1. DIETRO AL RAPIMENTO DELLE DUE DONNE KAZAKE, C’È LO ZAMPINO DEI SERVIZI ITALIANI? 2. SAREBBE STATO L’AISI, DIRETTO DAL GENERALE ESPOSITO, A COORDINARE “L’EXTRAORDINARY RENDITION” DELLA MOGLIE E DELLA FIGLIA DEL DISSIDENTE ABLYAZOV 3. ALFANO AVREBBE AGITO SU CHIAMATA DIRETTA DELL’AMBASCIATORE KAZAKO (IL DITTATORE NAZARBAYEV È GRANDE AMICO DEL BANANA) SENZA INFORMARE NÉ BONINO NÉ LETTA 4. IL GENERALE ESPOSITO, PER ANNI CAPO DEI CARABINIERI IN SICILIA E PIAZZATO AL VERTICE AISI DA SCHIFANI, AVREBBE COORDINATO IL BLITZ DIVENTATO “RAPIMENTO DI STATO” 5. IL TUTTO PER FAR CONTENTI I BANANA'S FRIENDS, IN PRIMIS PUTIN E POI NAZARBAYEV. MA IL KAZAKO-AFFAIR POTREBBE SQUASSARE IL GOVERNO E LA FILIERA DEL PDL SICULO
1 - NELLA VICENDA KAZAKA, LO ZAMPINO DELL'AISI
DAGOREPORT
Ci sarebbero i servizi segreti interni (Aisi), e in particolare il Generale Arturo Esposito, dietro a quella che sembra sempre di più essere un "Abu Omar 2". Il blitz che ha portato alla deportazione della moglie e della figlia del dissidente kazako Ablyazov assume i connotati di una "extrordinary rendition", un rapimento di Stato, operato dalle nostre forze di polizia sotto il comando dell'Aisi per fare un favore a una potenza straniera.
Se nel caso di Abu Omar la potenza erano gli Stati Uniti, che attraverso la Cia si sono fatti "consegnare" l'imam milanese, stavolta è il governo kazako ad aver mosso la mano di Alfano, il ministro dell'interno che non avrebbe avvertito né Bonino (esteri) né Letta, che oggi ha annunciato "accertamenti sugli interrogativi da sciogliere". Ma dietro ad Alfano resta sempre l'ombra di Schifani, grande sponsor di Arturo Esposito (per molti anni capo dei Carabinieri siciliani) al vertice Aisi.
E il favore a Putin e al paperone kazako Nazarbayev, grandi amici del Cav, potrebbe davvero scassare il governo, o quantomeno la componente siculo-palermitana del Pdl, sopravvissuta (non a caso) a tutte le sconfitte elettorali: quella contro Orlando a Palermo, contro Crocetta alla regione, contro tutti gli altri alle elezioni politiche.
2 - LETTA, INDAGINE IN CORSO SU BLITZ FAMILIARI ABLYAZOV
ANSA - Il blitz per il prelevamento della moglie e della figlia del leader kazako, ha spiegato il premier Enrico Letta, è stato oggetto "di varie ricostruzioni giornaliste e di primi accertamenti" ma "ci sono punti di contrasto che rendono ineludibili un ulteriore approfondimento" perchè ci sono "crescenti interrogativi su tempi e modi".
"Ci sono interrogativi da sciogliere - afferma il premier durante il question time alla Camera su un'interrogazione presentata dalla Lega - e servono risposte dovute nelle sedi istituzionali soprattutto in italia dove c'é la massima attenzione alle prerogative di uno stato di diritto". Il coinvolgimento di una minore "rende tutto più delicato" ed è in corso "un'indagine interna" su cui stanno lavorando "in modo collaborativo" tutti e "i risultati dell'indagine saranno resi noti al più presto alla pubblica opinione" perchè "non ci vogliono ombre nè dubbi".
