CON DRAGHI AL COLLE, SARA’ DI MAIO IL FUTURO PREMIER? RONCONE: “NEL RISIKO QUIRINALE, IL PERSONAGGIO PIU’ CERCATO E TEMUTO E’ LUIGINO CHE RICEVE CONTE COME FOSSE LUI IL CAPO DEL M5S E GLI FA CAMBIARE IDEA, SENTE LETTA E SALVINI, VA A CENA CON CASELLATI E GIORGETTI, PLACA E BLANDISCE LA FANTERIA M5S, ALMENO DUECENTO PARLAMENTARI TERRORIZZATI DALL'IDEA CHE, CON LA SALITA DI DRAGHI AL QUIRINALE, SI POSSA TORNARE AL VOTO. TANTO CHE ALCUNI PENSANO CHE…”
-Fabrizio Roncone per il “Corriere Della Sera”
Ci sono cose che aspetti a scrivere. Ti fai un appunto mentale, e rimandi al giorno dopo. Solo che ormai ne mancano due all'inizio delle votazioni (o anche meno, dipende da quando leggerete), e bisogna rompere gli indugi: dentro questa storia di Quirinale, il personaggio più cercato, corteggiato e temuto, non è Matteo Renzi, ma Luigi Di Maio.
Del resto: Renzi - che pure alla vigilia faceva un po' lo spavaldo - per cercare di essere nel dibattito rilascia un'intervista dietro l'altra (con dichiarazioni che mai aggiungono e mai tolgono). Di Maio, no. Sparito. Come fanno i potenti veri. Su di lui: sempre solo un soffio, un sospetto, mezzo retroscena. Per capirci: il capo ufficiale dei 5 Stelle, Giuseppe Conte, l'altra mattina, dopo essersi incontrato con Enrico Letta e Roberto Speranza, rilascia dichiarazioni che sbarrano - con forza - la strada a un possibile trasloco di Mario Draghi da Palazzo Chigi al Colle.
Poi, però, sente l'esigenza di doverne andare a parlare con Di Maio. Alla Farnesina. Cioè: non è Conte che convoca Di Maio. È lui che va. Guardate: la politica ha un suo linguaggio cifrato, ha liturgie certe. Un capo non va; riceve. Un capo.
Ma infatti poi Conte esce dall'ufficio di Di Maio e smentisce - di fatto - sé stesso. «Nessuna preclusione per Draghi». Ancora: tutti i big, da Enrico Letta a Giorgia Meloni, prima parlano al telefono con Di Maio. Poi, dopo, fanno un passaggio di cortesia con Conte. Salvini e Di Maio hanno un'antica, solida consuetudine. Anche Gianni Letta si sente spesso con lui. E pure Fedele Confalonieri. Silvio Berlusconi, a Natale, gli ha spedito a casa un quadro. Maria Elisabetta Casellati, presidente del Senato, lo ha invitato a cena. Con Giancarlo Giorgetti, invece: una pizzata dopo l'altra. Chiodi decisivi: le guide grilline di Camera (Crippa) e Senato (Castellone) non rispondono a Conte. E neppure i gruppi. Non li controlla.
In queste ore è Di Maio che placa e blandisce la fanteria, almeno duecento parlamentari terrorizzati dall'idea che, con la salita di Draghi al Quirinale, si possa tornare al voto (a decine dovrebbero trovarsi un lavoro fuori dal Parlamento). Così alcuni fanti - ci sta - si sono persino convinti che possa essere proprio lui, Giggino, come lo chiamano affettuosamente, il futuro premier.