DAGOREPORT - A GRILLO NON È SEMBRATO VERO CHE LO STATUTO DI CONTE FINISSE NEL CESTINO. FIN DALL’INIZIO (20 GIUGNO 2021) L’ELEVATO L’AVEVA BRUCIATO (“UNO STATUTO SEICENTESCO“) E LEGNATO CONTE: “NON HA NÉ VISIONE POLITICA, NÉ CAPACITÀ MANAGERIALI. NON HA ESPERIENZA DI ORGANIZZAZIONI, NÉ CAPACITÀ DI INNOVAZIONE”. CERTO, MAI POTEVA PENSARE CHE PEPPINIELLO APPULO FALLISSE SULLA STESURA DELLO STATUTO, E SI È IMBUFALITO - DENTRO IL PD, PERCULANO LETTA COSÌ: “CHE FACCIAMO ORA, PARLIAMO CON CRIMI?”
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A Grillo non è sembrato vero che lo statuto di Conte finisse nel cestino della Procura Di Napoli. Fin dall’inizio – correva il 20 giugno del 2021 – l’Elevato aveva bruciato così la bozza e il suo autore con pochette a tre punte: “Non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito unipersonale governato da uno statuto seicentesco…E Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha né visione politica, né capacità manageriali. Non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione”.
Certo, mai poteva pensare che l’azzimato avvocato dello studio Alpa fallisse sulla stesura dello Statuto e si è imbufalito, come al solito. Da parte sua, Conte, conoscendo del movimento solo Ta-Rocco Casalino, non si aspettava grillini così puntigliosi. Saltati tutti gli organi, decapitato il vertice, Di Maio che sapeva come sarebbe andata a finire fin dal momento delle sue dimissioni da garante, ride sotto i baffi: adesso Peppiniello Appulo non può neanche permettersi quello che minacciava fino a ieri: abbandonare l’alleanza di governo.
Ora, delegittimato così dalla Magistratura, l’ex presidente ha messo in ambasce Enrichetto Letta. Dentro il Pd, lo perculano così: “Che facciamo ora, parliamo con Crimi?”
Intanto, Franceschini e l’amico Fassino stanno muovendosi per fondersi con la corrente di Orlando per guerreggiare ad armi pari con la fortissima corrente di ex renziani, Base Riformista, guidata da Guerini e compagni.