3 - IL RIMPATRIO DI ALMA RISCHIA DI DIVENTARE UN NUOVO CASO RUBY - ALFANO SEMPRE PIÙ IN DIFFICOLTÀ
Fabrizio d'Esposito e Davide Vecchi per "il Fatto Quotidiano"
Il rimpatrio forzato di Alma Shalabayeva e della figlia Alua, 6 anni, in Kazakistan rischia di creare serie difficoltà al governo Letta. Il premier ha avviato l'indagine interna e ieri nel pomeriggio c'è stato un incontro al Viminale cui ha preso parte anche il presidente del Copasir, il leghista Giacomo Stucchi insieme ad Angelino Alfano, ministro dell'Interno. Sul tavolo la ricostruzione del trasferimento della donna prima dalla villa di Casal Palocco al Cie di Ponte Galeria, nella notte tra il 29 e il 30 maggio, poi il rimpatrio nella capitale kazaka, Astana, il giorno successivo. Ci sono diversi dubbi su entrambi i passaggi.
Alcuni dei quali sollevati dai legali dei familiari e confermati, a quanto si apprende, anche da una relazione preparata dalla Questura di Roma che ha effettuato il blitz notturno nella villa di Casal Palocco. Nell'operazione, infatti, oltre agli uomini della Digos sono stati coinvolti militari di altri reparti.
Ernesto Gregory Valenti, avvocato dei familiari, ieri nel corso di una conferenza stampa in Senato organizzata dal senatore del Pd, Luigi Manconi, ha parlato dell'esistenza di "un documento agli atti secondo cui una società di sicurezza italiana è stata incaricata, penso da una società di sicurezza israeliana, di sorvegliare la villa prima dell'irruzione della polizia". Inoltre, a quanto si è appreso, la questura aveva già ricevuto una prima richiesta di trasferimento forzato al quale però non è stato dato seguito perché non era accompagnata da un provvedimento di espulsione e si è così reso necessario attendere il mandato di cattura internazionale a carico della donna.
I passaggi sono ancora tutti da accertare. Ma nella vicenda il ruolo degli uomini della Questura è ritenuto "assolutamente corretto" anche al Viminale. I dubbi sono semmai sui modi di azione scelti da Alfano. Il vicepremier , infatti, sarebbe intervenuto su chiamata diretta ricevuta dall'ambasciata del Kazakistan senza avvisare né il ministero degli Esteri né Palazzo Chigi. Ipotesi questa confermata anche dalla ricostruzione del trasferimento ad Astana: il jet privato è stato noleggiato in Austria al mattino e a bordo c'era il console del Kazakistan che ha preso in consegna Alma e sua figlia.
La donna è stata rilasciata dal Cie prima ancora che venisse identificata correttamente con i documenti che l'ambasciata avrebbe dovuto inviare ed è invece stata schedata come immigrata clandestina. Le presunte responsabilità di Alfano, insolitamente premuroso, fanno dire sottovoce a vari ambienti istituzionali e politici che "possiamo trovarci di fronte a un nuovo caso Ruby".
Un pasticcio, stavolta, però ancora più tragico. Anche perché da Alfano si arriva in un lampo all'amicizia tra Berlusconi e il dittatore kazako Nazarbayev. Molto dipenderà anche dal grado di credibilità delle risposte che forse oggi stesso darà in Parlamento il vicepremier nonché ministro dell'Interno. Nel governo e anche nel Pdl questa vicenda comincia a mettere paura e alcune fonti anticipano che Alfano sostanzialmente si trincererà dietro la relazione della questura di Roma.
La linea di difesa si baserà sul fatto che la donna è entrata in Italia "sottraendosi ai controlli di frontiera" e, inoltre, la sola assenza sul documento di timbri o visti di ingresso "legittimava il provvedimento di espulsione, ai sensi del decreto legislativo 286 del 1998 perché trovata in possesso di un passaporto diplomatico risultato falso e irregolarmente soggiornante sul territorio italiano". Il documento, a quanto riferiscono ambienti del Viminale, "presentava evidenti segni di contraffazione ed era mancante di timbro o visto di ingresso in area Schengen".
