DAGOREPORT! - SI SCRIVE DDL CAPITALI, SI LEGGE DECRETO FAZZOLARI-CALTAGIRONE - IL BRACCIO DESTRO (E TESO) DELLA DUCETTA È L’ARTEFICE DI DUE GENIALATE: LA TASSA SUGLI EXTRA PROFITTI BANCARI E IL DECRETO CAPITALI. LA PRIMA È FINITA NELLA POLVERE. PER LA SECONDA, INVECE, I GIOCHI SI CHIUDERANNO IL 6 FEBBRAIO ALLA CAMERA, CON IL VOTO IN AULA - IL DDL CAPITALI RAPPRESENTA LA RIVINCITA DEL CALTARICCONE DOPO AVER FALLITO LA CONQUISTA DI GENERALI E MEDIOBANCA (OVVIAMENTE, DI LANCIARE UN’OPA NON SE NE PARLA: PIÙ CONVENIENTE ENTRARE DALLA PORTA DI SERVIZIO) – ‘’FINANCIAL TIMES’’: GLI EMENDAMENTI HANNO CONFERITO AL TESTO UNA PIEGA PROTEZIONISTICA, A VANTAGGIO DEGLI INTERESSI DEGLI ALLEATI DELLA MELONI E SCORAGGIANDO GLI INVESTIMENTI INTERNAZIONALI”

-

Condividi questo articolo


DAGOREPORT

milleri nagel caltagirone milleri nagel caltagirone

 

Generali Assicurazione è stata la prima disfatta, a seguire è arrivata Mediobanca a sbarrare la porta di piazzetta Cuccia alle smanie di conquista di Milleri e Caltagirone. I fondi internazionali, ai nuovi arrivati, hanno preferito i dividendi doviziosi e certi elargiti da Donnet e Nagel. Nella Milano della finanza, all’indomani, circolarono voci di un rapporto in crisi tra il giovane erede di Del Vecchio e l’ottuagenario editore del “Messaggero”.

 

MELONI FAZZOLARI MELONI FAZZOLARI

Ovviamente, di lanciare un’Opa non se ne parla: più conveniente entrare dalla porta di servizio. Con l’arrivo di Giorgia Meloni, Caltariccone mette a disposizione le pagine del suo “Messaggero” al nuovo potere e, un pranzo tira l’altro, trova una leva per i suoi sogni di gloria nella persona di Fazzolari. Il braccio destro (e teso) della Ducetta è l’artefice di due genialate: la tassa sugli extra profitti bancari e il decreto Capitali.

 

FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE PHILIPPE DONNET

La prima sappiamo bene come è finita nella polvere. Per la seconda, invece, i giochi si chiuderanno il 6 febbraio alla Camera, con il voto in aula. Nel giro di venti giorni, comunque entro la fine del mese, il via libera definitivo del Senato. Il DDL Capitali rappresenta la rivincita del Calta perché esporrebbe fra un anno e mezzo all’ingovernabilità prima Generali e poi tra tre anni Mediobanca.

 

Non solo: molte altre società si troverebbero penalizzate senza una maggioranza assoluta e gli investitori internazionali non si azzarderebbero a mettere i propri capitali in imprese italiane.

ARTICOLO DEL FINANCIAL TIMES SU GIORGIA MELONI ARTICOLO DEL FINANCIAL TIMES SU GIORGIA MELONI

 

L’8 gennaio scorso un articolo del ‘’Financial Times’’ mise il dito nella piaga: “Le misure dovrebbero rilanciare l'economia italiana e arginare la fuga delle aziende locali verso i paesi concorrenti dell'UE, in particolare i Paesi Bassi. Dovrebbero inoltre favorire direttamente il programma di privatizzazioni del governo, che dovrebbe raccogliere 20 miliardi di euro nei prossimi tre anni.

 

“Ma tra alcune aziende e azionisti si è diffuso l'allarme che la normativa, anziché liberalizzare e incentivare gli investimenti nelle imprese italiane, possa fare il contrario. Gli emendamenti tardivi hanno conferito al testo una piega protezionistica, a vantaggio degli interessi degli alleati della Meloni e potenzialmente scoraggiando gli investimenti internazionali.

 

fazzolari meloni fazzolari meloni

“Tra gli emendamenti più eclatanti c'è una norma che incentiverebbe in modo estremo la detenzione di azioni per 10 o più anni, concedendo a questi investitori un diritto di voto 10 volte superiore a quello degli azionisti a breve termine. Sebbene la disposizione si applichi teoricamente a qualsiasi investitore, di fatto favorisce alcuni tipi di azionisti italiani… ciò metterebbe fuori gioco gli attivisti degli hedge fund.

 

“Inoltre, i nuovi meccanismi contorti per la nomina degli amministratori renderebbero potenzialmente inapplicabile un regime di corporate governance già di per sé bizzarro, in cui i consigli di amministrazione delle grandi società e gli azionisti più attivi spesso propongono liste di candidati amministratori in competizione tra loro.

