DAGOREPORT – COME MAI NETANYAHU HA CACCIATO IL POPOLARISSIMO MINISTRO DELLA DIFESA ISRAELIANO, YOAV GALLANT? LA RICHIESTA DI UNA COMMISSIONE DI INCHIESTA SULLA STRAGE DEL 7 OTTOBRE 2023 DI GALLANT AVREBBE MANDATO FUORI DI TESTA “BIBI” – LE MALDICENZE A TEL AVIV: GLI OO7 DELLO SHIN BET E IL PREMIER AVREBBERO LASCIATO MANO LIBERA AD HAMAS DI PROPOSITO, AFFINCHÉ LA STRAGE OFFRISSE UN PRETESTO PER SPIANARE DEFINITIVAMENTE GAZA - CHE SUCCEDE A GAZA CON TRUMP ALLA CASA BIANCA? DUE COSE SONO CERTE: AL TYCOON NON GLIENE FREGA NIENTE DEL MEDIORIENTE, E DETESTA L’IRAN....
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Come mai Benjamin Netanyahu ha licenziato improvvisamente il Ministro della Difesa, Yoav Gallant, nel bel mezzo delle elezioni americane? Da vecchio volpone, Bibi ha approfittato della distrazione della Casa Bianca per silurare non solo l’uomo più vicino al Pentagono, ma anche il suo avversario più ostico, considerata la popolarità e l’autorevolezza conquistata in tredici mesi di guerra.
Ad amplificare le distanze tra i due, fino a renderle insanabili, è stata la richiesta di Gallant di istituire una Commissione di inchiesta sui fatti del 7 ottobre 2023, proposta a cui Netnayahu ha sempre detto no. Una posizione intransigente, che ha generato più di un sospetto.
E di bocca in bocca, circola una maldicenza, che vorrebbe il servizio segreto interno di Israele, lo Shin Bet, fosse d’accordo con Netanyahu nel lasciare campo libero ad Hamas, abbassando il livello dei controlli, affinché la strage dei terroristi palestinesi offrisse, come poi avvenuto, un pretesto per avere mano libera e radere al suolo Gaza.
A questo sospetto se ne aggiunge un altro, più sostanziale. Che Hamas abbia agito su invito di un altro paese (Iran o Qatar?) per compiere la strage del 7 ottobre 2023.
Che cosa succederà ora nel conflitto israelo-palestinese con Trump alla Casa Bianca? Ci sono due punti fermi: al tycoon non gliene frega niente del Medio Oriente, di cui sa poco, e detesta l’Iran. Sulla base di questi assunti è plausibile che Trump spinga Netanyahu a cercare accordi di collaborazione con i Paesi sunniti nell’area, che rappresentano l’85% del mondo islamico, sulla scia degli Accordi di Abramo, siglato proprio sotto la sua prima presidenza.
Pur detestando il regime degli ayatollah, fedele alla sua idea anti-belligerante, Trump non vuole essere coinvolto da Netanyhau in un conflitto esteso contro l’Iran.
Una minaccia, quella rappresentata dal regime di Khamenei, che “The Donald” ha piuttosto ridimensionato dopo essersi convinto che l’Iran non disponga attualmente di ordigni nucleari (anche se gli 007 hanno fatto presente che il regime si è dotato di bombe ad alto potenziale).
Il contesto politico iraniano è d’altro canto molto confuso in questa fase. La tanto annunciata vendetta contro Israele finora non è arrivata, anche per aspettare l’esito delle elezioni americane e aver uno scenario geopolitico più chiaro.
A Teheran si agitano diverse pulsioni rispetto al conflitto con Israele: i pasdaran vorrebbero passare all’azione e colpire il “nemico sionista”, mentre il Presidente Pezeshkian è contrario.
La decisione finale, come al solito, sarà nelle mani e nel turbantone della Guida Suprema Ali Khamenei, che ha anche un’altra gatta da pelare: il rapporto problematico con Putin. L'Iran, infatti, ha fornito e fornisce droni a Mosca da usare in Ucraina. In cambio, Teheran si aspettava dal Cremlino missili a lungo raggio per colpire Israele. Ma da Putin non è arrivato ancora nulla…