DITE A PUTIN DI PARLARE DI PIÙ, COSÌ CI CALA LA BOLLETTA - È BASTATA UNA PROMESSA DELLO "ZAR" SULL'IMPEGNO A RIDURRE I COSTI DELL'ENERGIA E IL PREZZO DEL GAS È CROLLATO A 100 EURO AL MEGAWATTORA DOPO UN PICCO DI 160 - L'UE PENSA ALL'IPOTESI DI UN CONSORZIO PER CREARE STOCK DI EMERGENZA, MA I PAESI DEL NORD COME AL SOLITO DEVONO ROMPERE LE PALLE - DRAGHI ASSICURA: "C'È ACCORDO SULL'IDEA DI ACQUISTI COMUNI". MA CI VORRANNO MESI PRIMA CHE LA BOLLETTA SI RAFFREDDI...
-Gabriele Rosana per "Il Messaggero"
Volano alle stelle i prezzi del gas naturale fino a toccare i 160 euro al megawattora, +37% rispetto alla seduta precedente, salvo invertire la rotta e scendere poi fino a quota 100 poche ore dopo.
Dietro l'estrema volatilità registrata ieri sui mercati ci sono le parole di Vladimir Putin che si è detto pronto a stabilizzare l'impennata dei costi dell'energia che pesano su famiglie e imprese e, con l'aumento repentino dell'inflazione, mettono a repentaglio la ripresa. Anche se, ha poi puntualizzato, incrementare i volumi attraverso i gasdotti esistenti sarebbe «economicamente svantaggioso».
Ci vorranno comunque mesi, anche dopo il brusco calo di ieri, prima che i rincari dalle bollette del gas si raffreddino. Per il Cremlino, la Russia e il suo monopolista di Stato Gazprom («fornitore affidabile che rispetta gli impegni in pieno», ha detto Putin) non avrebbero responsabilità per il caro bollette; semmai è la «politica dei contratti di breve termine» perseguita dall'Europa ad essersi rivelata errata.
Tanto basta al presidente russo per respingere al mittente le critiche dell'Ue secondo cui Mosca starebbe deliberatamente evitando di aumentare le forniture per tenere sotto scacco l'approvvigionamento energetico del continente in attesa del via libera definitivo alla distribuzione attraverso Nord Stream 2, il controverso gasdotto che bypassa l'Ucraina e arriva direttamente in Germania: un atto d'accusa che 40 europarlamentari hanno formalizzato in una nota indirizzata alla Commissione e su cui sono al lavoro i tecnici dell'Antitrust.
L'AZIONE
Le istituzioni Ue provano intanto a mettere a punto un'azione comune per far fronte ai rincari. «C'è accordo sull'idea che la Commissione possa avere un ruolo di acquirente per conto dei Paesi membri, come avvenuto per i vaccini», ha detto il premier Mario Draghi al termine del summit Ue-Balcani in Slovenia, ribadendo il favore del governo rispetto alla creazione di un consorzio europeo per creare stock energetici da attivare in caso d'emergenza.
Sull'iniziativa delle riserve comuni, sostenuta anche da Spagna e Francia, Bruxelles sta sondando gli umori delle capitali - per ora piuttosto freddi - in vista della pubblicazione, mercoledì prossimo, del piano con cui spiegherà come intende affrontare l'emergenza in bolletta: si va dal taglio dell'Iva agli aiuti di Stato, fino appunto a proposte più strutturali come le scorte Ue.
Ne hanno parlato ieri anche gli eurodeputati a Strasburgo, rassicurati dalla commissaria all'Energia Kadri Simson che «la priorità è mitigare gli impatti sociali e proteggere le famiglie vulnerabili», anche se in prima battuta ciò dovrà avvenire attraverso misure nazionali.
Approccio cauto, insomma, aspettando la discussione al Consiglio europeo del 21-22 ottobre, anche perché i governi si sono spaccati secondo la più classica delle divisioni tra falchi e colombe, con i Paesi del Nord Europa, Germania compresa e Olanda in testa, scettici rispetto a quella che considerano una crisi dovuta a fattori temporanei e destinata a sgonfiarsi presto.
Istituire scorte comuni, oltretutto - è la tesi che va per la maggiore tra i frugali - potrebbe rallentare il raggiungimento degli obiettivi del Green Deal. Il maxi-piano verde è l'orizzonte di riferimento anche per Ursula von der Leyen, secondo cui «la risposta di lungo periodo è l'investimento nelle rinnovabili, che ci danno prezzi stabili e maggiore indipendenza».