DAGOESCLUSIVO - DI MAIO SA CHE IL MINISTRO TRIA È INAMOVIBILE, BLINDATO DA MATTARELLA E PURE DA SAVONA. NELLA FINANZIARIA CI SARANNO TUTTE LE PROMESSE DEL CONTRATTO, MA SPALMATE SUI 5 ANNI DI GOVERNO (CIAO CORE) - SUL DEFICIT, IL MINISTRO È PRONTO A SFONDARE FINO AL 2-2,2%, PER POI SCENDERE A COMPROMESSI CON BRUXELLES. MA SCOPRIRA' LE CARTE SOLO IL 24 SETTEMBRE - CONTE, DA CARTONATO COMINCIA A TIRARE CARTONI, E PER IL PONTE MORANDI VUOLE...
-DAGOREPORT
Di Maio sa benissimo che il ministro Tria è inamovibile, blindato da Mattarella, con l’appoggio di Savona che lo indicò a Salvini dopo la bocciatura quirinalizia. Ma l’ex bibitaro del San Paolo ha bisogno urgente di dare al suo elettorato, diviso tra governisti e attivisti, un segnale forte al limite dell’offesa (“Tria trovi i soldi, sia serio”). Così eventuali promesse elettorali, se saranno mantenute, saranno merito suo.
Da parte sua il limite imposto da Bruxelles del 1,6% di deficit, Tria lo supererà con una forbice che va dal 2 al 2,2% per poi scendere a trattativa. Intanto, il ministro del Tesoro sta aspettando i conti della Ragioneria di Stato per vedere quali possono essere i tagli e i risparmi da fare. Al prossimo consiglio dei ministri del 24 settembre, con Di Maio che tornerà dalla gita in Cina, Tria sarà in grado di poter finalmente scoprire le carte.
Possiamo già ora prevedere che tutte le promesse elettorali ci saranno, ma spalmate come Nutella nei prossimi anni (ciao core). Per quanto riguarda il Reddito di cittadinanza si troverà una soluzione aumentando di qualcosa il renziano Reddito di inclusione.
In questo bel casino, Grillo e Casaleggio sono scomparsi. Si sono dati appuntamento, per commentare la finanziaria, il 27 settembre. A quel punto ci sarà un riassetto all’interno del Movimento. Dove i 5stelle hanno governato e governano, i sondaggi li danno in discesa: a Roma perderebbero l’8%, a Torino il 10%. Appendino col suo pasticciaccio olimpico (prima no, poi sì, poi scaricata dal suo stesso governo), Raggi con gli altri innumerevoli pasticci. Le due donzelle hanno dimostrato che non sono in grado di governare nemmeno un condominio.
Di Maio deve cominciare a combattere quello che lui teme veramente, il quartetto formato da Conte, Tria, Savona e Mattarella. L’ex direttore generale di Bankitalia è totalmente d’accordo con il suo allievo Tria. Supportato costantemente da Mattarella, Conte, da cartonato comincia a tirare cartoni: se devo assumere responsabilità (dal Consiglio Europeo al G7) ho anche delle prerogative. Dopo aver abbozzato sul caso Rocco Casalino, imposto come portavoce vanesio da Di Maio, per il ruolo di Segretario generale della presidenza del Consiglio ha scelto autonomamente Roberto Chieppa, pura espressione dell’establishment (era all’Antitrust).
Ora Conte si è impuntato per la scelta del commissario per il ponte di Genova. I vicepremier si sono opposti. Risultato: i commissari saranno due, uno per Conte, uno per i pentaleghisti. Il premier pensa a un avvocato che conosca bene le regole, visto che Autostrade ha il coltello dalla parte del manico: revocare la concessione ai Benetton sarà durissima e finirà con un compromesso destinato a far infuriare i grillini che avevano bevuto le parole di Di Maio (“via la concessione”).