DAGOREPORT
Servirebbe la canzone di Franco Battiato, “Centro di gravità permanente”, come manifesto programmatico della tanto evocata “area moderata e di ispirazione cattolica”, fu Democrazia Cristiana.
Il cosiddetto terzo polo, presidiato dai due dioscuri dell’ego espanso, Renzi e Calenda, si sta ogni giorno che passa riducendosi a una reliquia del passato.
Come cantava il maestro di Milo, servirebbe un centro che “non faccia cambiare idea sulle cose e sulla gente”. Perché da quelle parti, divisioni, ripensamenti e ostilità personali abbondano.
Ma l’area resta una chimera in attesa di padroni. Un incauto Romano Prodi ha lanciato come un kamikaze verso la leadership del centro l’esattore di Stato, il cattolico di bella presenza Ernesto Maria Ruffini.
Nel giro di due giorni, mentre i giornali hanno annunciato il suo nome, a destra ne hanno chiesto le dimissioni, a sinistra ne hanno messo in dubbio carisma e leadership.
Risultato? Ruffini esce dall’Agenzia delle Entrate (d’altronde voleva andarsene per aperte incomprensioni con il viceministro delle Finanze, il fratellini d'Italia Maurizio Leo) e oggi annuncia a Fiorenza Sarzanini che non scenderà in politica, pur rivendicando il “diritto a parlare”.
A prenderlo di mira, sono arrivati un po’ tutti i rosiconi d'Italia: da Carlo Calenda a Beppe Sala, scettici sull’appeal mediatico dell’ex Mister Fisco. Nel mirino finisce anche la modalità con cui è maturata questa maldestra quanto evanescente discesa in campo.
Innanzitutto perché sono in molti a temere che Ruffini, che ha un profilo da civil servant vicino al “mondo cattolico di sinistra di Mattarella”, e molto apprezzato in Vaticano, finisca per essere sfruttato come frontman di una corrente del Pd, che si rispecchia nel vecchio universo riformista-margheritone (Castagnetti, Guerini, Delrio, Fioroni), invece di dare vita a una proposta più moderna, rappresentativa e ampia, che coinvolga l’associazionismo cattolico orfano dello scudocrociato, le liste civiche e i sindaci (Lo Russo a Torino, Ricci a Pesaro, Lepore a Bologna, Sala a Milano).
La disponibilità di Ruffini ad essere parte di una “cosa di centro”, ora dovrà superare l’esame pratico: attrarre consenso, allargare il perimetro degli interlocutori e fronteggiare i sabotatori interni. Perché nessuno, finora, ha dimostrato una qualche vaga disponibilità a mettere a disposizione il proprio orticello per la causa comune.
IL CAMPO LARGO - MEME BY EDOARDO BARALDI
Di certo, qualcosa andrà fatto, visto che il mondo cattolico che va dal Vaticano del cardinale Zuppi a Sant’Egidio, non si riconosce nei valori arcobaleno del Partito democratico guidato dalla multigender Elly Schlein, e spinge a vari livelli per la creazione di un nuovo partito, agganciato alla grande tradizione del cattolicesimo sociale che va dal partito popolare di don Sturzo alla Democrazia Cristiana di De Gasperi.
Ps. A proposito di associazionismo e mondo civico: il nome che a Milano circola come candidato sindaco per il dopo Sala è quello di Mario Calabresi.
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