DATE UN PREMIO ALL’AVVOCATO DI NICOLE MINETTI: ‘LEI È COME CAPPATO, HA DIFESO LA LIBERTÀ DELLE OLGETTINE DI CONCEDERSI’. NONOSTANTE QUESTA MERAVIGLIOSA LINEA DIFENSIVA, L’EX IGIENISTA DENTALE, CON EMILIO FEDE, È STATA CONDANNATA IN APPELLO (2 ANNI 10 MESI A LEI, 4 ANNI 7 MESI A LUI) - FELTRI: ‘SOSTENERE CHE UN DIVO DELLA TV COME EMILIO FOSSE UN MAGNACCIA, MI PARE FOLLE. IO L'UNICA PERSONA CHE HO PORTATO A VILLA SAN MARTINO È STATO ALESSANDRO SALLUSTI (CHE NON SUSCITA DESIDERI EROTICI)
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1. FEDE E MINETTI IN GALERA PER IL BUNGA BUNGA
Cristiana Lodi per Libero Quotidiano
Le pene ridotte di un soffio: tre mesi di sconto per l' ex direttore del Tg4, Emilio Fede e due per l' ex igienista dentale del Cavaliere, Nicole Minetti. Così ha deciso la quarta sezione penale della corte d' Appello di Milano che, sintetizzando un favoreggiamento a "intermittenza" della prostituzione a casa di Silvio Berlusconi all' epoca premier, ha inflitto quattro anni e sette mesi a Fede. E due e dieci mesi a Minetti.
Tutto con buona pace della difesa dei due imputati, che ha arringato agguerrita e ostinata nel cercare di dimostrare che «il libero esercizio della prostituzione, quando non c' è costrizione, non è reato». Tradotto: il favoreggiamento della prostituzione da cui sono scaturite le condanne, non starebbe in piedi. Anzi, sarebbe «incostituzionale». Così ha (inutilmente) predicato in aula la difesa di Nicole Minetti (avvocati Pasquale Pantano e Paolo Righi), ribadendo che l' ex consigliera regionale lombarda, in occasione delle cene a Villa San Martino ha «semplicemente e soltanto dato un aiuto alle giovani ospiti dell' allora capo del governo, nell' esercizio libero della prostituzione». Pratica che «oltretutto rientra nella libertà di autodeterminarsi».
ESERCIZIO LIBERO
La signora Minetti, nello specifico e stando ai difensori, avrebbe insomma usato lo stesso metodo adottato dal leader dei Radicali, Marco Cappato, per affrontare il caso (la fine) di dj Fabo. Morto in Svizzera col suicidio assistito. Ergo, come il politico Cappato ha aiutato il paziente senza speranza di recupero «nell' esercizio del suo diritto di morire», così l' ex consigliere Nicole, «non ha ostacolato le ospiti di Silvio nel libero esercizio della prostituzione». E non si comprende come possa essere «criminologicamente o penalmente rilevante», aggiunge l' avvocato Pantano, «aiutare qualcuno nell' esercizio libero della prostituzione, in una società che si è evoluta rispetto alla prostituzione degli anni Quaranta a cui si riferisce la legge Merlin».
All' epoca, insiste l' avvocato, «non esistevano le escort che oggi invece si offrono liberamente». Dunque: «Se non esiste violazione della sfera di libertà, come avviene invece nella tratta delle prostitute schiave, non può esserci reato».
E per sostenere la tesi, il difensore, si richiama (invano) all' ordinanza della corte d' Appello di Bari che, nel processo sulle escort portate a Silvio Berlusconi (era Palazzo Grazioli tra il 2008 e il 2009) dall' imprenditore Gianpaolo Tarantini, ha inviato gli atti del procedimento alla Consulta sulla legge Merlin.
Idem la difesa dei due imputati, aveva chiesto in subordine all' assoluzione. Ma giudici di Milano hanno rispedito al mittente e fra novanta giorni dovranno motivarne le ragioni. Gli avvocati di Minetti, in particolare, volevano l' assoluzione dall' accusa di avere fatto prostituire sette signorine ad Arcore; gli avvocati di Fede (Maurizio Paniz e Salvatore Pino), avevano invece chiesto l' assoluzione dalle accuse di tentata induzione della prostituzione di Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil (parti civili) e di favoreggiamento per altre tre ragazze (tra le quali Roberta Bonasia «la cosiddetta prediletta di Berlusconi», e Ruby-rubacuori alias Karima El Mahroug.
