1. DAGOREPORT - I NOSTRI DISASTRATI POLITICI, IMPEGNATISSIMI A BALOCCARSI TRA EGOLATRIE E SCAZZI, NON SI ACCORGONO CHE STA DILAGANDO UNA NUOVA PANDEMIA: QUELLA ECONOMICA
2. L’ELEMENTO SCATENANTE È STATO IL VERTIGINOSO AUMENTO DEL COSTO DELL’ENERGIA E LA CONSEGUENTE INFLAZIONE, INNESCATE DALLA CRISI MILITARE RUSSIA-STATI UNITI SULL'UCRAINA 3. UN CAOS MONDIALE CHE HA UN RESPONSABILE: BIDEN. ORMAI CROLLATO NEI CONSENSI, PER RACCATTARE VOTI DEVE APPARIRE AI VACCARI AMERICANI COME IL RAMBO CHE COMBATTE LA RUSSIA. E TRA I DUE LITIGANTI CHI CI LASCIA LE PENNE È L’EUROPA, A PARTIRE DALL’ITALIA…
DAGOREPORT
I nostri disastrati politici, impegnatissimi a baloccarsi tra egolatrie e scazzi di cortile, scavando ogni giorno il proprio ombelico, non si accorgono che sta dilagando una nuova pandemia: quella economica.
L’elemento scatenante è stato il vertiginoso aumento del costo dell’energia e delle materie prime facendo decollare l’inflazione al 4%, bastonando l’economia europea e in primis l’Italia. Una congiuntura messa in moto dal duello militare Russia-Stati Uniti sull’ingresso o meno dell’Ucraina nella Nato. E così molte aziende italiche rischiano di chiudere i battenti. Due giorni fa, il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani non l’ha toccata piano: “Mi preoccupa il costo dell'energia. Il suo aumento, nell'arco del prossimo anno, rischia di avere un costo superiore all'intero Pnrr”.
Mentre il credo di Christine Lagarde, governatrice della Banca Centrale Europea, è di tenere il picco del tasso d’inflazione al massimo del 2%, il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner spinge per un aumento immediato dei tassi d’interesse. Da parte sua Lagarde, che è etero-comandata da Macron, continuerà a far comprare dalla Bce i titoli di Stato di Italia, Francia, Spagna, Portogallo, etc. – quelli italici ovviamente in maggior misura – ma fino al termine dell’anno, dopodiché, se l’inflazione non cala, aumenterà i tassi d’interesse.
Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, l’inflazione è arrivata al 6% ma non a causa della crisi Russa-Ucraina bensì è legata alla enorme montagna di dollari che l’amministrazione Biden ha immesso nel settore pubblico per fronteggiare il lockdown pandemico. Ovviamente, tra i due, chi sta peggio è il Vecchio Continente che deve importare quasi al completo dai paesi dell’Est l’energia di cui ha bisogno per mandare avanti le proprie economie.
Così, se la Francia ha il nucleare e la Germania di Scholz, con i verdi al governo, ha aumentato di nuovo la produzione di carbone, mentre la Spagna ne risente di meno perché ha meno comparto industriale e meno debito pubblico, chi va nei guai è lo Stivale di Draghi. Il bilancio tricolore non permette all’ex SuperMario, internazionalmente molto indebolito dopo il flop del Colle, di far spostamenti di bilancio per alleviare il costo delle bollette di energia.
Il premier in visita a Genova ha annunciato un intervento “di ampia portata, nei prossimi giorni” sull’energia: “il governo non dimentica il presente e il presente oggi ci fa vedere una realtà caratterizzata dalle difficoltà che famiglie e imprese hanno per l'aumento dei prezzi dell'energia elettrica". A tale proposito, Draghi ha avuto due colloqui telefonici con il Quirinale e ha chiesto un esplicito supporto politico a Mattarella, come da accordi prima di accettare di rimanere inchiavardato alla poltrona di Palazzo Chigi.
Ovviamente, l’incontro Macron-Putin non ha fatto per niente piacere a Washington con la volontà del presidente francese di mantenere gli accordi di Minsk (il protocollo del 2014 per porre fine alla guerra in Ucraina orientale) e quindi la richiesta di riprendere subito il dialogo del cosiddetto ‘’Formato Normandia’’ (Francia, Germania, Russia, Ucraina) che si sono riunite, il 26 gennaio scorso, per tentare di concordare misure di de-escalation in merito al conflitto in Ucraina, nel Donbass.
Anche se Macron, che siede sulla poltrona della presidenza di turno dell’Unione Europea, ci prova in tutti i modi di dare un’immagine dell’UE che riesce a negoziare con Putin, senza scornarsi con gli Usa, la faccenda non si sblocca. Perché il problema si chiama Biden. Sì, proprio colui che aveva annunciato, una volta preso possesso della Casa Bianca, di essere il portatore di un nuovo progetto politico con l’Europa - il cosiddetto multiculturalismo in barba al bilateralismo affaristico trumpiano - si è rivelato un paraculo che predica bene ma razzola male. Fin da quando, calzando la maschera del Marchese del Grillo, prese la decisione di ritirarsi dall’Afghanistan senza nemmeno inviare un whatsup agli alleati europei.
E con la questione Ucraina, “Sleepy Joe” non ha perso il vizio di considerare l’Unione Europea lo scendiletto degli Usa. Fino a prova contraria Biden avrebbe dovuto infatti concordare con Bruxelles la politica nei confronti di un paese europeo qual è la Russia. Ha fatto invece il ganassa perché è debolissimo, annientato da troppi guai in casa propria. Le misure necessarie per ridurre più rapidamente l'inflazione giunta al 6% rischierebbero di mandare in tilt l'economia. Il grande dilemma di Biden è questo: le uniche vere opzioni sono essere pazienti o causare una recessione.
In altre parole: se l'inflazione fa male, le recessioni possono fare ancor più male: le aziende non possono aumentare i prezzi e i lavoratori non possono chiedere una paga più alta se l'economia è in contrazione e più persone sono senza lavoro. Il fantasma di una nuova recessione svolazza sulle elezioni di medio-termine del prossimo novembre con le quali i Dem rischiano di perdere la maggioranza del Congresso (al Senato ha in più solo il voto di Kamala Harris) per finire a un crollo di consensi.
Così Biden, anche sparando parolacce da coattello ai giornalisti, per raccattare voti deve apparire all’elettorato americano come il Rambo che combatte la Russia e l’inflazione. Non a caso ha messo in moto la Cia per diffondere cazzate-news, e lo fa attraverso l’autorevole ‘’New York Times’’, del tipo: Putin ha schierato al confine orientale ucraino il 70 per cento delle sue forze armate, che potrebbe prendere Kiev in massimo 72 ore, che l’invasione provocherebbe fino a 50 mila morti civili e 5 milioni di profughi.
E tra i due litiganti chi ci lascia le penne è l’Europa, a partire dall’Italia…