1. LUGLIO SI CONFERMA IL MESE PIÙ CRUDELE PER IL FASCISMO DI IERI (25 LUGLIO, LA CADUTA DEL DUCE) E PER IL POST-FASCISMO DI OGGI (18 LUGLIO, L’EURO-CAPITOMBOLO DELLA DUCETTA) 2. IL "NO" A URSULA VON DER LEYEN SEGNA LO SPARTIACQUE DEL GOVERNO MELONI NON SOLO IN EUROPA MA ANCHE IN CASA: SI TROVERÀ CONFICCATA NEL FIANCO NON UNA BENSÌ DUE SPINE. OLTRE ALL'ULTRA' SALVINI, S'AVANZA UNA FORZA ITALIA CON VOLTI NUOVI, NON PIÙ SUPINA MA D’ATTACCO, CHE ''TORNI AD ESSERE RIFERIMENTO DEI TANTI MODERATI DEL PAESE” (PIER SILVIO)
3. ORA I PALAZZI ROMANI SI DOMANDANO: CON DUE ALLEATI DI OPPOSIZIONE, COSA POTRÀ SUCCEDERE AL GOVERNO DELLA UNDERDOG DELLA GARBATELLA? NELLA MENTE DELLA DUCETTA SI FA STRADA L’IDEA DI ANDARE AL VOTO ANTICIPATO (COLLE PERMETTENDO), ALLA RICERCA DI UN PLEBISCITO CHE LA INCORONI “DONNA DELLA PROVVIDENZA” A PIAZZA VENEZIA
4. MA CI STA TUTTA ANCHE L’IDEA DI UNA NUOVA FORZA ITALIA CHE RIGETTI L'AUTORITARISMO DI FDI PER ALLEARSI CON IL PARTITO DEMOCRATICO E INSIEME PROPORSI ALL’ELETTORATO ITALIANO COME ALTERNATIVA AL FALLIMENTO DEL MELONISMO DEL “QUI COMANDO IO!”
DAGOREPORT
Luglio si conferma il mese più crudele non solo per il fascismo di ieri (25 luglio, la caduta del Duce) ma anche per il post-.fascismo di oggi (18 luglio, l’euro-capitombolo della Ducetta).
Il catastrofico voto contrario a Ursula von der Leyen segna lo spartiacque politico del governo di Giorgia Meloni, non solo in Europa ma anche in casa. Dal 18 luglio, infatti, la Fiamma Magica di Palazzo Chigi (Giorgia, Arianna, Fazzolari e Scurti) si troverà conficcata nel fianco non una bensì due spine. Del resto, finora la vera opposizione al melonismo senza limitismo è avvenuta all’interno della maggioranza di governo da parte di Salvini, mente Schlein e Conte si baloccano con le loro ambizioni sbagliate.
Oltre a contrastare i sabotaggi quotidiani e gli sberleffi acidi di Matteo Salvini, che dal basso di una Lega galleggiante intorno 9% non smette un attimo di mettere i bastoni tra le ruote all’autoritarismo della Marchesa del Grillo (“Io ho il 30% e voi non siete un cazzo!’’), dopo il 18 luglio la Melona si troverà a combattere con una nuova Forza Italia, non più supina ai suoi piedi al limite dell'inesistenza.
Un partito così ‘’cameriere’’ che, quando in un ristorante di Bolgheri Meloni propose a Salvini di sparare la tassa sugli extra profitti bancari in cambio della legge sull’autonomia differenziata, la decisione avvenne a insaputa non solo di Bankitalia e istituti di credito ma tenendo del tutto all’oscuro anche la terza gamba del governo, il vicepremier, ministro degli Esteri e presidente di Forza Italia, il trasparente Antonio Tajani.
A quel punto, toccati nel vivo dei loro interessi (Banca Mediolanum), i “padroni” di Forza Italia reagirono con due micidiali missili catodici: i fuori onda di “Striscia la notizia” sulle smanie libertine del compagno della Meloni, Andrea Giambruno. E la tassa, che per Fazzolari e camerati doveva rappresentare alla “Nazione” come il governo Ducioni sistemava per le feste gli “usurai” dei risparmi degli italiani, finì nel cestino delle minchiate.
Per la gioia della Famiglia di Arcore seguirono poi altri “sgarbi” non da poco: prima il Decreto Capitali by Fazzolari-Caltagirone per finire con Salvini talmente furioso con i talk di Mediaset, che dopo aver pompato la Lega fino a issarla oltre il 30% l’hanno poi abbandonarlo per sintonizzarsi solo su Giorgia-Giorgia-Giorgia, che riesce a imporre al Consiglio dei ministri il taglio di 20 euro ai 90 del canone Rai. Una decurtazione al bilancio di viale Mazzini di 400 milioni che, se per il 2024 sono stati recuperati dal Mef, dal 2025 porteranno ad alzare il tetto pubblicitario della Rai a scapito delle casse di Mediaset, La7, Discovery, etc.
Dal 18 luglio, la tarantella meloniana-salviniana intorno a quel tonto dormi-in-piedi di Tajani, deve finire. Marina e Pier Silvio hanno deciso di cambiare, e subito, spartito e musica. Negli ultimi due giorni, se Dagospia ha lanciato l’indiscrezione che vuole la Famiglia decisa ad abbandonare “Il Giornale” nelle mani di Angelucci e Sallusti, ormai soldatini di Meloni, e comprarsi un giornale (“Il Giorno” di Riffeser?), da “Repubblica” al “Corriere”, sono apparsi diversi articoli che hanno annunciato la nuova Forza Italia.
