DESALVINIZZARE “FORZA ITALIA” O TRASFORMARE IL “CAPITONE” IN UN MODERATO? - BERLUSCONI OSCILLA TRA LE SIRENE DI RENZI, CHE HA AVVIATO LO SCOUTING TRA GLI AZZURRI, E LICIA RONZULLI & COMPANY, CHE NON VOGLIONO ABBANDONARE LE PULSIONI SOVRANISTE - IL CAVALIERE TENTA DI BLOCCARE LA FUGA: “IL CENTRO SIAMO NOI E SIAMO IL CENTRO DEL CENTRODESTRA”. MA NEI SONDAGGI TRACOLLA…
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1 - LA SVOLTA DI BERLUSCONI «RAFFORZIAMO IL CENTRO»
Mario Ajello per "il Messaggero"
Forza Italia è un pendolo tra pulsioni centriste e salviniste.
Teme per se stessa (il sondaggio Ghisleri, il primo dopo la vicenda Colle, la quota al 6 per cento).
Ed è assediata dal Pd che sta lettianamente gettando promesse di futuri accordi da Nuovo Nazareno se gli azzurri vanno al centro mollando il centrodestra, e da Renzi che ha avviato lo scouting per prendere pezzi del partito berlusconiano («Salvini non vi candida più, ha pochi collegi sicuri e deve spartirseli con la Meloni») e portarli nel suo alveo e poi magari in quello di un futuro accordo con il centrosinistra sia se la legge elettorale cambia in modalità proporzionale sia se resta questa.
Una tenaglia tra Letta (Enrico, ma i suoi ottimi rapporti con lo zio Gianni li conoscono tutti), Renzi, quelli di Coraggio Italia e gli altri centristi, per desalvinizzare Berlusconi ma soprattutto i suoi e aprire nuovi scenari.
Questa manovra strisciante - già sono al lavoro pontieri dem amici di senatori azzurri che consigliano: «Mollate Salvini e Meloni, con loro non avete futuro» - i consiglieri filo-leghisti di Berlusconi la conoscono o la paventano e così anche Salvini. Quindi va bloccata subito.
E il Cavaliere per ora tenta di bloccarla (ma non è affatto detto che prima o poi proprio lui si farà alfiere del nuovo centro come polo di mezzo tra gli altri due) e lo fa puntando sull'orgoglio degli azzurri: «Il centro siamo noi e siamo il centro del centrodestra».
TRADUZIONE
Ovvero: non abboccate alle profferte di chi vuole allontanarci da Salvini. «Forza Italia - incalza - dev' essere il perno moderato, europeista e atlantista, cattolico e liberale del centrodestra italiano. Saremo il cuore di un centrodestra che si dovrà presentare alle prossime elezioni profondamente rinnovato e contrapposto alla sinistra».
Quindi atto berlusconiano di fedeltà a Salvini. Ma come spesso capita per il Cavaliere, il «concavo e convesso» per eccellenza, le verità sono due.
O Salvini la smette di inseguire Giorgia (in realtà i due neppure si parlano più e Matteo dal consiglio federale ha fatto sapere: «Noi con la Meloni non c'entriamo»), di fare l'anti-europeista in Europa e di sabotare il governo Draghi, oppure la sirena del polo moderato e mediano, per Berlusconi, potrebbe imporsi su ogni altra opzione.
È più importante il non detto che il detto nelle parole di Silvio.
La verità è che la situazione è in grande movimento da tutte le parti (il lungo e fraterno incontro tra Di Maio e Giorgetti ieri rientra nel novero delle manovre in corso tra neo-centrismo stellato e post salvinismo leghista?) e il versante azzurro è quello che fibrilla di più.
Esiste il rischio, anche se negato dai vertici, che pezzi di Forza Italia, quell'area moderata e super-draghiana, quelli che hanno affossato nel voto segreto la Casellati, quelli stanchi della «sudditanza» a Salvini e Meloni, prendano il largo in direzione centrista.
Va intanto bene l'atto di fedeltà berlusconiana a Salvini, ma poi? Si riuscirà a tenere la baracca forzista unita mentre da fuori tutti la insidiano e la vogliono smembrare? E' una fase delicatissima per Berlusconi questa.
MAI DIRE MAI
Lo stesso Berlusconi che, dopo la botta nella partita Colle, non può non vedere che la coalizione di cui fa parte non ha dato prova né di unità d'intenti né di chiarezza.
Ma prende tempo il Cavaliere, oggi ancora filo-salvinista ma domani chissà perché è sempre l'uomo dei piani B.
