DAGONEWS! - PARLAMI D’AMORE, MARIUPOL - SUL TAVOLO DELLE TRATTATIVE TRA UCRAINA E RUSSIA C’È UNA QUESTIONE, OLTRE A DONBASS E CRIMEA, CHE PESA PIÙ DI TUTTE: IL DESTINO DELLA CITTÀ DI MARIUPOL - PUTIN LA VUOLE ANNETTERE E ZELENSKY, PUR DI ARRIVARE A UNA TREGUA, FORSE ACCETTEREBBE. MA SIAMO NEL CAMPO DELL’INDICIBILE, ANCHE PER LA REALPOLITIK PIÙ SPINTA. E ALLORA, CHE SI FA? LE DIPLOMAZIE SONO A LAVORO PER TROVARE UNA FORMULA SPENDIBILE - LE IPOTESI

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vladimir putin volodymyr zelensky

Sul tavolo delle trattative tra Ucraina e Russia c’è una questione, oltre al riconoscimento dell’indipendenza del Donbass e dell’annessione della Crimea, che pesa più di tutte: il destino della città di Mariupol.

 

Devastata dai bombardamenti russi, la città del Donbass è il corridoio sul mare tra le regioni già occupate che Mosca pretende di far sua. Per arrivare al cessate il fuoco, Putin la vuole annettere. Il presidente ucraino Zelensky, pur di arrivare a una tregua, prenderebbe in considerazione l’idea. Ma siamo nel campo dell’indicibile, anche per la realpolitik più spinta.

 

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A differenza di Donetsk e Luhansk, a maggioranza russofone, gli abitanti di Mariupol non vogliono finire sotto il giogo del Cremlino. Hanno subìto i bombardamenti, combattuto strenuamente, vissuto la distruzione delle loro case e raccolto i cadaveri in strada: non accetteranno mai la sottomissione a “Mad Vlad”.

 

E allora, che si fa? Le diplomazie sono a lavoro per trovare una formula politica spendibile per Mariupol. La storia offre un ampio campionario di ipotesi, dalla divisione in due di Berlino al modello Cipro. Non si esclude l’opzione di rendere la città zona franca.

 

Ps: l’uscita infelice di Joe Biden su Putin (“Non può restare al potere”) ha ricordato quella di Mario Draghi su Erdogan (“Con questi dittatori di cui pero' si ha bisogno, uno deve essere franco nell'esprimere la propria diversita' di vedute e deve essere pronto a cooperare per assicurare gli interessi del proprio Paese”).

putin zelensky biden

 

Ma a differenza del sultano di Ankara, a cui la frase fu fatta digerire da diplomatici e feluche, a Putin quelle parole sono rimaste sul gozzo.

 

“Mad Vlad” è ormai un uomo solo al comando, non ascolta nessuno, non ci sono camere di compensazione che possano filtrare i disaccordi e ammorbidire gli spigoli. Recuperare un minimo di rapporto con il Cremlino, dopo aver apertamente ventilato un “regime change”, sarà molto difficile per la Casa bianca. E chissà che la sparata fatta a braccio da Biden non complichi ulteriormente il dialogo per il cessate il fuoco.

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