Scrive Antonio Fraschilla su “la Repubblica”: “Esalta il ruolo di Forza Italia nel voto alla presidenza della Commissione Ue di Ursula von del Leyen, rimarcando le distanze con gli alleati di governo Giorgia Meloni e Matteo Salvini e sottolineando il ruolo «moderato» del partito. E nel frattempo prepara subito nuovi ingressi. All’indomani della strigliata arrivata da Pier Silvio Berlusconi, che vuole una Forza Italia d’attacco con volti nuovi e che torni a essere riferimento “dei tanti moderati del Paese”.
Il ragionamento dei fratelli di Arcore ruota sul fatto che il declino di Forza Italia è stata la conseguenza di un Silvio Berlusconi malato, privo di energie per curarsi del suo partito, di qui l’emorragia di voti verso Fratelli d’Italia che fece il grande balzo approfittando del suo ruolo di unica forza di opposizione durante il governo-ammucchiata di Mario Draghi.
Secondo Marina e Pier Silvio, d’accordo con vari analisti, lo zoccolo duro del partito fondato da Meloni-La Russa-Crosetto resta intorno al 10% di fidelizzati, l’altro 20 non è radicato tra i nostalgici del post-fascismo ma rappresenta quel voto mobile, deluso e deideologizzato, che prima ha premiato i Cinque Stelle, poi la Lega e infine Fratelli d’Italia. Occorre quindi recuperare gli elettori che hanno sempre votato Silvio Berlusconi e la sua idea di partito moderato, liberale e conservatore, erede della Democrazia Cristiana che fu.
Ancora ”La Repubblica”: “I Berlusconi, Marina e Pier Silvio, hanno chiesto un cambio di passo, spinti anche dai loro consiglieri Mediaset che quando in tv vedono alcuni vecchi volti del partito saltano su dalla sedia. Non a caso proprio da Cologno Monzese, via Fedele Confalonieri, è ripartito il refrain sui «volti nuovi e smart». Il segretario per mercoledì ha convocato i dipartimenti di Fi e ha chiesto di coinvolgere nei territori volti nuovi: soprattutto professionisti, tecnici di area, gente con «esperienza».
E così mentre in tv nei programmi Mediaset anche per assecondare i desiderata dei manager dei Berlusconi, da un po’ ha iniziato a mandare volti giovani, come quello di Simone Leoni, adesso Tajani ha chiesto ai suoi una sorta di «fase due»”. (Tra i volti che spingono Marina a spegnere la televisione c’è di sicuro quello del capogruppo al Senato di Forza Italia, l’immarcescibile Maurizio Gasparri che un bel giorno, manco fosse un Achille Starace, ha proposto addirittura l’assegno di maternità).
Ora i Palazzi romani si domandono, più curiosi di una scimmia: chissà cosa potrà succedere al governo della Underdog della Garbatella, già col fianco martoriato dal “mordi e fuggi” quotidiano del “Patriota” Salvini, con l’arrivo a Palazzo Chigi della “Fase Due” di Forza Italia, un alleato non più disposto a portare il tovagliolo sul braccio da bravo cameriere?
Quello svalvolato di Matteo Renzi, intervistato dal ‘’Corriere’’, alla domanda: “Il governo potrebbe cadere prima della fine della legislatura?”, ha risposto: “Sì. Sarà la stessa Meloni ad anticipare per evitare di perdere il referendum costituzionale e perché, se anche trova i soldi della legge di Bilancio 2025, sull’anno successivo è strangolata dai vincoli”.
L’idea di andare al voto anticipato, alla ricerca di un plebiscito popolare che la incoroni “Donna della provvidenza” sul balcone di Piazza Venezia, prima che sia strangolata economicamente dalle regole del nuovo Patto di Stabilità (il taglio di 10 miliardi del deficit metterebbe in crisi anche un Draghi) e finire logorata dalla visione politica più lontana che mai dei due partiti alleati (quella sovranista e populista di Salvini contro quella liberale e europeista di Forza Italia), ci sta tutta nella mente esaltata di “Io so’ Giorgia”, la cui unica cultura politica è quella di fare a cazzotti con l’opposizione (non ha mai lasciato via della Scrofa per Palazzo Chigi).
(Ovviamente, tra il desiderio e la realtà, bisogna fare i conti con Sergio Mattarella).
Come d’altra parte, ci sta tutta anche l’idea di una nuova Forza Italia, ''faro dei moderati che guarda al futuro con l’innesto di giovani energie'' (Pier Silvio), che rigetta l’anti-europeismo tafazziano del 18 luglio mollando al suo destino l’arroganza e la tigna della Fiamma Magica di Palazzo Chigi per traslocare sulla sponde dell’opposizione quale partito di centro (lasciato orfano dalla psicoegolatria di Calenda e Renzi) alleandosi con il Partito Democratico e quello che resterà in piedi di Conte e M5S, e insieme proporsi all’elettorato italiano come alternativa al fallimento del melonismo del “Qui comando io!”.