DISASTRO CAPITALE – LA RELAZIONE DELL’ANTICORRUZIONE DI CANTONE SUGLI APPALTI DI ROMA È DURISSIMA: “CONTRATTI SENZA CONTROLLI E POCO TRASPARENTI” – IN QUATTRO ANNI, ASSEGNATI LAVORI PER 3 MILIARDI A TRATTATIVA PRIVATA, SPESSO SENZA CHE VE NE FOSSE RAGIONE


Giovanni Bianconi per il “Corriere della Sera

 

raffaele cantone

Il giudizio finale è netto, e non fa distinzioni tra le due amministrazioni che si sono succedute in Campidoglio negli ultimi quattro anni, tra il 2011 e il 2014: l’analisi dei dati condotta dagli ispettori dell’Anticorruzione «ha reso di palese evidenza il massiccio e indiscriminato ricorso a procedura non a evidenza pubblica in grado di assorbire di fatto, in termini quantitativi, quasi il 90 per cento delle procedure espletate». Per un valore complessivo pari al 43 per cento degli appalti affidati: ciò significa che poco meno della metà dei lavori e dei servizi assegnati a Roma e pagati con denaro pubblico sono stati attribuiti attraverso trattative private, scegliendo di fatto i beneficiari. 


Poco dopo gli ispettori rincarano la dose: quel «generalizzato e indiscriminato» utilizzo delle procedure negoziate in alternativa alle gare pubbliche è «in palese difformità e contrasto con le regole, rivelando spesso un’applicazione o elusione delle norme disinvolta e in alcuni casi addirittura spregiudicata». 
 

renzi cantone

Procedure foriere di corruzione 

Di più: «Ciò induce a ritenere che la prassi rilevata abbia una genesi lontana nel tempo e rappresenti in molti casi più un lucido escamotage che ha orientato l’attività contrattuale degli uffici verso un percorso semplificato foriero, come confermato dai recenti fatti di cronaca, di distorsioni anche di carattere corruttivo piuttosto che dalle condizioni di straordinarietà che hanno caratterizzato l’attività politico-amministrativa di Roma Capitale negli ultimi anni».

 

Dietro i circa tre miliardi di euro assegnati in quattro anni a trattativa privata, insomma, si nasconde più il malaffare che la soluzione a situazioni d’emergenza, e l’indagine su Mafia Capitale non ha fatto altro che confermare questa ipotesi. 

MANIFESTO ELETTORALE DI GIANNI ALEMANNO


Sono le conclusioni della relazione per l’Autorità nazionale anticorruzione sugli appalti a Roma consegnata lo scorso 7 agosto al presidente Raffaele Cantone, e ora inviate al sindaco Marino e al prefetto Gabrielli, perché valutino le iniziative di rispettiva competenza, alla Procura della Repubblica (Direzione distrettuale antimafia) e alla Procura della Corte dei conti per gli eventuali, ulteriori accertamenti che vorranno svolgere. 


La denuncia dell’Anac si estende a un’altra considerazione: il sospetto di interessi corruttivi o criminali di altro genere dietro agli appalti a trattativa privata è «confermato dalla constatazione di generalizzata carenza e omissione anche della verifica dei requisiti di partecipazione alle procedure negoziate degli operatori economici invitati, offerenti e aggiudicatari». 
 

SALVATORE BUZZI - LUCIANO CASAMONICA - GIANNI ALEMANNO

Un «porto franco» senza controlli

Questo particolare, insieme «all’improprio e spesso illegittimo» utilizzo della procedura negoziale per «difetto di motivazione», alla «non trasparente scelta dell’affidatario» e al «carente controllo e verifica della prestazione», rende il sistema di assegnazione dei lavori «un “porto franco” scevro dal rispetto delle regole e funzionale esclusivamente al raggiungimento di obiettivi estranei agli interessi della collettività». 

marino buzzi 02JPG


La fotografia della situazione è asettica, fatta solo di numeri, e si ferma al dicembre 2014 quando, con i primi arresti ordinati nell’inchiesta sul «Mondo di Mezzo», è stata scoperchiata la pentola della corruzione e del mercato politico-affaristico che si celava dietro gli appalti; soprattutto quelli vinti dalle cooperative. Oggi sappiamo perché c’è stato quel massiccio ricorso alla trattativa privata, esploso durante l’amministrazione di centrodestra guidata da Gianni Alemanno e proseguito, sebbene per cifre minori, con quella di centrosinistra guidata da Ignazio Marino. Ma una differenza tra le due Giunte viene evidenziata, soprattutto per ciò che riguarda le motivazioni del ricorso alle procedure negoziali. 
 

