IL DAY AFTER DELL’ITALIA KALIMERA - DA GRILLO A FASSINA, I NO-EURO DE' NOANTRI ROSICANO PER L’ACCORDO - CERASA: “IL CASO TSIPRAS DIMOSTRA CHE IL POPULISMO VA BENE PER GIOCARE COI REFERENDUM E NON PER SALVARE UN PAESE" - -


1. IL NOSTRO ABBRACCIO FORTE A SPINELLI, FASSINA, CIVATI, GRILLO E SALVINI

Claudio Cerasa per “il Foglio”

FASSINA VENDOLA GRILLO

 

Lo spassoso esito delle trattative tra la Grecia di Alexis Tsipras e l’Europa dei capi di governo dell’Eurozona dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che l’unico modo che aveva il capo del governo greco per essere coerente con se stesso e con lo spirito referendario era l’uscita dall’Eurozona.

 

Ma allo stesso tempo, in modo spietato e forse definitivo, dimostra che l’unico modo che aveva Tsipras per salvare la Grecia era quello di tradire lo spirito con cui una settimana fa venne convocato il referendum. Referendum che, come ricorderete, non venne convocato solo per dire no al piano di salvataggio proposto dai governi dell’Eurozona ma venne convocato – il senso politico era questo – per dire genericamente no all’Europa dell’austerità.

 

GRILLO

Tsipras ha scelto la seconda strada, ha scelto di perdere la faccia per non perdersi la Grecia, ha accettato un piano che, se possibile, è tosto almeno quanto quello che non era stato accettato dal governo greco prima di convocare il referendum e ha dato una delusione grande così a tutta l’internazionale dei chiacchieroni che aveva sperato di utilizzare il premier greco come un cavallo di troia per sconfiggere e piegare l’Europa dei terroristi della finanza (la nostra più sincera e spassionata solidarietà ar popolo no Euro che aveva scommesso forte sullo stesso Alexis Tsipras che oggi ha improvvisamente capito che fuori dall’Euro c’è più austerity che nell’Euro).

 

La Grecia, dunque, rimane in Europa e nell’Eurozona alle condizioni dell’Europa, e non della Grecia, e si tratta di un passaggio fondamentale che forse non sarà ancora decisivo ma che toglie carburante dai motori dell’internazionale degli impostori che in tutti questi giorni ha provato a dimostrare che fosse legittimo e lecito che una democrazia (quella greca) valesse di più di altre diciotto democrazie che avevano deciso all’unanimità un programma di salvataggio che era saltato in nome della cessione di sovranità al popolo sovrano.

 

FASSINA

La lezione di questi giorni dunque è utile anche perché il caso Tsipras tra le tante cose ci dice che un paese in crisi che chiede soldi per andare avanti deve accettare delle regole che vengono imposte non dai debitori ma dai creditori. E in un certo modo Tsipras dimostra anche di aver capito che non solo non c’è alternativa all’austerity per un paese con le pezze sul Partenone ma anche che l’uscita dalla cornice europea avrebbe comportato dei sacrifici che al confronto l’austerity imposta dall’Europa vale più o meno come il solletico.

 

Vedremo come si evolverà la trattativa tra la Grecia e l’Europa ma se c’è un dato che vale la pena mettere in rilievo in queste ore è la disperazione totale dei campioni del populismo che avevano pensato anche solo per qualche ora di poter sostituire all’Europa delle regole (da cambiare, modificare, quello che volete) l’Europa dei simpatici ricatti. Un abbraccio forte, dunque, a Barbara Spinelli, Stefano Fassina, Pippo Civati, Matteo Salvini e Beppe Grillo.

 

2. IL DAY AFTER DELL’ITALIA KALIMERA

LUIGI DI MAIO

Maurizio Crippa per “il Foglio”

 

“Colpirne uno per educarne 19” è sempre una buona battuta in corner. Dopodiché, Beppe Grillo su Facebook ha scritto di peggio: “Questo è un colpo di stato… La Grecia umiliata dalla Germania. Tsipras che si toglie la giacca davanti a Merkel e Hollande… L’umiliazione della Grecia è un monito per tutti i paesi che vogliono il riconoscimento della loro sovranità”.

