1. DOPO IL "VAFFA" DEI PARTITI DELLA MAGGIORANZA, DRAGHI INGRANA LA RETROMARCIA E FA GIRARE UNA VELINA. FONTI GOVERNATIVE: ''SE LA MAGGIORANZA RESTERÀ COMPATTA NELL'ELEZIONE DEL CAPO DELLO STATO E NON SI SPACCHERÀ, RESTERÀ A PALAZZO CHIGI"
2. LA CAZZATA DELL'AUTOCANDIDATURA RIMANE: NONNOMARIO HA DIMENTICATO CHE L’ITALIA È UNA REPUBBLICA PARLAMENTARE FONDATA SUI PARTITI, ANCHE SE SONO TUTTI UN DISASTRO
3. E POI: QUALE LEADER LO AVREBBE CANDIDATO? NON CERTO SALVINI, LASCIAMO PERDERE BERLUSCONI, TANTOMENO DI MAIO. CONTE NON SI È PRONUNCIATO: FARÀ UNA RIUNIONE OGGI
3. ANCHE IL PD DI LETTA TENTENNA PERCHÉ TEME LE REAZIONI DI UN DRAGHI SFANCULATO
4. A QUESTO PUNTO, POTREBBE RIENTRARE IN GIOCO, A GRANDE RICHIESTA DI TUTTI I LEADER DELLA MAGGIORANZA, MATTARELLA. OPPURE RITORNA IN CAMPO L’IPOTESI CARTABIA O AMATO…
LA CONDIZIONE PER RESTARE: MAGGIORANZA UNITA SUL COLLE
Alberto Gentili per "il Messaggero" - Estratto
«Il presidente Draghi ha detto con chiarezza che la cosa fondamentale è l'unità della maggioranza. Se la maggioranza resterà compatta nell'elezione del nuovo capo dello Stato e non si spaccherà, resterà a palazzo Chigi». A sera, dopo che soprattutto Matteo Salvini e Silvio Berlusconi hanno alzato un muro di fronte all'ipotesi del trasloco dell'ex presidente della Bce al Quirinale, fonti dell'esecutivo indicano la soluzione....
DAGOREPORT
Anche i migliori fanno cazzate. E Draghi, con la sua autocandidatura, ha fatto una cazzata grossa come il Quirinale. Abituato a non tener conto dei partiti dell’”ampia maggioranza”, se n’è altamente fregato di consultarli preventivamente.
E nella sua conferenza stampa autocelebrativa è sbucata un’arroganza che non ha tenuto conto del fatto che l’Italia è una repubblica parlamentare fondata sui partiti. Ed è sbagliato dimenticarlo solo perché sono un disastro. I partiti contano e soprattutto vogliono dare l’impressione di contare.
A questo punto, quale leader lo candida? Non certo Salvini che, in caso di trasloco sul Colle di Nonnomario, si sfilerebbero subito dall’alleanza di un eventuale governo guidato da mezze figure come Colao-Franco-Cartabia – e nell’incontro di stamattina il Capitone l’ha confermato a Draghi. Lasciamo perdere poi Berlusconi che è incazzato come una biscia: aveva organizzato un’uscita da king maker lanciando alla sinistra il nome di Giuliano Amato. Un nome che raccoglieva i consensi di Letta, Giorgetti, Renzi, Di Maio.
Se Di Maio ha fatto sapere dal Kurdistan che è contro Mariopio al Colle, Conte non si è pronunciato: farà una riunione virtuale oggi con i cinque vicepresidenti. A parte la Meloni - ma Fratelli d’Italia ha in Parlamento il 7 per cento mica il 20 che gli assegnano i sondaggi - chi porta il Nonnetto al Quirinale? Anche il Pd di Enrico Letta tentenna.
Sia gli ex renziani di Guerini e Lotti che la corrente di Franceschini sono favorevoli che Draghi resti premier. Solo Letta e Orlando temono le reazioni di un Draghi bocciato. La prima: bene, rimango al mio posto ma non mi rompete più i coglioni: comando io. La seconda: il mio compito è finito, come ha sottolineato nella conferenza stampa, lascio Palazzo Chigi.
Purtroppo (per Mariopio), l’emergenza pandemica non è per nulla terminata, anzi. Secondo: il Pnrr è un neonato, è all’inizio del suo cammino e metterlo in pratica non è cosa semplice. Dove sono i cantieri aperti?
Ancora: i maggiori sondaggisti sono d’accordo nel fatto che, nell’eventuale caso di un voto popolare, gran parte degli italiani esprimerebbe il desiderio che rimanga alla guida del paese e sia lui a gestire l’emergenza.
Ora Draghi – che si accontenterebbe, dice il suo entourage di palazzo Chigi, anche dei 505 voti previsti dalla quarta votazione - rischia non solo di non salire al Colle ma anche di uscire da Palazzo Chigi con i connotati irriconoscibili come dopo un frontale con un Tir a pieno carico.
A questo punto di bordello istituzionale, potrebbe rientrare in gioco Sergio Mattarella, a grande richiesta di tutti i leader della maggioranza. I partiti non possono permettersi di fare 15 votazioni a vuoto, con Omicron che dilaga. Non solo: Mattarella è anche l’unico candidato possibile che permetterebbe a Draghi di non perdere la faccia. i leader della maggioranza potrebbero incamminarsi in fila indiana in direzione del Colle e chiedere alla Mummia Sicula di salvare la patria. Oppure potrebbe rientrare in gioco Giuliano Amato o Marta Cartabia, protetta dal grande vecchio Sabino Cassese...