 

Fabio Corsico Franco Caltagirone matteo Piantedosi Fabio Corsico Franco Caltagirone matteo Piantedosi

Conclude il quotidiano britannico: “Il beneficiario più evidente del disegno di legge emendato è il miliardario Francesco Gaetano Caltagirone, ottuagenario barone delle costruzioni e dei media, azionista di rilievo di due dei più potenti gruppi italiani di servizi finanziari, Generali e Mediobanca. Lui e i suoi alleati sono stati ostacolati nel tentativo di imporre nuovi consigli di amministrazione in entrambe le società. Caltagirone è anche un alleato chiave per il governo della Meloni: possiede giornali influenti in regioni dove il suo sostegno è forte”.

 

Ed ecco appalesarsi a Londra il Richelieu di Caltariccone, Fabio Corsico impegnatissimo a mandare sempre più messaggi agli investitori, come già fece prima delle assemblee di Generali e Mediobanca. E vantando forti aderenze a Palazzo Chigi, ingiunge loro di astenersi dal commentare (lui, semmai, auspicherebbe un plauso) il DDL Capitali.

 

Condividi questo articolo

ultimi Dagoreport

SULLA RAI ELLY NON SI È FATTA INFINOCCHIARE – IL MOTIVO CHE HA SPINTO SCHLEIN ALL’AVENTINO, OLTRE ALLA MANCATA RIFORMA DELLA GOVERNANCE DI VIALE MAZZINI, RIGUARDA LO STATO DELL’ARTE DEL PD – IL DUPLEX BOCCIA-FRANCESCHINI PUNTAVA A PIAZZARE UN PRESIDENTE DI GARANZIA CHIAMATO GIOVANNI MINOLI. UN NOME SU CUI ERA STATO TROVATO UN ACCORDO CON GIORGIA MELONI, GRAZIE AI CONTATTI DEL MARITO DI NUNZIA DE GIROLAMO CON GIAMPAOLO ROSSI – MA LA SEGRETARIA MULTIGENDER SI È RIFIUTATA DI PRENDERSI IN CARICO UN “INAFFIDABILE” COME IL MULTI-TASKING MINOLI – IL PROBLEMA DI ELLY È CHE NON HA NESSUN UOMO DI FIDUCIA IN RAI. PIUTTOSTO CHE INFILARSI IN QUEL LABIRINTO PIENO DI TRAPPOLE, HA PREFERITO CHIAMARSI FUORI – LA MOSSA DI NARDELLA: HA LANCIATO LA SUA CORRENTE PER STOPPARE FRANCESCHINI, CHE PUNTA A PASSARE IL TESTIMONE ALLA MOGLIE, MICHELA DI BIASE...

DAGOREPORT - RICICCIANO LE VOCI SU UNA FUSIONE TRA RENAULT E STELLANTIS. MA QUESTA POTREBBE ESSERE LA VOLTA BUONA – E' MACRON CHE SOGNA L'OPERAZIONE PER CREARE UN COLOSSO EUROPEO DELL'AUTOMOTIVE (LO STATO FRANCESE È AZIONISTA DI ENTRAMBI I GRUPPI) E, CON IL GOVERNO DI DESTRA GUIDATO DA BARNIER, A PARIGI NESSUNO OSERA' OPPORSI - E JOHN ELKANN? NON GLI PARE IL VERO: SI LIBEREREBBE DI UNA "ZAVORRA" E POTREBBE VELEGGIARE VERSO NEW YORK O LONDRA, PER FARE QUELLO CHE PIÙ GLI PIACE (E IN CUI È BRAVISSIMO): INVESTIMENTI E ACQUISIZIONI TRA LUSSO E TECH. TOLTASI DAI COJONI L'EX FIAT, NON AVREBBE PIÙ RAGIONE DI TENERSI “REPUBBLICA” E “STAMPA" E LE FAIDE CON IL COMITATO DI REDAZIONE

È ARRIVATA L’ORA DI PIER SILVIO? SEGNATEVI QUESTA DATA SUL CALENDARIO: APRILE 2025. POTREBBE ESSERE IL MOMENTO DELLA DISCESA IN CAMPO DI BERLUSCONI JR – “PIER DUDI” POTREBBE APPROFITTARE DI UNA SCONFITTA DEL CENTRODESTRA AL REFERENDUM SULL’AUTONOMIA PER RIPERCORRERE LE ORME DEL PADRE: METTERE IN PIEDI UNA NUOVA FORZA ITALIA, APERTA A DIRITTI E MINORANZE, EUROPEISTA E ATLANTISTA. A QUEL PUNTO, LE ELEZIONI ANTICIPATE SAREBBERO INEVITABILI – ORMAI È CHIARO CHE IL GOVERNO MELONI NON CADRÀ MAI PER MANO DELL’OPPOSIZIONE, SPOMPA E INETTA, MA SOLO ATTRAVERSO UN’IMPLOSIONE DELL’ALLEANZA DI DESTRA-CENTRO - LA DIFFIDENZA DI MARINA, TERRORIZZATA DALL'IPOTESI CHE IL FRATELLO FINISCA FAGOCITATO DA BATTAGLIE MEDIATICHE E GIUDIZIARIE, COME IL PADRE...