1. DOV'E' FINITA MELONI CHE GHIGNAVA: "L'EUROPA È PREOCCUPATA? È FINITA LA PACCHIA!”? 
NON IMMAGINAVA LA TAPINA, UBRIACA DI POTERE, CHE LA PACCHIA SAREBBE FINITA PER LEI! 
 2. TUTTE LE FREGNACCE DELLA CAMALEONTE GIORGIA: IERI IL NUOVO PATTO DI STABILITA' ERA “IRRICEVIBILE”, “INAPPLICABILE”, “SCELLERATO”. OGGI È MAGICAMENTE “UN SUCCESSO”
3. SE "FASCIO TUTTO IO!'' METTEVA IL VETO SUL NUOVO PATTO CUCINATO DA MACRON E SCHOLZ, PER I GIÀ SCASSATI CONTI DELLO STATO ITALIANO SAREBBE STATO L'INIZIO DELLA FINE
4. L'ARROGANZA DELLA DUCETTA COATTA È SERVITA SOLO A INCATTIVIRE I TEDESCHI E A FARSI UCCELLARE DA MACRON - CALZATO IL FEZ, ORA CI PROVA COL MES: VEDIAMO CHE FINE FA - VIDEO


 

 

 

GIORGIA MELONI

1. ARCHEO-MELONI, UE PREOCCUPATA?FINITA LA PACCHIA, DIFENDEREMO ITALIA

(ANSA) - MILANO, 11 SETTEMBRE 2022 - "In Europa sono tutti preoccupati per la Meloni al governo e dicono cosa succedera' ? Ve lo dico io cosa succedera' , che e' finita la pacchia e anche l'Italia si mettera' a difendere i propri interessi nazionali come fanno gli altri, cercando poi delle soluzioni comuni". Lo ha detto la leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni, dal palco del comizio di piazza Duomo a Milano.

 

2. MELONI IERI: PATTO DI STABILITA' ? POSIZIONI ANCORA DISTANTI

giorgia meloni santiago abascal - atreju

 (ANSA) - ROMA, 15 DICEMBRE 2023- "Le posizioni sono ancora abbastanza distanti, bisogna lavorare ancora". Cosi' la premier Giorgia Meloni ad una domanda al termine del Consiglio europeo sulla riforma del patto di stabilita' . "Il Patto di stabilita' "non e' stato oggetto dei lavori" del Consiglio europeo, ci sono state interlocuzioni a margine, sono giorni di trattative, il tema e' rimandato all'Ecofin, le posizioni sono abbastanza distanti ma bisogna lavorare ora dopo ora", ha spiegato Meloni. "Penso che un accordo si possa trovare, ma non posso dire che lo abbiamo trovato", ha aggiunto la premier. 

 

 

 

GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI

3. MELONI, IERI: VETO SUL PATTO? NON ESCLUDO NESSUNA SCELTA

(ANSA) - Il veto sul patto di stabilita' ? "Io non escludo nessuna delle scelte. Credo si debba fare una valutazione su cio' che e' meglio per l'Italia sapendo che se non si trova un accordo, noi torniamo ai precedenti parametri. Io faro' tutto quello che posso". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in replica al Senato dopo la discussione sulle sue comunicazioni in vista del Consiglio Ue parlando della proposta di Mario Monti.

 

4. MELONI, IERI: 'ECOFIN IN VIDEO? DIFFICILE TROVARE L'INTESA COSI'’

(ANSA) – 15 DICEMBRE 2023 -  "Togliendo la possibilita' " di vedersi fisicamente "diventa piu' difficile" trovare un accordo. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni durante un punto stampa al termine del vertice Ue, rispondendo ad una domanda sulla possibilita' di arrivare all'intesa sul Patto di stabilita' in occasione della riunione dell'Ecofin convocata il 20 dicembre in videoconferenza.

 

5. MELONI, IERI: SUL PATTO APERTE TUTTE OPZIONI, VEDREMO ALLA FINE

giorgia meloni bacia santiago abascal 2

(ANSA) - ROMA, 12 DICEMBRE 2023 - "La trattativa e' serrata, si parte da posizioni che sono tra loro molto distanti: la posizione definitiva dell'Italia andra' presa quando sapremo esattamente dove si e' fermata la trattativa". Cosi' la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sul Patto di Stabilita' nella replica dopo il dibattito sulle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio Ue. L'Italia ha "un approccio costruttivo e pragmatico ma dobbiamo tenere aperte tutte le opzioni: non sono disposta a dare mio assenso a un Patto che, non questo governo, ma nessun governo potrebbe rispettare".

