DAGOREPORT - BENVENUTI AL PRIMO CASO DI UNA APPLICAZIONE DI MESSAGGISTICA CHE DIVENTA CYBER-WAR, CAMPO DI BATTAGLIA TRA RUSSIA E SERVIZI DI ALTO SPIONAGGIO OCCIDENTALE - CHI HA IN MANO I CODICI DI TELEGRAM HA IN MANO UN POTENTISSIMO ARSENALE DI INFORMAZIONI: L’APP VIENE UTILIZZATA, ATTRAVERSO CANALI SECRETATI, DALLE FORZE MILITARI DI MOSCA E DI KIEV, DI HAMAS E DELLA JIHAD, ISIS, ETC.. - PER RILASCIARLO SOTTO CAUZIONE, SEGUITO E PROTETTO DALL’INTELLIGENCE, QUALE COMPROMESSO È STATO RAGGIUNTO TRA MACRON E DUROV? CHE RICADUTA PUÒ AVERE IL FATTO CHE IL FRATELLO NIKOLAJ, CERVELLO TECNOLOGICO DI TELEGRAM, SIA NELLE MANI DI MOSCA? C’È BUONA ARMONIA TRA I DUE FRATELLI, DAL MOMENTO CHE NIKOLAJ NON HA MAI AGGIUNTO AL PASSAPORTO RUSSO, QUELLO DI ALTRI PAESI? E’ VERO CHE OGNI FRATELLO HA LA METÀ DEI FATIDICI CODICI DI TELEGRAM, COME POLIZZA SALVA-VITA?


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Come direbbe l’antico Umberto Bossi: Chi ce l’ha Durov, vince! Stiamo assistendo infatti al primo caso di una applicazione di messaggistica che diventa cyber-war, campo di battaglia tra Russia e servizi di alto spionaggio occidentale (Francia, Gran Bretagna ed ora anche Stati Uniti).

 

Essì: chi ha in mano i codici di crittografia di Telegram ha in mano un potentissimo arsenale di informazioni, perché l’App viene utilizzata, attraverso i canali secretati, dalle forze militari di Mosca e di Kiev, di Hamas e della Jihad, etc..

 

L’app di Durov, messa in rete nel 2013, non poteva reggere alla guerra in corso da due anni tra Russia e Ucraina. E quando il tenero Putin ha ordinato di consegnare i codici di accesso alla crittografia, che avrebbero spalancato i canali secretati di Telegram, il palestrato Durov ha capito che i suoi giorni erano contati.

putin macron

 

E ha cercato protezione sotto l’ala di Macron da cui aveva già ottenuto nel 2021 (in cambio di che cosa?) la cittadinanza francese, che il palestrato Pavel aveva chiesto già dal 2018, dopo una serie di incontri con il toyboy dell’Eliseo.

 

Di sicuro, come scrive il “Wall Street Journal”, il presidente francese ha chiesto a Durov di portare Telegram sotto la Tour Eiffel. Per rilasciarlo sotto cauzione, seguito e protetto dai servizi di intelligence francesi, è altrettanto certo che sia stato raggiunto un compromesso tra l’Eliseo e Durov.

 

Nikolai Durov

Di qui in poi, si naviga nel mare aperto delle supposizioni: quali compromessi hanno raggiunto Pavel Durov e Macron? Che ricaduta può avere il fatto che il fratello Nikolaj, cervello tecnologico di Telegram, sia nelle mani di Mosca, come sostengono le intelligence occidentali?

 

Ancora. Chi dei due fratelli Durov ha in tasca le chiavi per disvelare i canali secretati dell’app? E c’è buona armonia tra i due fratelli, dal momento che Nikolaj non ha mai aggiunto al passaporto russo, quello di altri paesi (oltre a quello francese, quello emiratino e di Saint Kitts and Nevis)? E’ vero che ogni fratello ha la metà dei fatidici codici di Telegram, come polizza salva-vita?

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pavel durov e il fratello nikolaj
A sinistra Pavel Durov - a destra Juli Vavilova in Kazakistan
pavel durov prima dei ritocchini (e dei miliardi)
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PAVEL DUROV A DUBAI