DECINE DI OSPITI
Le cosiddette serate al "bunga bunga", celebrate nelle magioni dell' ex capo del governo, sarebbero dunque state «un libero esercizio della prostituzione». E se questo è il ragionamento, perché mai allora Silvio Berlusconi (assolto in via definitiva dalla prostituzione minorile e dalla concussione nel processo Ruby uno) avrebbe dovuto comprare il silenzio di decine di ospiti, come sostiene l' accusa nel processo Ruby ter che sta per decollare a Milano? Nel Ruby bis chiuso in Appello ieri, invece, il sostituto pg Daniela Meliota (che ha rappresentato l' accusa) aveva insistito sulla tesi del «sistema prostitutivo» e aveva chiesto la conferma delle condanne a quattro anni e dieci mesi per Fede e a tre anni per Minetti.
Questo nuovo procedimento d' Appello "bis", va ricordato, scaturisce dalla decisione della Cassazione (settembre 2015) di rinviare gli atti ad un altro giudizio di secondo grado. Scopo: colmare alcune «lacune motivazionali» della sentenza d' Appello del 2014. Insomma, è la storia infinita del "bunga bunga" che rivendica di essere legittimato. Ma la Corte di Milano (collegio Carosello-Lai-Pirola) ieri ha deciso così nel dettaglio: Fede e Minetti assolti soltanto da alcune imputazioni. Per l' ex direttore del Tg4 resta in piedi il favoreggiamento della prostituzione di Ruby, ma solo in relazione alla serata del 14 febbraio 2010, ossia la prima volta in cui Karima El Mahroug entra a Villa San Martino.
Per l' ex consigliere Minetti condanna per avere favorito la prostituzione di cinque signorine su sette.
2. LI ASPETTA LA CELLA IN BASE AD ACCUSE CHE NON REGGONO
Vittorio Feltri per Libero Quotidiano
Ammetto di non intendermi di puttane e della loro poliedrica attività. Per cui il giudizio che mi accingo a esprimere prendetelo con le molle. Sono sconvolto all' idea che il povero Emilio Fede, mandato via da Rete 4 a calci nel culo per motivi mai declinati dall' azienda, sia stato condannato in Appello a 4 anni e 7 mesi di reclusione - in galera, ovviamente - per un generico e non provato favoreggiamento e induzione alla prostituzione. Per quel che so io, Fede dirigeva egregiamente il telegiornale di Rete 4 da molti anni, attenendosi alla linea politica berlusconiana. Ignoravo che questa sua occupazione telegiornalistica gli consentisse un dopolavoro intenso, cioè quello di procacciatore di mignotte destinate all' utilizzatore finale, ossia Silvio Berlusconi.
Non ci credo. Non riesco a immaginare Emilio impegnato a reclutare signorine pronte ad offrirsi in pasto erotico al «proprio padrone». Anche io d' altronde ho avuti rapporti per alcuni anni con il Cavaliere, in veste di direttore responsabile de Il Giornale, e tuttavia mai mi è stato richiesto dall' editore di recapitargli a domicilio fanciulle disposte a calare le mutande al suo cospetto. Giuro, l' unica persona che ho portato a Villa San Martino è stato Alessandro Sallusti (che non suscita desideri erotici), nel 2009, mio condirettore in via Negri, sede del foglio che fu di Indro Montanelli.
Mi pare impossibile che un collega, nella fattispecie Fede, abbia invece alternato il suo impegno davanti alle telecamere con quello di selezionare il didietro di ragazze in cerca di avventure retribuite ad Arcore. È lecito sospettare il peggio da chiunque, ma addirittura sostenere che il divo del teleschermo in questione fosse una sorta di magnaccia, mi sembra eccessivo e poco o nulla credibile. Nonostante questo, Emilio si è beccato una condanna a quasi 5 anni di carcere proprio perché considerato un fornitore abituale di zoccole destinate a Silvio.
Al quale, si sa, piace la gnocca eppure è altrettanto noto che costui non aveva bisogno di prosseneti per scopare a volontà.
Per i citati motivi esito a ritenere colpevole Nicole Minetti di aver agevolato i coiti del Berlusca buttando sul suo letto un numero infinito di battone più o meno professionali.
È improbabile che la consigliera regionale, per altro intelligente, si sia abbassata ad esercitare un simile mestiere.
Può darsi non si sia opposta alle libere trombate del capo, però non penso le abbia agevolate in termini concreti.
Non comprendo dove siano i reati che le hanno attribuito, tali da renderla meritevole di una condanna a 2 anni e 10 mesi, la quale, se confermata, al pari di Fede, dovrà scontare in carcere. A occhio e croce, mi sembra uno scandalo giudiziario.