 

GIANCARLO GIORGETTI - VIDEOCONFERENZA ECOFIN 20 DICEMBRE 2023

6. MELONI, IERI: PASSI AVANTI SUL PATTO MA ANCORA NON SUFFICIENTI

(ANSA) - ZAGABRIA, 17 NOVEMBRE 2023 - "Mi pare che si stiano facendo dei passi in avanti" sul nuovo del Patto di Stabilita' perche' "ci si sta rendendo conto che il ritorno" alle vecchie regole "sarebbe esiziale per la nostra economia" ma si tratta "di passi ancora insufficienti, bisogna lavorare molto e di piu' ". Cosi' la presidente del Consiglio Giorgia Meloni al termine del bilaterale con il primo ministro croato Andrej Plenkovich a Zagabria, sottolineando che serve un "rush finale" e che bisogna tenere conto degli "investimenti strategici".

 

GIORGIA MELONI - EUROPA

"Il tema delle nuove regole della governance - ha sottolineato Meloni - e' fondamentale per la nuova agenda strategica Ue. Se pensiamo di poter rafforzare la competitivita' senza adeguare la governance rischiamo di sembrare miopi.

 

Siamo impegnati a portare avanti transizioni, che sono scelte strategiche per rafforzare la competitivita' del continente, penso alla transizione verde, digitale" e alle spese "per la difesa, dopo l'aggressione russa all'Ucraina. E' evidente che gli investimenti devono essere presi in considerazione quando si discute la governance", altrimenti sarebbe come se "facessimo pagare alle nazioni virtuose il fatto che li stanno realizzando".

 

 

7. ARCHEO - PATTO DI STABILITÀ, SE IL GOVERNO VA SULLE BARRICATE

Estratto dell’articolo di Andrea Bonanni per www.repubblica.it – 6 dicembre 2023

 

GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ E EMMANUEL MACRON ALL'HOTEL AMIGO DI BRUXELLES

Linea dura sul rinnovo del Patto di Stabilità. Dopo che, nel convegno-flop dell’ultradestra a Firenze, Salvini ha dato libero sfogo al suo viscerale anti-europeismo, il governo ha deciso mostrare i muscoli a Bruxelles.

 

Alla vigilia dell’incontro tra i responsabili finanziari della Ue che dovrebbero decidere la riforma del Patto, il ministro Giorgetti ha parlato di proposte «inaccettabili» per l’Italia e ha ricordato che, per riscrivere le regole europee sulla disciplina di bilancio, «è di fatto richiesta l’unanimità tra gli Stati membri». Se non si tratta di una esplicita minaccia di veto, ci si avvicina molto. [...]

 

 

 

emmanuel macron giorgia meloni

8. GIORGETTI A MELONI: "DOBBIAMO FIRMARE" MA ORA SALVINI NON VUOLE CEDERE SUL MES

Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera e Ilario Lombardo per “La Stampa”

 

Che la firma sul nuovo patto di Stabilità sia arrivata obtorto collo, lo ammette lui stesso: «I prossimi anni ci diranno se il sistema funziona come ci aspettiamo». Fino allo scorso week-end Giancarlo Giorgetti diceva di non voler firmare in videoconferenza un accordo che avrebbe «vincolato l'Italia per anni». Ieri mattina il ministro del Tesoro ne ha discusso a lungo al telefono con una febbricitante Giorgia Meloni per convincerla invece a dire sì.

 

Il vertice a sorpresa fra i due colleghi di Francia e Germania del giorno prima, e la saldatura fra le due cancellerie, non lasciava alternative. L'ultima versione dell'accordo già discusso all'Ecofin dell'8 febbraio era se possibile lievemente peggiorata, ma dopo il lungo veto alla ratifica del fondo salva-Stati, l'Italia ne avrebbe dovuto imporre un secondo.

 

giorgia meloni e l euro vignetta by lele corvi per il giornalone la stampa

«Politicamente insostenibile», è il ragionamento di Giorgetti alla premier titubante. […] «Il nuovo patto è migliorativo rispetto al passato», dice a tarda sera Meloni.

 

In realtà la convinzione che circola a Palazzo Chigi e al Tesoro è che sarà così fino al 2027, quando terminerà il periodo di transizione alle nuove regole, e tanto basta: il rischio sfiorato era che i tedeschi concedessero solo due anni.

 

Il 2027 sarà l'anno di fine mandato sia di Meloni ma soprattutto di Emmanuel Macron, vero artefice dell'intesa. Dopo di allora la clausola sulla riduzione del debito imposta dalla Germania resterà senza eccezioni o quasi, e il nuovo patto si farà più stringente.  […]

 

10. IL BOOMERANG DEI SOVRANISTI

Estratto dell’articolo di Andrea Bonanni per “la Repubblica”

 

matteo salvini giorgia meloni antonio tajani atreju

Com’era prevedibile e previsto, la sovranità del governo sovranista di Giorgia Meloni è durata meno di 24 ore. Tante ne sono trascorse da quando il ministro dell’economia francese e il suo collega tedesco hanno trovato un accordo a due sulla riforma del Patto di stabilità a quando il ministro Giorgetti […] ha chinato il capo e si è accodato ad approvare un testo definito «inaccettabile» solo pochi giorni prima.

