DE LUCA SI SCAGLIA CONTRO IL GOVERNO (“VA MANDATO A CASA. IO VOLEVO CHIUDERE A OTTOBRE, HANNO PERSO TEMPO") MENTRE A NAPOLI LA SITUAZIONE PRECIPITA: IN FARMACIA MANCANO LE BOMBOLE PER I MALATI E IN PIAZZA SI RIACCENDONO LE PROTESTE - ZINGARETTI SI INCAZZA CON DI MAIO PER LE SUE SPARATE CONTRO IL GOVERNATORE: "DE LUCA PER PRIMO HA LANCIATO L'ALLARME SULLA 2° ONDATA" - DAL NAZARENO VELENI VERSO I GRILLINI. “SI VEDE CHE DEVONO FARE VEDERE DI ESISTERE, VISTO CHE HANNO QUESTA SPECIE DI CONGRESSO...”-VIDEO
Carlo Bertini per la Stampa
Giuseppe Conte, malgrado si sia superata la soglia psicologica dei 40 mila contagi, vede per la prima volta una flebile vittoria della sua linea, che può allontanare il timore di dover imporre un altro lockdown nazionale: la discesa dell' indice Rt a 1,43 dimostra che la colorazione delle regioni riesce a frenare i contagi.
«Oggi confido che il tasso Rt si abbassi da 1,7», diceva già ieri mattina il premier: «Ciò vorrebbe dire che le misure adottate iniziano a dare effetti e saremo incoraggiati ad andare avanti su questa strada».
Fatto sta che in questa situazione, in cui non si rincorre più la tracciabilità dei contagi e molti casi vengono persi, l' indice di trasmissibilità - secondo i tecnici - conta meno. Dunque resta alta la soglia di attenzione, tanto che il premier avverte tutti che il Natale sarà diverso, usando un argomento che gli procura svariate frecciate da destra e non solo. «Considereremo la curva epidemiologica che avremo a dicembre, ma il Natale non lo dobbiamo identificare solo con lo shopping, fare regali e dare un impulso all' economia.
Natale, a prescindere dalla fede religiosa, è anche un momento di raccoglimento spirituale. E farlo con tante persone non viene bene».
«Un argomento geniale», scherza ma non troppo un suo collega di governo.
Il Pd teme un boomerang Ma se al Nazareno sostengono la linea Conte, «vedremo se si ferma la curva senza arrivare a misure estreme con effetti economici e sociali», dice Zingaretti, nel Pd monta anche una forte irritazione verso le uscite di Di Maio contro De Luca: lo testimonia il forte strattone dato da Zingaretti. «Vincenzo De Luca, nei mesi scorsi, ha avuto il merito di aver lanciato l' allarme per primo in questa seconda ondata. Fino a 20 giorni fa c' era una narrazione sbagliata della situazione, io ho litigato e sono stato insultato perché ho vietato il pubblico agli internazionali di tennis: quando chiedevamo prudenza sembravamo matti».
E se il segretario Pd difende il governatore campano non è per empatia personale: ma perché in questi mesi il raccordo con i governatori sarà cruciale e il rapporto di forza dentro la conferenza dei presidenti è molto sbilanciato a favore della destra. Tanto che a sostituire il Dem Stefano Bonaccini a capo della conferenza delle Regioni sarà un governatore leghista come il friulano Fedriga o Giovanni Toti. E mettersi contro i pochi governatori di sinistra è autolesionismo, tanto che De Luca ieri ha lanciato la sua fatwa contro «un governo che sarebbe meglio mandare a casa».
Dunque al grido di Zingaretti, «De Luca è stato il primo a lanciare l' allarme», fanno pure eco i veleni che scorrono dal Nazareno verso i grillini. «Si vede che devono fare vedere di esistere, visto che hanno nel week end questa specie di congresso...».
L' incubo della terza ondata E tutto ciò, anche perché comincia a farsi strada nei territori la paura di una terza ondata più forte della seconda. Se ne parla, ancora sottovoce, nei colloqui tra membri del governo e presidenti di regione, con il timore che a gennaio-febbraio arrivi un' altra botta di Covid sommata all' influenza. I governatori stanno tutti moltiplicando i posti a disposizione negli ospedali e sperano, come ha detto il virologo americano Fauci, che «arrivi la cavalleria»: ovvero i rinforzi nella lotta alla pandemia costituiti dalle prime vaccinazioni.
