DECIDE GIORGIA, FIRMA GIORGETTI, CONTROLLA MATTARELLA - SULLE NOMINE LA MELONI VUOLE ADOTTARE IL METODO DRAGHI: ACCENTRARE LE DECISIONI SENZA UNA CONCERTAZIONE CON GLI ALLEATI - BERLUSCONI FRIGNA PER ESSERE FINITO AI MARGINI (“AI TEMPI DEI MIEI GOVERNI AVEVAMO IL TAVOLO PER LE NOMINE”) E VUOLE TRATTARE PERSONALMENTE I POSTI NELLE PARTECIPATE - IL RISIKO DELLE POLTRONE AVVERRÀ SOTTO L’OCCHIO VIGILE DI MATTARELLA - LE CERTEZZE DELLA DUCETTA? DESCALZI ALL’ENI NON SI TOCCA - SULLA POLTRONA DI SCANNAPIECO ALLA CDP SI MISURERA' LO STATO DELLE RELAZIONI TRA MELONI E DRAGHI…


DRAGHI MELONI

Estratto dell’articolo di Francesco Verderami per il “Corriere della Sera”

 

[…] Meloni vuole intestarsi la selezione degli amministratori delegati per le società partecipate dallo Stato, e non transige. Per il rinnovo dei board in scadenza è pronta semmai ad accettare delle indicazioni sulle figure dei presidenti, dove punta a iniettare una forte presenza di donne. Quanto ai membri dei cda ci sarà invece spazio per tutti. Patti chiari e alleanza lunga. Le regole d’ingaggio decise dalla premier si portano dietro borbottii e maldipancia.

 

«Ai tempi dei miei governi avevamo il tavolo per le nomine...», ha commentato Berlusconi. Non è amarcord. È un modo per sottolineare la differenza di metodo rispetto a Meloni. Perché quando Forza Italia aveva un ruolo dominante nella coalizione c’era […] una gestione più collegiale nella spartizione del potere. Con tanto di rito. Quando si approssimava l’appuntamento, in uno studio nei pressi della Camera si riunivano Scajola per Forza Italia, Matteoli per An, Calderoli per la Lega e Cesa per l’Udc: i delegati dei partiti selezionavano i dossier e poi giravano le loro decisioni a Gianni Letta.

 

sergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione 1

A quegli incontri partecipava anche Giorgetti, nelle vesti di consulente. Da ministro dell’Economia avrà il compito di firmare le scelte della presidente del Consiglio, decisa a non accedere alle suggestioni di chi — persino nel suo partito — vorrebbe allargare lo spoils system e accelerare il cambio di vertici che andranno in scadenza l’anno prossimo. Per esempio Cassa depositi e prestiti, guidata da Scannapieco, su cui si potrà misurare lo stato delle (buone) relazioni tra Meloni e Draghi.

 

GIANCARLO GIORGETTI - QUESTION TIME SENATO

D’altronde c’è già abbastanza carne al fuoco per chi, come la premier, vorrà muoversi con cautela e profilo basso. In ogni caso, prima di dar seguito al valzer del potere, il governo dovrà sciogliere il nodo della direzione del Tesoro. L’intenzione di Palazzo Chigi è portare a termine la creazione di un Dipartimento ad hoc per le società partecipate, che è la parte politicamente più sensibile. Tocca a Giorgetti trovare la soluzione.

 

claudio descalzi 1

[…] Chi morde il freno è Berlusconi, che non vuole fare la parte dello spettatore e si ripromette di seguire personalmente la partita delle nomine, senza delegarla ai suoi ministri. L’ha fatto sapere a Tajani che «tratterò io» […] Ed ecco il motivo per cui ieri […] sulle nomine, a Meloni non piace il metodo Berlusconi. Predilige piuttosto il metodo Draghi, con una gestione diretta delle scelte.

francesco starace foto di bacco (1)

 

Raccontano che in questi mesi abbia chiesto informazioni agli alleati su alcuni nomi.

[…] «Ascolta i suggerimenti ma non si espone durante il colloquio». Sarà difficile immaginare la convocazione di una cabina di regia sui dossier delle società partecipate. Ma non è impossibile per un rappresentante del governo fare un pronostico: «Descalzi all’Eni non si tocca. Starace all’Enel invece sì. Profumo a Leonardo è a fine corsa. Eppoi c’è Cingolani...». L’ex ministro del governo Draghi «è bravo, è stimato da Giorgia».

ROBERTO CINGOLANI

 

[…] Dalla giostra non può mancare il cavallo della Rai, […] Meloni sta per iniziare la partita. Con un’avvertenza che un leader della maggioranza ha tenuto a rimarcare: «Non si fanno i conti senza l’oste». E così dicendo ha puntato lo sguardo in alto. Verso il Colle.