 

GIORGIA MELONI - MATTEO SALVINI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA

L’intesa raggiunta ieri rende significativamente più flessibili le regole del vecchio Patto. Consente una maggiore prospettiva temporale nel definire le linee di politica di bilancio, sempre nell’ambito di argini chiaramente definiti all’espansione della spesa pubblica.

 

Ma, soprattutto, offre alla Commissione e al Consiglio molta più discrezionalità e maggiori poteri per indirizzare l’azione dei governi nazionali e costringerli a fare quelle riforme strutturali che alcuni, come l’esecutivo di destra italiano, sembrano incapaci di varare.

 

[…] Anche per questo, al governo Meloni la riforma non piace. O, almeno, non piaceva fino a pochi giorni fa. L’ha combattuta in tutti i modi. Prima ha rigettato la proposta originaria presentata dal commissario Gentiloni, ripetutamente attaccato da esponenti della maggioranza, che era molto meno stringente di quella approvata ieri.

 

GIORGIA MELONI OLAF SCHOLZ E EMMANUEL MACRON ALL'HOTEL AMIGO DI BRUXELLES

Poi ha addirittura sostenuto che sarebbe stato meglio tornare al vecchio Patto senza modifiche. Ha cercato, inutilmente, di ricattare gli altri partner collegando la nuova disciplina fiscale alla ratifica nel Parlamento italiano del Meccanismo europeo di stabilità (che ora dovrà approvare senza contropartite).

 

Per bocca della stessa Meloni ha fatto planare la minaccia di porre un veto all’accordo che già si stava profilando. Infine ha inseguito la vana speranza di un rinvio dell’intesa a dopo le elezioni europee, rinvio che avrebbe danneggiato la credibilità politica della Ue.

 

Nessuna di queste tattiche è servita a qualcosa. Del resto sarebbe stato facile capire che il Paese con i bilanci più malandati e il più esposto agli attacchi dei mercati finanziari non era nelle condizioni di battere i pugni sul tavolo e di imporre alcunché in materia di disciplina di bilancio. Soprattutto dopo aver varato una finanziaria che fa aumentare il nostro deficit e il nostro debito. Lo sapevano i nostri partner. Lo sapeva la Commissione.

 

GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI

Lo sapeva benissimo anche Giorgia Meloni. Ma per qualche mese le ha fatto comodo presentarsi come la vittima dell’ennesimo complotto europeo che si ribella alle inique imposizioni di Bruxelles.

 

Tuttavia quello di Giorgia Meloni è, per fortuna, un sovranismo a sovranità limitata. E dunque adesso il Patto scellerato e «inapplicabile» è diventato improvvisamente «sostenibile». E le nuove norme, nelle dichiarazioni degli esponenti governativi, rappresentano «un miglioramento» rispetto a quelle del vecchio Patto che fino a pochi giorni fa era invece considerato «preferibile».

giancarlo giorgetti ad atreju 5

 

La realtà è che le concessioni strappate alle pretese di rigore della Germania sono state negoziate […]  dall’odiato governo francese, dall’odiatissimo governo socialista spagnolo, che aveva la presidenza di turno della Ue, e dall’ancor più odiato commissario Gentiloni.

 

Adesso, però, tutta la maggioranza di destra si dice soddisfatta e proclama entusiasticamente la fine del rigore. Naturalmente facendo finta di non sapere che si troverà comunque imbragata in una camicia di forza che la obbligherà a concordare con Bruxelles un percorso credibile di rientro del deficit e una riduzione del debito più alto d’Europa, che proprio con Meloni sono ulteriormente aumentati.

 

MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI - MEME BY OSHO

Questo è l’ultimo punto che rivela l’ennesima contraddizione del governo. Il vecchio Patto era troppo rigido e schematico per essere veramente rispettato, e infatti molti Paesi […] hanno visto peggiorare i loro conti pubblici. Il nuovo Patto, invece, si è dotato di una flessibilità che però vincola i governi a osservare una direzione di marcia da cui non si potrà deviare.

 

Il suo rispetto dipenderà in larga misura dai criteri che saranno imposti dalla prossima Commissione, formata dopo le elezioni europee di giugno. Meloni e Salvini pensano che le destre usciranno vittoriose dalle urne. Ma una Commissione a trazione conservatrice e sovranista sarebbe certamente molto più dura e rigorosa sui conti pubblici di quella uscente, nominata da un centro-sinistra che loro sperano di cancellare per sempre.