DIES IRAN - È STATO ARRESTATO AMJAD AMINI, IL PADRE DI MAHSA, MORTA ESATTAMENTE UN ANNO FA A TEHERAN DOPO ESSERE STATA FERMATA DALLA POLIZIA MORALE PERCHÉ NON PORTAVA IL VELO IN MODO CORRETTO - L'UOMO ERA STATO MESSO SOTTO SORVEGLIANZA E GLI ERA STATO CHIESTO DI NON TENERE CERIMONIE PER COMMEMORARE LA FIGLIA – MASSIMO GIANNINI: “CON IL BRUTALE ASSASSINIO DI MAHSA AMINI UN'ALTRA 'PRIMAVERA ARABA' È ANNEGATA NEL SANGUE, VERSATO DA UN REGIME ISLAMICO OTTUSO E CRIMINALE...”
-1-IRAN: ONG, ARRESTATO IL PADRE DI MAHSA AMINI
(ANSA) - Amjad Amini, il padre di Mahsa, morta esattamente un anno fa a Teheran dopo essere stata messa in custodia dalla polizia morale perché non portava il velo in modo corretto, è stato arrestato mentre lasciava la sua abitazione a Saqqez. Lo fanno sapere la ong 'Hengaw' e vari account di dissidenti iraniani sui social media. Nei giorni scorsi, con l'avvicinarsi dell'anniversario della morte della figlia e delle proteste antigovernative che esplosero subito dopo, l'uomo era stato messo sotto sorveglianza e gli era stato chiesto di non tenere cerimonie per commemorare Mahsa.
2-MAHSA VIVE NOI NON VOGLIAMO DIMENTICARE
Estratto dell’articolo di Massimo Giannini per “La Stampa”
È passato un anno, e quel 16 settembre 2022 ci è rimasto nella mente e nel cuore. Con il brutale assassinio di Mahsa Amini un'altra "primavera araba" è annegata nel sangue, versato da un regime islamico ottuso e criminale. Quando la Polizia Morale di un Paese che si finge "democratico" massacra una studentessa di 22 anni perché non indossa correttamente il velo, la Storia segna un punto di non ritorno. […]
Migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi arrestati, torturati, uccisi, solo perché sognano, e gridano "Donna, vita, libertà". Per svegliare le nostre coscienze intorpidite, noi della Stampa lanciammo a gennaio una raccolta di firme, che in pochi giorni diventarono 100 mila, poi 200 mila, poi 300 mila, poi molte di più.
Aderirono scrittori, intellettuali, artisti, e tanti tanti normali cittadini, indignati come noi di fronte all'orrore perpetrato dai "Guardiani della Rivoluzione", che in seguito alle proteste ormai diffuse in tutto il Paese avevano appena condannato a morte un'insegnante, Fahimeh, madre di due bambini, "colpevole" di non aver obbedito a un ordine durante una manifestazione.
Un'altra mostruosa, disumana follia degli Ayatollah, che nei mesi successivi si sarebbe ripetuta tante e tante volte. Per questo, in un sabato grigio di fine gennaio, manifestammo di fronte all'Ambasciata di Teheran a Roma, insieme alla comunità iraniana fuggita dalla mattanza. Nessuno ci aprì le porte né ci volle ascoltare, come immaginavamo. Ma noi lasciammo lo stesso, davanti alla sede diplomatica, gli scatoloni con le quasi 400 mila firme raccolte. Sparirono in fretta, forse bruciate in un forno, forse buttate in un cassonetto. Da allora quasi nulla è cambiato. La gioventù iraniana ha continuato a protestare e a morire, Ali Khamenei ha continuato ad arrestare e a impiccare. L'Occidente ha continuato a ignorare e rimuovere.
[…] Continuiamo a credere che i capi di Stato e di governo abbiano il dovere etico e politico di non lasciare sole le donne come Mahsa Amini, che continuano a combattere per i loro diritti, la loro dignità. […]