non dobbiamo esagerare"). Mariopio ha poi contattato il generale Figliuolo che ha dato un parere in linea con quello di Locatelli, assicurando una più serrata attività di monitoraggio e test nelle scuole. A quel punto, la decisione di Speranza è stata ribaltata in meno di 24 ore. Un precedente importante: mai la decisione di un ministro era stata buttata al cesso in un modo così rapido e plateale.
Ps: dopo la firma del Trattato del Quirinale con la Francia, Draghi sta pensando a un accordo simile con la Germania.
L'idea di fondo è quella di creare un direttorio a tre dell'Europa, portando l'Italia - da sempre solo spettatore pagante - al centro delle decisioni più pesanti. Ma deve fare in fretta: Berlino accetterà un'intesa di questo tipo se a al governo arriveranno Matteo Salvini o Giorgia Meloni?