DAGOREPORT – VOCI (NON CONFERMATE) DALL’IRAN: IL REGIME DELL’AYATOLLAH AVREBBE TESTATO UN ORDIGNO NUCLEARE NEL DESERTO DI SEMNAN – SAREBBE UN MONITO PER NETANYAHU: NON ATTACCARE SENNO’ RISPONDIAMO CON L’ATOMICA – PIU’ DELLE MINACCE DI KHAMENEI CONTA L’ECONOMIA: CINA E INDIA SONO I PRINCIPALI CLIENTI DEL PETROLIO DI TEHERAN E SE “BIBI” COLPISCE I SITI PETROLIFERI IRANIANI PUO’ TERREMOTARE L’ECONOMIA GLOBALE – BIDEN CHIAMA NETANYAHU E GLI CHIEDE DI NON TOCCARE I GIACIMENTI…


 

 

 

DAGOREPORT

MISSILI IRAN

Una voce si rincorre sui social tra gli account dei falchi pro-Iran e gli appassionati di intelligence: nella notte tra sabato e domenica Teheran avrebbe testato un ordigno nucleare nel deserto di Semnan.

 

Dal regime non hanno rivendicato il successo del test, ma ad alimentare le teorie ci si sono messi vari canali Telegram iraniani, che hanno rilanciato la notizia di un terremoto registrato dai sismografi della vicinia Armenia: avrebbero rilevato una scossa con epicentro nel paese di Khamenei. Secondo questi canali, il confronto tra le vibrazioni tipiche dei terremoti e quelle provocate dai test nucleari confermerebbe l’ipotesi di uno “strike”.

 

LA PRESUNTA SCOSSA DI TERREMOTO IN IRAN DOPO IL TEST NUCLEARE A SEMNAN

Diversi organi di informazione armeni, però, hanno citato come fonte l'Istituto di geofisica dell'Università di Teheran e non una stazione sismologica armena.

 

Come a dire: noi non ne sappiamo niente. Il sito web di notizie NorNews, che opera informalmente come principale braccio mediatico del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Repubblica Islamica, ha liquidato le speculazioni nucleari come “voci” e ha sottolineato ancora una volta che i test nucleari contraddicono la dottrina di difesa dell'Iran.

 

Saranno solo voci, ma l’allarme si è diffuso in tutto il Medio Oriente, arrivando fino a Washington.

 

ali khamenei con in mano un fucile prega per nasrallah a teheran

L’eventuale bomba nucleare in mano ai turbanti di Teheran, dopo anni di sperimentazione sotto il naso complice di Usa e Ue (secondo gli accordi farsa del 2015 gli ayatollah avrebbero dovuto eliminare le riserve di uranio a medio arricchimento e tagliare del 98% quelle a basso arricchimento), cambierebbe completamente lo scenario.

 

Il Mossad è stato subito allertato. Per gli 007 di Tel Aviv, quello di Teheran sarebbe un deterrente verso il possibile attacco di Israele, in risposta ai 180 missili lanciati martedì scorso dagli ayatollah. Come a dire: sappiate che abbiamo la bomba, e siamo pronti a usarla. Non è un caso che proprio oggi il “Times of Israel” abbia pubblicato la notizia secondo cui Netanyahu avrebbe deciso di colpire “solo” strutture militari iraniane e non quelle nucleari.

BENJAMIN NETANYAHU ALL ONU DENUNCIA IL PROGRAMMA NUCLEARE IRANIANO

 

“Bibi” oggi pomeriggio si è sentito al telefono con Joe Biden: dopo giorni di forte tensione, il colloquio tra il presidente americano e “quel figlio di puttana” di Netanyahu, come lo avrebbe chiamato in privato proprio “Sleepy Joe”, si è riaperto.

 

È la legge della politica internazionale, che vale sempre: è nei momenti di massima tensione che tutti gli attori in campo avvertono il bisogno di arrivare a una tregua.

