DAGOREPORT! - PERCHÉ LE DIATRIBE TRA GIORGIA E MATTEO SU CHI SARÀ PREMIER SONO SOLO LOGORROICA FUFFA CHE FA GIRARE I CABASISI ALLA MUMMIA SICULA – CONTANO I VOTI: LA DRAGHETTA CE LA FA SE ALMENO UNO DEI DUE (LEGA E/O FORZA ITALIA) NON FA COMPLETAMENTE FLOP E TIENE (TIPO LEGA INTORNO AL 14% O FORZA ITALIA INTORNO AL 7/8, IPOTESI ENTRAMBE DIFFICILI SOPRATUTTO PER LA LEGA CHE VIAGGIA INTORNO ALL’11). MA I GUAI ARRIVERANNO ANCHE NEI CASO CHE IL TRUCE ARRIVI AL 15% E IL BANANA AL 10 - LE VARIABILI SONO TANTE MA TUTTE SPINGONO CONTRO MELONI PREMIER E L’INSEDIAMENTO DI UN GOVERNO DI SALUTE PUBBLICA O, MEGLIO, DI EMERGENZA NAZIONALE…
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DAGONOTA
Mattarella è straincazzato. Ha accolto con sorpresa e irritazione la dichiarazione di Giorgia Meloni che, da brava patriota, non conosce la Costituzione del suo paese e l’ha gettato nella mischia della campagna elettorale (“Se vinciamo le elezioni, Mattarella non può non indicarmi come premier”).
Poi, ieri, il Colle ha lanciato un secco comunicato per farci sapere che Marzio Breda, quirinalista del Corrierone non è più la persona che gode della massima fiducia del Presidente, puntualizzando: non mettete di mezzo il mio nome, please. Messaggio che va girato anche all’attenzione dell’editorialista di “Repubblica”, Stefano Folli.
Del resto, star a discutere oggi su chi occuperà la prima poltrona di Palazzo Chigi, è un compito vacuo. Queste sono le prime vere elezioni in Italia post pandemia. In tutti i paesi occidentali in cui si è votato dopo la strage del Covid ci sono state grosse sorprese. Alla fine, ciò che conta saranno i numeri.
Ad esempio se (come sembra) la Meloni arriva anche al 27% ma lo fa cannibalizzando Lega e Forza Italia rischia di fare la fine di Bersani nel 2013, ha l’incarico ma non fa il governo. Perché Berlusconi, di sicuro, si sfilerebbe dall’alleanza.
Altro scenario. La novella Draghetta ce la fa se almeno uno dei due (Lega e/o Forza Italia ) non fa completamente flop e tiene (tipo Lega intorno al 14% o Forza Italia intorno al 7/8, ipotesi entrambe difficili soprattutto per la Lega che viaggia intorno all’11 – Salvini non ha sfondato al Sud).
Ma i guai per la coalizione arriveranno anche nei caso che Salvini arrivi al 15% e Berlusconi al 10, perché verrà la golosissima tentazione di fare una federazione tra i due partiti, la somma dei quali scavalcherà i numeri di Fratelli d’Italia. A quel punto, vorranno comandare loro, i maschietti, premier in primis.
Le variabili della guerra fratricida del centrodestra sono tante ma tutte spingono contro Meloni premier e l’insediamento di un governo di salute pubblica o, meglio, di emergenza nazionale. E con gli scazzi che volano sarà divertente assistere al primo atto del nuovo parlamento: l’elezione del presidente della Camera (che va all’opposizione) e del presidente del Senato (promesso da Salvini-Ronzulli all’85enne Berlusconi per fargli mollare il governo Draghi). Ecco perché le diatribe tra i futuri vincitori su chi salirà a Palazzo Chigi sono solo logorroica fuffa che fa girare i cabasisi alla Mummia Sicula.
IL QUIRINALE NON È UNA CASA DI VETRO
Alessandro Sallusti per “Libero quotidiano”
Il problema era nell'aria, tanto che pochi giorni fa avevamo titolato questa prima pagina: «Attenti a Mattarella, i conti senza l'oste», ipotizzando che il Quirinale avrebbe messo becco - in parte gli compete sulla composizione del futuro governo per arginare un'eventuale vittoria a valanga del Centrodestra a guida Meloni.
Ieri Marzio Breda, decano dei quirinalisti, ha pubblicato un articolo, non a caso nascosto in basso a pagina 8, che è una vera bomba: «...il punto chiave del problema è questo: la Costituzione spiega che non c'è alcun automatismo. A Mattarella compete, dopo aver consultato le forze politiche presenti in Parlamento, e dopo averne ascoltato indicazioni e programmi, affidare l'incarico di formare un nuovo governo a chi offra maggiori garanzie sulla base di un saldo consenso degli alleati e di una maggioranza in Parlamento.
Tra i diversi fronti che Mattarella dovrà considerare per la nomina c'è pure la cornice geopolitica delle alleanze dove l'Italia è inserita, essendo il capo dello Stato garante dei trattati internazionali».
In altre parole, Breda sostiene, da sue fonti interne al Quirinale, che non è automatico che a una Meloni vincitrice corrisponda una Meloni premier. Apriti cielo, in mattinata l'ufficio stampa del Quirinale si è affrettato a far sapere che «sono del tutto privi di fondamento articoli che presumono di interpretare o addirittura dar notizia di reazioni o sentimenti del Colle su quanto espresso nel confronto elettorale. Questi articoli riflettono solo le opinioni dell'estensore».
Mai prima d'ora il Colle aveva smentito con tanta durezza una nota del suo giornalista principe. Cosa è successo non lo so ma escludo che Breda, collega che ben conosco e reputo tra i più scrupolosi e attendibili, si sia bevuto il cervello. Quelle teorie descritte non sono frutto della sua fantasia, semmai di quella di qualcuno di autorevole che vive o gravita al Quirinale. Che a differenza di ciò che si pensa non è un palazzo di vetro ma un luogo di intrighi e complotti.
Certo, ce lo dice Breda e io gli credo, qualcuno lì dentro ha dubbi che Meloni e Salvini possano governare. Questo qualcuno, ci dice il Colle, non è Mattarella. Bene, crediamo pure a questo, ma mi raccomando presidente: stavolta vigili bene, non come fece il suo predecessore Giorgio Napolitano.