Alla luce di queste irregolarità "la donna è stata deferita all'autorità giudiziaria per i reati commessi con l'esibizione del falso passaporto e proposta al prefetto di Roma, in quanto clandestina, ai sensi del decreto n. 286/98, per l'emanazione del provvedimento di espulsione". I legali della donna smentiscono da giorni il canovaccio questurino : il passaporto era regolare e mancavano le autorizzazioni della magistratura.
Ieri, Riccardo Olivo, altro avvocato della Shalabayeva, ha detto che c'era solo "una nota dell'Interpol" che poi però non è stata allegata agli atti. Olivo ha parlato durante un'audizione alla Commissione straordinaria diritti umani del Senato, presieduta da Manconi. Prima di lui Lyudmyla Kozlovska, presidente della Open Dialog Foundation, ha detto ai senatori presenti che questo scandalo "è uno stupro dei diritti umani condotto non in Kazakistan ma in un paese occidentale". Cioè da noi.
4 - IL SATRAPO A TUTTO GREGGIO DALL'URSS AD ASTANA
Stefano Citati per "il Fatto Quotidiano"
Andate tutti in vacanza in Kazakistan: lì c'è un signore che è mio amico, non a caso ha il 91% dei voti", disse Silvio Berlusconi nel 2008, salutando Nursultan Nazarbayev in visita in Italia. Undici anni prima il padre-padrone del Kazakistan aveva ricevuto al Quirinale l'onorificenza di Cavaliere di Gran Croce decorato di Gran Cordone dell'Ordine al merito della Repubblica Italiana.
È dal 1990 che l'ex burocrate comunista governa il paese, conservando il potere a colpi di modifiche costituzionali che lo hanno proclamato "leader della nazione", titolo che gli garantisce l'immunità giudiziaria.
Un sogno per un politico come Berlusconi per il quale il satrapo petrolifero incarna un modello ineguagliabile: "Ho visto i sondaggi fatti da una autorità indipendente che ti hanno assegnato il 92% di stima e amore del tuo popolo. È un consenso che non può non basarsi sui fatti", gli disse il Cavaliere nel 2011. Secondo le organizzazioni europee che hanno monitorato le ultime elezioni - nelle quali il presidente è stato rieletto con il 95% delle preferenze - il voto è risultato tutt'altro che regolare.
Ma tutta questa stima personale è solo un aspetto dei legami dell'Italia con il leader kazako. Perché il regime di Nursultan siede su un letto di petrolio e gas: oltre il 3% per cento delle riserve mondiali stimate, primo produttore mondiale di uranio. Politica, società ed economia cadono tutte assieme sotto l'influenza del partito Nur Otan, dove torna il suffisso - nur, luce compone il nome di Nazarbayev, sultano o "signore della luce".
Il cerchio magico che domina l'ex repubblica sovietica - sterminate steppe dove Mosca codusse i test atomici, e con 16 milioni di abitanti - è composto dalla stretta cerchia familiare del satrapo 73enne. Dinara Nursultanovna Kulibayev, pur dano sfogo alle sue tendenze artistiche, controlla - attraverso il marito Timur Asqaruly Qulybaev, chiaccherato per la sua relazione con "Lady" Goga Ashkenazi, che per un periodo è apparsa in pubblico con Lapo Elkann - buona parte delle società pubbliche che gestiscono le risorse naturali del paese. Timur (ovvero Tamerlano), è nell'elenco dei mille uomini più ricchi del pianeta. E il suo nome finì anche in un'inchiesta che indagava su spostamenti sospetti di capitali tra banche svizzere.
È con queste società familistico-statali che l'Eni ha a che fare per i giganteschi giacimenti petroliferi - come quello di Kashagan - custoditi dal Mar Caspio, il cui greggio, che può valere decine di miliardi di euro, dovrebbe essere nei prossimi anni portato in Europa attraverso l'oleodotto South Stream, per il quale Berlusconi si è speso con l'amico russo Putin (e quello turco Erdogan).