DOPO LE MINACCE, ARRIVA LA SCORTA PER ATTILIO FONTANA - IL CLIMA INTORNO AL GOVERNATORE LOMBARDO SI E’ FATTO INCANDESCENTE TRA LA RABBIA DELLE VITTIME DEL COVID E GLI INSULTI SUI SOCIAL - CONTRO DI LUI PURE DUE MURALES CON LA SCRITTA "ASSASSINO" - NEL MIRINO ANCHE LE DELIBERE REGIONALI CHE FECERO TRASFERIRE DAGLI OSPEDALI TANTI PAZIENTI POI RESPONSABILI DEL CONTAGIO NEGLI OSPIZI E NELLE CASE DI CURA...
-Monica Serra per “la Stampa”
Dopo le minacce, la scorta: da due giorni Attilio Fontana è costretto a muoversi con un agente di polizia che gli copre le spalle. La decisione è stata presa dalla prefettura di Varese (la città in cui Fontana risiede e di cui è stato anche sindaco), che gli ha assegnato una tutela di quarto livello: auto con agente di scorta. Perché il clima intorno a Fontana si è fatto incandescente. E nonostante lui sostenga pubblicamente di dormire sonni tranquilli, a quanto pare, non è così.
Il malcontento nei confronti del governatore è montato lentamente, col numero dei morti che cresceva. Le contestazioni sui social cavalcate dalle opposizioni politiche.
Fino ad arrivare ad accuse pesanti e a minacce di ogni genere. Ai murales, almeno due, con la scritta: «Fontana assassino». Il suo avvocato, Jacopo Pensa, ha raccolto decine e decine di minacce sui social, di profili fake e di altri con nome e cognome.
A quanto sembra, anche tra i parenti delle quasi sedicimila vittime lombarde del Covid ci sarebbe chi lo considera responsabile delle perdite e delle centinaia di morti nelle case di riposo su cui le procure indagano per epidemia e omicidio colposi. Nel mirino anche le delibere regionali, a partire da quella dell' 8 marzo, che fecero trasferire dagli ospedali allo stremo tanti pazienti, poi considerati responsabili del contagio nelle Rsa.
E si sa come vanno queste cose: c' è sempre qualcuno che pensa di farsi giustiziere. A nulla vale l' attenuante che la Regione si è trovata a gestire un' emergenza sanitaria senza precedenti.
I social attirano odio e, considerano gli inquirenti, dalle parole si è passati ai primi fatti, ai murales «Fontana assassino», su cui indagano i carabinieri del Nucleo informativo e la Digos. Il primo, in via Vittorelli, lungo la Martesana, rivendicato dai Carc, Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo, cui sono seguiti anche dei volantini. E il secondo comparso qualche giorno più tardi, il 22 maggio, nella zona della Bovisa, sulla strada all' angolo tra via degli Imbriani e via Prestinari. Un' accusa troppo specifica per il pm Alberto Nobili, capo del pool antiterrorismo, per non configurare una minaccia aggravata oltre che una diffamazione. Episodi che alimentano il clima di odio e che hanno spinto la prefettura ad assegnare al governatore la scorta.