DOPO LA MANIFESTAZIONE SALVINIANA DI IERI, UNA COSA È CHIARA: L'UNICO OPPOSITORE CHE FA VERAMENTE PAURA ALLA PIAZZA LEGHISTA E AL CAPITONE È PAPA BERGOGLIO - A TUTTI I MOVIMENTI ECCLESIALI È ARRIVATO UN ORDINE DI SCUDERIA CHIARO: DOMENICA PROSSIMA NON DEVE ARRIVARE NEANCHE UN VOTO DEL CATTOLICESIMO ORGANIZZATO ALLA LEGA. OBIETTIVO: RENDERE CONDIZIONABILE E NON AUTONOMO IL CAPITANO LEGHISTA PER IL GOVERNO DEL PAESE
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Marco Antonellis per Dagospia
In piazza Duomo si è chiuso il cerchio dell'unico vero bipolarismo di questa campagna elettorale surreale, dove lo scontro non è stato maggioranza-opposizione ma maggioranza-maggioranza, mentre il ruolo di vero oppositore dell'uomo solo al comando è stato preso, come Dagospia da mesi aveva anticipato, da un monarca teocratico. Da una parte Matteo Salvini, dall'altra Papa Francesco.
Le bordate di fischi di piazza Duomo rivolte all'indirizzo di Bergoglio certificano che solo il Papa fa paura alla piazza leghista e a Salvini stesso, che marcia incontrastato verso il traguardo di portare il Carroccio per la prima volta nella storia a diventare il più votato partito italiano.
Se però Salvini deve archiviare il sogno dell'autosufficienza, coltivato quando il sondaggi lo davano al 36% e con il partitino gemello di Giorgia Meloni poteva tranquillamente superare il 40% necessario ad ottenere la maggioranza assoluta dei seggi alle eventuali elezioni politiche anticipate, questo sarò merito soprattutto di Santa Sede, Conferenza episcopale italiana, Segreteria di Stato vaticana: tre soggetti diversi della massima gerarchia ecclesiastica che non potevano sopportare l'idea di vedere il Capitano leghista impadronirsi dell'Italia senza essere condizionabile.
Salvini viene considerato dalla Chiesa uno capace di tutto: quando nell'ultima finanziaria ha provato a raddoppiare le tasse al volontariato, che in Italia è nella stragrande maggioranza cattolico, in Vaticano si sono resi conto che un argine politico andava costruito al possibile trionfo di un vicepremier così aggressivo con gli interessi ecclesiali.
La strada è stata dunque quella prima di tutto di negare qualsiasi legittimazione: neanche una foto per sbaglio tra Francesco e il Capitano, anche se ci sarebbero state decine di occasioni per incontri di mera natura istituzionale. Doveva essere chiara la distanza. Resisi conto poi che molti cattolici gravitanti nell'area di centrodestra potevano essere attratti dal voto alla Lega, si sono rafforzate esplicitamente le possibili alternative.
Un paio di punti percentuali a Salvini sono stati certamente sottratti dal lavoro di decine di vescovi a favore del Popolo della Famiglia, che ha una piattaforma non dissimile da quella della Lega, ma più moderata ed esplicitamente cattolica. Non a caso giovedì scorso una intera paginata dedicata dal quotidiano dei vescovi, Avvenire, alle possibili scelte dei cattolici il 26 maggio aveva come primo partito citato proprio il Popolo della Famiglia di Mario Adinolfi.
Altra azione compiuta direttamente da Papa Francesco è stata il richiamo esplicito e continuo all'accoglienza, che ovviamente è stato interpretato come una sorta di scomunica continua della linea di Salvini. Che ha masticato amaro e ieri in piazza Duomo ha costruito un discorso che mirava ad attrarre i cattolici tradizionalisti antibergogliani, per poi far eruttare la piazza nelle bordate di fischi che hanno accompagnato la citazione polemica di Papa Francesco.
Ma in Vaticano si sono fregati le mani. Sempre Avvenire nella edizione odierna, quella domenicale che è la più letta nelle parrocchie, ha potuto sferrare così un duro attacco contro l'utilizzo strumentale del rosario in un comizio politico, come quello ostentatamente compiuto da Salvini ieri in piazza. E a tutti i movimenti ecclesiali è arrivato così un ordine di scuderia chiaro: domenica prossima non deve arrivare neanche un voto del cattolicesimo organizzato alla Lega. Un monito ad alcune frange di Comunione e Liberazione, ad esempio, da sempre attratte dal più forte partito di governo.
Queste azioni compiute all'unisono da Papa, Cei e massima gerarchia vaticana sono state efficaci e secondo gli ultimi sondaggi pubblicati prima del silenzio elettorale avrebbero ''ristretto'' Salvini appena sopra il 30%, dunque condizionabile e non autonomo per il governo del Paese. I sette milioni di cattolici praticanti vedranno certamente una percentuale scegliere la Lega, ma non sarà la valanga che Salvini avrebbe potuto ottenere in un clima di cordialità con il Papa. Che è ad oggi invece il suo più efficace e forse unico vero oppositore.