NAPOLI IN CARENZA DI OSSIGENO
Fabio Martini per la Stampa
È calata la sera, il governo ha sentenziato che la Campania debba tingersi di rosso e il governatore Vincenzo De Luca dice a La Stampa: «Meglio tardi che mai». Ma alcune ore prima, quando tutto era ancora in ballo, il presidente della Regione Campania era stato protagonista del discorso più fiammeggiante della sua vita politica.
Una sparata contro l' esecutivo, che muove da un precedente restato dietro le quinte. Tutto ebbe inizio la notte del 23 ottobre, la notte acre degli scontri in piazza a Napoli, quando De Luca ricevette una telefonata riservata e un consiglio da parte del premier, quello di soprassedere sul lockdown regionale, annunciato in quelle ore.
Per 21 giorni governatore è restato tra color che son sospesi, si è "tenuto", poi quando ha capito che il governo stava per collocare la Campania in zona rossa, dove voleva metterla lui tre settimane fa, è uscito allo scoperto. E in diretta Facebook ha pronunciato un j' accuse senza precedenti, diverso dai suoi show compiaciuti.
All' esecutivo ha rimproverato di aver provocato il «caos», ha dato dello «sciacallo» al ministro degli Esteri, il campano Luigi Di Maio, ha consigliato il Pd di abbandonare governo e di favorire la nascita di un esecutivo di unità nazionale. E intanto dal Comitato tecnico-scientifico trapelano indiscrezioni su alcune ragioni dell' arretramento della Campania da zona gialla a zona rossa: oltre al numeri del contagio, avrebbero pesato insufficienze nel servizio 118 e difficoltà nella distribuzione dei malati negli ospedali.
Ma a tener banco è De Luca: «Noi eravamo per chiudere tutto a ottobre», ma il governo ha deciso di prendere provvedimenti sminuzzati», «abbiamo perso due mesi preziosi», arrivando a «una situazione caotica». Colpa anche del ministero dell' Interno e di coloro che non si sono spesi per un «coinvolgimento pieno delle forze di polizia e dell' esercito: se fai ordinanze e nessuno controlla, è evidente che stai perdendo tempo».
E De Luca si è pure preso la briga di consigliare al Pd di separarsi dai Cinque stelle: «Se bisogna stare al governo con questi personaggi sarebbe meglio mandarlo a casa questo governo», «fatti salvi 3 o 4 ministri», «questo non è un governo, non voglio dirvi che cosa è».
Ma oltre la consueta razione per il sindaco di Napoli Luigi De Magistris e una battuta riservata a Roberto Saviano («un camorrologo di professione, ormai milionario, che però continua a vestirsi come un carrettiere perché fa tendenza») la dose più carica De Luca l' ha dedicata al ministro degli Esteri:
«Alla lista degli sciacalli si è aggiunto un nuovo individuo, esponente di spicco del governo e campano, tale Luigi Di Maio. Era fra quelli che facevano la campagna elettorale contestando alla regione Campania il diritto di aver realizzato le terapie intensive sprecando il denaro pubblico. E parla...e parla...Il solo nome di questo soggetto mi procura reazioni di istinto che vorrei controllare».
E nel congedarsi lo ha battezzato come «coniglio» perché continua a rifiutare un confronto pubblico.
Una raffica alle quali Di Maio ha replicato con durezza ma senza alzare di più i toni: «Sembra che per lui in Campania vada tutto bene e che non ci sia bisogno di aiuti. Non so se De Luca stia nascondendo qualcosa, ma di certo non serviva attendere i dati per dichiarare la massima allerta in Campania viste le scene di questi giorni nei pronto soccorso.
Mi auguro che De Luca, con un pizzico di umiltà che non fa mai male, sia in grado di accettarli, anteponendo gli interessi della collettività al suo personale egoismo». In una regione nella quale resta incombente l' insidia di un' infiltrazione camorristica nelle proteste, in serata si è svolta a Napoli una manifestazione delle categorie economiche più colpite dal Covid.
Molta preoccupazione ma senza degenerazioni. E resta alta la tensione per il venire meno di supporti vitali. Il presidente di Ferderfarma Napoli lancia l' allarme per la disperazione di tante famiglie davanti alla crescente difficoltà di reperire nelle farmacie le bombole d' ossigeno, un fattore d' ansia in più in una città sempre più in affanno.