 

Luigi Di Maio l’ha presa (male) dall’altro lato: “Tsipras ha tradito il referendum e la democrazia. La Grecia era a un passo dalla sua libertà… è mancato l’attaccante per andare a rete”. Invece ora “aumenterà l’Iva e si farà una riforma delle pensioni peggio della Fornero”.

 

DI BATTISTA

La variegata brigata Kalimera italiana, il fronte politico diseguale, che tiene insieme il populismo puro e l’antieuropeismo ideologico, che ha scommesso prima sulla “alternativa Tsipras”, e poi sull’ultima spiaggia della Grexit come un vaffanculo a testa alta all’Europa delle banche e del liberismo ha incassato male il colpo dell’accordo di ieri.

 

Che è sotto tutti gli aspetti una resa con molte condizioni di Atene, in un quadro di realismo continentale: “Vorrei scandalizzarmi, ma non ci riesco”, ha scritto l’inconsolabile Di Maio su Fb: “Quelli che oggi in Italia esultano per l’accordo greco, sono coloro che in passato hanno votato la Fornero, massacrato le imprese e fatto impennare la disoccupazione giovanile. Io non me la prendo con la Merkel, che ha vinto di nuovo curando gli interessi della Germania a scapito dei cittadini greci. Io ce l’ho con questi politici senza spina dorsale”.

 

efe bal per la lega di salvini a milano 4

L’elaborazione del lutto assume toni differenti, a seconda della scommessa politica che s’era fatta. La incasserà meglio, c’è da scommetterci, la sinistra salottiera e genericamente antirenziana che si specchia in Repubblica (il titolo profetico in prima pagina di sabato era: “Ue e Grecia, vince Tsipras”).

 

Più agile a scartare di lato era stato, già da un po’, Matteo Salvini, in cerca di una via tutta sua, lontana dalla Merkel ma anche dalla sinistra: “L’accordo greco? Una buffonata. Mi pare che l’Ue (Germania in testa) si sia ‘comprata’ la permanenza della Grecia nell’euro promettendo 80 miliardi (che Renzi non si permetta di far pagare un solo euro agli italiani!)”.

 

Salvini ha capito per tempo che giocare a fare lo Tsipras italiano non paga: “Ma il ‘rivoluzionario’ Tsipras che fine ha fatto? Se questa è l’Europa, bella roba”. Il punto inaggirabile per tutti, in effetti, è che il capo del governo di Atene, finito spalle al muro, tra salvare la coerenza o affondare la Grecia ha scelto la seconda strada, abbandonando sulla via tutta in salita della lunga marcia coloro che lo avevano eletto a condottiero.

 

VENDOLA

Come ad esempio, per citarne uno tra i meglio informati sui fatti, Stefano Fassina, che solo domenica sentenziava: “Tsipras ha riaperto la partita tra politica ed economia” accusando il governo tedesco di voler “buttare fuori la Grecia dall’Eurozona” proprio in virtù di questo.

 

O Guido Viale sul Manifesto, che ha proposto “un’altra Ventotene per l’Europa”, quel che si dice volare alto. Poi però desta una curiosità più terra terra stare a vedere come se la caverà Nichi Vendola, che ha scelto proprio la giornata della sconfitta di Tsipras per annunciare (per ottobre) il suo nuovo movimento politico, ovviamente con la ricetta pronta per salvare l’Europa: “Vogliamo sentire parole di rilancio del sogno dell’Europa federale.

 

BARBARA SPINELLI

E’ necessario conferire più poteri alla Bce”, affinché diventi “prestatore di ultima istanza, impedendo che il sistema creditizio internazionale si comporti come un usuraio nei confronti dei popoli del sud dell’Europa”. Renato Brunetta non è proprio un vendoliano, ma ieri sul suo Mattinale si leggeva un titolone così: “Questa Europa non ci piace”. E sotto: “Non è uscita la Grecia dall’euro, ma l’Europa da se stessa”. Appuntamento a Ventotene, che è sempre meglio che stare ad Atene.

BARBARA SPINELLI

 

 

barbara spinelli tsipras