DOPO L’EURO-PASTICCIO, GIORGIA MELONI FA UN’ALTRA FRITTATA: TIRA IN BALLO IL QUIRINALE DOPO L’INCHIESTA DI “FANPAGE” SULL'ANTISEMITISMO DILAGANTE NEL MOVIMENTO GIOVANILE DI FDI, “GIOVENTU’ NAZIONALE”: “È CONSENTITO DA OGGI INFILTRARSI IN UN PARTITO POLITICO E RIPRENDERNE SEGRETAMENTE LE RIUNIONI? LO CHIEDO AI PARTITI POLITICI, AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA” – LA DUCETTA, CHE HA SCAMBIATO LA LIBERA INFORMAZIONE PER “METODI DA REGIME”, HA CHIESTO TRA LE RIGHE A MATTARELLA DI “GARANTIRE LA LIBERTA’ DEI PARTITI”. E DAL COLLE? E’ ARRIVATO SOLO UN SILENZIO INFASTIDITO…
-Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “la Stampa”
Nella notte di Bruxelles, Giorgia Meloni ha posto una domanda infervorata ai giornalisti tirando in ballo direttamente il Quirinale. «È consentito da oggi infiltrarsi in un partito politico e riprenderne segretamente le riunioni? Lo chiedo a lei – dice rivolta all'inviato, ndr - ai partiti politici, al presidente della Repubblica».
C'è, dunque, un destinatario in particolare nella domanda piena di sottintesi che Meloni rivolge alle telecamere, quando per la prima volta risponde sull'inchiesta di Fanpage che ha svelato i sogghigni antisemiti, le derive razziste, le nostalgie fasciste di Gioventù nazionale, il movimento giovanile di Fratelli d'Italia.
Ma perché la presidente del Consiglio si rivolge a Sergio Mattarella? Il primo a esserne stupito è il Capo dello Stato, anche se dalla presidenza della Repubblica filtra solo un formale silenzio, tutto da interpretare, come tenta di fare qualche dirigente di FdI, spaventato dalle possibili conseguenze della mossa della premier e dalla freddezza che a destra sentono soffiare dal Colle. Non è escluso che Mattarella possa rispondere a suo modo, lasciando passare qualche giorno, e rendendo implicito il messaggio in una delle tante occasioni pubbliche che gli si offriranno.
[…] Perché appellarsi a Mattarella? […] Secondo Meloni, infatti, Mattarella dovrebbe agire in quanto garante della Costituzione che, agli articoli 39 e 49, tutela la libertà dei partiti e dei sindacati, a cui – recita la Carta - «non può essere imposto altro obbligo se non la loro registrazione presso uffici locali o centrali, secondo le norme di legge».
La premier […] pensa che sia stata violata l'autonomia e la riservatezza di un'organizzazione politica con metodi che lei arriva addirittura a definire «di regime», nonostante l'inchiesta sotto copertura sia molto diffusa nelle democrazie occidentali e nella cultura anglosassone in particolare. Ad avvalorare quanto riportato da queste fonti, c'è il fatto che Meloni, nella sua risposta e nel suo richiamare Mattarella, citi, oltre ai partiti, i sindacati, senza che apparentemente ce ne sia motivo.
La premier è molto preoccupata dal rimbalzo internazionale dell'immagine che emerge del suo partito, soprattutto degli esponenti più giovani, la futura classe dirigente di FdI. In pochi giorni c'è stato il caso delle frasi antisemite di Paolo Signorelli, portavoce del ministro Francesco Lollobrigida, cognato della leader, e poi le due puntate dell'inchiesta che hanno mostrato il volto più nero della gioventù meloniana. […]
Nella sua ricostruzione dei fatti, Meloni parte condannando i giovani militanti per poi, però, dedicarsi esclusivamente a contestare l'inchiesta giornalistica. Lo fa formulando accuse senza prove e molto generiche, come quando si lascia scappare che «sono stati usati degli investigatori». Non è la prima volta che si sente una frase del genere, nel clima a tratti paranoico che si respira attorno alla leader, e contro i giornalisti più critici.
Ma è il passaggio su Mattarella a rivelare il livello di ansia di Meloni. Appena 48 ore prima, sempre all'interno di FdI il Colle era stato evocato su altro: e cioè sulla delicata partita europea che la premier sarebbe andata a giocare a Bruxelles. Meloni avrebbe desiderato - e pare sollecitato indirettamente - un intervento di Mattarella, o comunque un suo maggiore coinvolgimento. Per esempio, avrebbe gradito una mediazione con il presidente francese Emmanuel Macron […]
Nel caso dei servizi giornalistici su Gioventù nazionale, però, Meloni fa di più. Perché sembra quasi richiamare Mattarella a un suo dovere. Abbiamo chiesto al costituzionalista Salvatore Curreri se ci siano delle ragioni giuridiche legittime, desumibili dalla Carta. La prima risposta è: «Sinceramente non capisco perché tirare per la giacchetta il presidente della Repubblica […] Sostanzialmente lamenta la violazione della riservatezza del partito.
Certamente c'è una sfera di autonomia del partito che è essenziale ai fini dello svolgimento della sua funzione costituzionale, ma questa cede di fronte all'interesse pubblico alla conoscenza di fatti e persone (di FdI, ndr) da cui può dipendere il giudizio da parte dell'opinione pubblica. […]».