LA DERIVA DEL PD E DELLA SINISTRA? L’INCAPACITÀ DI GOVERNARE LA RIVOLUZIONE TECNOLOGICA E LE DISUGUAGLIANZE CHE DA ESSA DERIVANO - CACCIARI: “LE SINISTRE SI SONO CARATTERIZZATE PER SUBALTERNITÀ AI PROCESSI DI GLOBALIZZAZIONE - SCIENZA E TECNICA DEBBONO LIBERARE DAL LAVORO, NON CREARE DISOCCUPAZIONE. OCCORRE UN'AZIONE DI GRANDE POLITICA PERCHÉ LA RICCHEZZA CHE ESSE PRODUCONO LIBERI DALLA COSTRIZIONE DEL LAVORO DIPENDENTE E PERMETTA A CIASCUNO DI REALIZZARSI SECONDO LA PROPRIA NATURA”
-Estratto dell’articolo di Massimo Cacciari per “la Stampa”
È doveroso affrontare con qualche pietas la drammatica situazione del Pd, caso italiano di una complessiva debacle culturale delle sinistre europee. […] Anche la dimensione puramente sindacale dell'azione delle sinistre è venuta spegnendosi […] in tutti i Paesi europei all'aumento della produttività (per quanto modesto) è corrisposta una diminuzione dei salari e in genere del reddito del lavoro dipendente. La tendenza fondamentale degli anni '50-'70 si è invertita, e la crisi che attraversiamo rende tale inversione drammatica.
Aumento della povertà e proletarizzazione di ampi settori di ceto medio modificano la composizione sociale e determinano mutamenti forse irreversibili negli orientamenti politici. […] Invece di baloccarsi alla ricerca della faccia più idonea per interpretare il ruolo del segretario […], il Pd dovrebbe interrogarsi sulla causa fondamentale che ne spiega la deriva […] La ragione fondamentale è una, storica, materiale, ben piantata nella forma contemporanea dei rapporti sociali e di produzione.
La rivoluzione tecnologica dell'ultimo trentennio, la più intensa e accelerata che l'umanità abbia conosciuto, ha comportato un radicale mutamento negli equilibri di potere. Automazione, robotica, intelligenza artificiale rendono pateticamente obsoleto ogni discorso sulla "centralità del lavoro".
Il 50% dell'occupazione attuale potrebbe già venire sostituita dai nuovi sistemi. Le nostre società hanno cessato di essere "repubbliche fondate sul lavoro"? No, ma il lavoro che le fonda è quello tecnico-scientifico, innovativo, il lavoro dell'intelletto generale, organizzato a rete sull'intero pianeta, al di là di ogni confine statuale, di cui Marx aveva profeticamente parlato.
Un tale sistema può svilupparsi per sua natura soltanto in un senso: moltiplicando le disuguaglianze tra gli attori, i proprietari del processo innovativo, coloro che sono in grado di promuoverlo e gestirlo, da una parte, e le masse che sono costrette a subirne le conseguenze, come si trattasse di eventi naturali, dall'altra. […]
Questo è l'orizzonte sul quale le sinistre avrebbero dovuto parametrare tutta la loro azione. Come si è invece caratterizzata? Un mix horrendum tra subalternità ai processi di globalizzazione, dettati da capitale finanziario e le multinazionali dei settori strategici, e difesa conservatrice dei vecchi assetti politici e istituzionali. L'incapacità di cercare nuove forme di democrazia […]
Nella storia vi sono sempre state forze di mediazione e di contenimento tese a rendere meno traumatici i momenti di svolta epocale. […] Le sinistre erano chiamate a disegnare un orizzonte né […] contro […] i processi di globalizzazione […] né coincidente con essi […] Scienza e tecnica debbono liberare dal lavoro, non creare disoccupazione. Occorre un'azione di grande politica perché la ricchezza che esse producono liberi dalla costrizione del lavoro dipendente e permetta a ciascuno di realizzarsi secondo la propria natura. Esistono oggi le condizioni per pensare e agire verso un tale orizzonte.
Un'alleanza strategica tra i soggetti che creano l'innovazione e le masse che oggi la vivono come una minaccia, mentre invece essa costituisce la condizione imprescindibile del nostro riscatto dal lavoro come fatica, come pena, come prezzo necessario non solo per ottenere un reddito, ma anche stima sociale e auto-stima […] Da tale obbiettivo tutto il resto discende: dalle politiche fiscali che vanno costruite […] nei confronti dei grandi gruppi multinazionali, alla fissazione delle priorità interne di bilancio, fino a quelle riforme istituzionali necessarie per garantire trasparenza e rapidità nelle decisioni e selezione di una classe politica capace di confrontarsi con la "rivoluzione permanente" dell'epoca che viviamo. […]