 

missili iraniani sui cieli di israele 5

Un cessate il fuoco con il Libano sarebbe utile a Netanyahu per far tornare gli oltre 60mila israeliani costretti a lasciare le loro case nel nord del Paese per i missili di Hezbollah. Ma sarebbe comodo anche al regime teocratico iraniano: dopo la morte di Nasrallah, e del suo successore Safieddine, i miliziani libanesi sono diventati ingestibili.

 

Come possibile mediatore si è proposto l’Oman: il sultanato del Golfo, pur essendo un Paese sunnita, ha ottimi rapporti con l’Iran e non è ostile allo Stato ebraico.

 

La soluzione diplomatica potrebbe essere vicina, ma tutto ora dipende da Netanyahu. Il “dottor stranamore” di Israele insiste: le ultime vittorie militari gli hanno dato alla testa e si sente ormai investito di una missione quasi divina.

LA PRESUNTA SCOSSA DI TERREMOTO IN IRAN DOPO IL TEST NUCLEARE A SEMNAN 1

 

“Se non combattiamo l’Iran, moriamo, e non è solo la nostra lotta, ma quella di tutto il mondo civilizzato”, ha detto oggi, lasciando intendere che non retrocederà dai suoi intenti bellicosi. Se, fottendosene ancora una volta dei consigli americani, Israele colpisse i siti di arricchimento dell’uranio della fu Persia, Teheran è pronta a una risposta “nucleare”, come ha fatto capire il ministro degli esteri iraniano, Abbas Araghchi, ai paesi sciiti alleati.

 

La tensione è altissima, e a Washington, a meno di un mese dalle elezioni presidenziali, si “pesano” tutte le possibili ripercussioni.

 

XI JINPING ALI KHAMENEI

Al punto che ieri il “New York Times” ha evocato un clamoroso shock petrolifero, se gli eventi dovessero precipitare (soprattutto se Israele colpisse impianti di raffinazione o stoccaggio del greggio).

 

Il vero cetriolo, come al solito, non finirebbe tra le chiappe di Washington, sostanzialmente autonoma dal punto di vista energetico (il danno collaterale potrebbe essere un aumento di prezzo del greggio, “gestibile” come è stato nel caso della guerra in Ucraina), ma tra quelle europee, in primis. Subito dopo l’Ue, i Paesi più a rischio per una escalation, con eventuale terremoto sul mercato del greggio, sono Cina e India.

 

LA LOCALITA DOVE SAREBBE STATO REGISTRATO IL TERREMOTO IN IRAN

I due giganti asiatici non possedendo risorse naturali e sono i principali importatori dell’oro nero dell’Iran che è il quarto Stato al mondo per riserve e produzione di petrolio (e gestisce di fatto anche i pozzi iracheni). È proprio grazie agli “amici” asiatici che il sanguinario regime degli ayatollah è sopravvissuto senza grossi contraccolpi alle sanzioni americane: barili in cambio di provviste e beni di prima necessità.

 

La guerra si intreccia, come già visto per il conflitto in Ucraina, con un florilegio di interessi economici. Pechino e Nuova Delhi non vogliono una escalation né intendono affrontare una crisi petrolifera mondiale.

 

A chi conviene ora una “guerra totale” tra Israele e Iran? Di certo non agli Stati uniti: Biden ha chiesto a Netanyahu di lasciar perdere i siti “petroliferi” dell’Iran. I missili israeliani rischiano di creare contraccolpi pesantissimi all’economia globale.

PROTESTE CONTRO ISRAELE E USA IN IRAN

 

 

israeliani si rifugiano durante l attacco iraniano 1 foto lapresse
missili iraniani sui cieli di israele 6
CENTRALE NUCLEARE IRAN
missili iraniani sui cieli di israele 4
CENTRALE NUCLEARE IRAN
missili iraniani sui cieli di israele 7
israeliani si rifugiano durante l attacco iraniano foto lapresse
iraniani bruciano la bandiera di israele
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khamenei guida la preghiera per nasrallah a teheran
ali khamenei hassan nasrallah

 

vladimir putin ali khamenei
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