I consiglieri da pax lettiana gli dicono di attestarsi al centro non del centrodestra e l'attrazione per Renzi, che al centro si sta muovendo, che vuole federarlo con gli altri soggetti per arrivare a un autonomo 15 per cento che non appartiene a nessuno dei due poli adesso in campo, è un'antica abitudine mentale per il Cavaliere.
Che è il re del mai dire mai, anche quando sta dicendo una cosa che vorrebbe apparire chiara e netta.
2 - L'APERTURA AI CENTRISTI DI BERLUSCONI: CON FORZA ITALIA SPINGANO LA COALIZIONE
Paola Di Caro per il "Corriere della Sera"
Ha convocato lo stato maggiore di Forza Italia e ha dettato la linea. Lo ha voluto fare per dimostrare che è tornato in campo, in salute, con le idee chiare. Assieme ad Antonio Tajani, i capigruppo Bernini e Barelli, e Licia Ronzulli, Silvio Berlusconi che martedì aveva fatto il punto della situazione con la famiglia, ha rimesso FI al centro della politica.
E non per modo di dire, perché è proprio l'idea del «centro» ad attrarlo in questo momento di post-terremoto quirinalizio e ricostruzione delle coalizioni, a partire dalla sua che dovrà presentarsi alle elezioni «profondamente rinnovata». «FI è il partito che ha consentito la nascita del centrodestra.
È stato e continuerà ad essere il perno della coalizione che si contrappone alla sinistra», è la premessa. Ma «il centrodestra che abbiamo come orizzonte strategico è saldamente ancorato ai valori del Ppe: europeista, atlantista, garantista, cattolico e liberale». E questi dovranno fare da faro per tutti.
Per questo «FI è impegnata, insieme con le altre sigle di centro, per rafforzare l'area centrale di un centrodestra che è ancora oggi per i sondaggi la prima scelta degli italiani, la coalizione che governa la maggior parte delle Regioni e centinaia di Comuni».
La traduzione? Il suo partito dovrà muoversi d'intesa con le altre sigle di centro ma non per annacquarsi in una federazione-terzo polo, piuttosto per guidare un processo di attrazione.
E questo perché, spiega Berlusconi, «oggi siamo pronti per la nuova sfida dentro al centrodestra, per affrontare al meglio i prossimi appuntamenti elettorali: saremo il cuore di un centrodestra che si dovrà presentare alle prossime elezioni profondamente rinnovato». Nessun accenno diretto agli alleati, oggi distanti.
Sia Salvini, con cui pure i rapporti almeno umani - giurano - sono salvi, sia Meloni, con la quale invece è gelo e forse guerra. Raccontano infatti che Berlusconi sia furioso («Una vera ingrata») per l'uscita della leader di FdI, quel suo «non gli devo niente» che ha fatto insorgere gli azzurri. A partire da Tajani, che cita Aristotele: «La prima cosa che svanisce in natura è la gratitudine».
Più prosaicamente, c'è già chi sussurra che si chiuderanno molti spazi per la Meloni nelle tivù berlusconiane, come farebbe pensare qualche cancellazione di partecipazioni di FdI a trasmissioni già previste, anche se Guido Crosetto smorza: «Berlusconi non farebbe mai una cosa simile...».
E, a difesa, della Meloni, ecco anche Corrado Formigli, conduttore di PiazzaPulita , La7: «Non spetta a Berlusconi decidere chi può andare in un programma Mediaset.
Berlusconi è un leader politico e i leader politici non decidono chi va come ospite nei programmi di informazione. Se fosse vero, quindi, che c'è stato un veto da parte sua e sarebbe l'ennesima dimostrazione che esiste un conflitto di interessi». Insomma, il clima è tesissimo.
Mentre si prevedono iniziative azzurre a breve,e anche un rafforzamento della struttura interna. Berlusconi si dice più che soddisfatto dei suoi dirigenti nazionali, ma ci sarà cooptazione di altri in ruoli operativi, da Alessandro Cattaneo a Andrea Mandelli, mentre chi sta al governo continuerà lì. Intanto il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo avverte: «Non esiste alcun progetto neo centrista proposto dalla Lega.
Stiamo lavorando per creare un nuovo centrodestra solido, compatto e competitivo. Porte aperte quindi a chi ha voglia di impegnarsi per ricostituire l'unica alternativa concreta alla sinistra». Mentre Osvaldo Napoli, di Coraggio Italia, si chiede: «I partiti che non hanno il Ppe nel loro orizzonte strategico sono o no protagonisti nel centrodestra che immagina Berlusconi?».