Il sistema Alemanno e l’arrivo di Marino

Sul periodo di governo Alemanno, che in due anni e mezzo ha speso più di cinque miliardi di euro, la relazione si limita a illustrare il dato del forte ricorso alle procedure negoziate: quasi due miliardi, il 36 per cento del totale, senza che vengano fornite giustificazioni. Per quanto riguarda la Giunta Marino invece (1 miliardo e 364 milioni in un anno e mezzo) le procedure negoziate sono salite all’87 per cento del totale, anche se per un importo complessivo dimezzato o poco più.

buzzi e marino

 

In primo luogo per via della «forte riduzione degli stanziamenti di bilancio» per investimenti che richiedono il ricorso a gara pubblica per via del loro valore; inoltre «la mancata approvazione del bilancio nei termini di legge», con il conseguente ricorso all’esercizio provvisorio, «ha contribuito in modo sostanziale alla riduzione delle gare a evidenza pubblica». Infine, «si è osservato il costante ricorso a procedure negoziate per gli interventi di approvvigionamento di servizi e forniture essenziali, ovvero per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria che dovevano comunque essere assicurati alla collettività». 


È come se — nell’analisi degli ispettori — il nuovo sindaco si fosse trovato ad agire in stato di necessità, ma senza rendersi conto del sistema che era stato costruito e agiva intorno a lui. Dal quale emergevano comunque delle anomalie, come si evince anche dai rilievi contenuti nella relazione dell’Anac che ha esaminato un campione di 1.850 procedure negoziate con le quali è stato distribuito circa mezzo miliardo di euro.

ama roma

 

Tra queste ci sono i lavori appaltati «in economia» e alle cooperative sociali, che «spesso non tengono in alcun conto le soglie massime di importo consentite». Tra i cinque gruppi segnalati per aver acquisito «affidamenti in numero rilevante e con importo consistente» ce ne sono tre coinvolte nelle indagini su Mafia Capitale: la Eriches 29 giugno di Salvatore Buzzi (40 appalti per 16 milioni e 698.000 euro), la Domus Caritatis (111 appalti per oltre 37 milioni) e la Casa della solidarietà (76 appalti per 18 milioni e mezzo) che rientrano nella holding de «La Cascina», legata a Comunione e liberazione. 
 

Troppi lavori alle cooperative

«Negli affidamenti negoziati non si rileva una adeguata rotazione tra i soggetti affidatari», denuncia l’Autorità anticorruzione. Che aggiunge: «Nelle delibere di affidamento o di autorizzazione emerge la frequente carenza di una esplicita motivazione della scelta effettuata, il mancato richiamo alla tipologia di affidamento applicata, nonché assenza di presupposto di imprevedibilità non imputabile alla stazione appaltante».

 

C’è poi un rilievo che pare indirizzato alla Giunta Marino: «Le numerose proroghe effettuate per assicurare la prosecuzione del servizio, anche di importo rilevante, hanno spesso avuto durata bimestrale o trimestrale, motivata dalla mancata approvazione del bilancio, che ha costretto l’Amministrazione al frazionamento degli investimenti. Nonostante i servizi da svolgere fossero in gran parte ritenuti vitali e improcrastinabili, si è rilevata la totale assenza di programmazione, seppur limitata agli importi a disposizione». 

campidoglio


L’elenco delle «anomalie» e delle «criticità» è lungo, e sempre con riferimento alle cooperative «operanti nel settore sociale» gli ispettori denunciano che «possono vantare, nell’ultimo triennio, un esorbitante numero significativo di affidamenti corrispondenti a valori economici rilevanti avvenuti in gran parte in forma diretta, a conferma del mancato rispetto anche dei basilari principi di imparzialità, parità di trattamento, trasparenza e proporzionalità». 

IGNAZIO MARINO E MATTEO RENZI IN CAMPIDOGLIO


Infine la relazione sottolinea che «nell’ambito dei Dipartimenti, Municipi e degli altri centri di costo di Roma Capitale, l’attività relativa agli affidamenti con procedure negoziate sia spesso sfuggita ai controlli preventivi dei vertici della struttura, essendo delegata ai singoli responsabili del procedimento operanti in pressoché totale autonomia».