1. DRAGHI HA MOSCA AL NASO - DAGOREPORT! “MARIOPIO” È STATO INVITATO DA PUTIN IN RUSSIA MA NON SA CHE PESCI PRENDERE. SA BENISSIMO CHE QUALUNQUE RISULTATO PORTASSE A CASA RIMBALZEREBBE SUL MURO DI GOMMA DI BIDEN, CHE VUOLE TENERE ALTA LA TENSIONE A SUON DI “INFO-WAR” BY CIA PER RACCATTARE CONSENSI IN PATRIA (A NOVEMBRE HA IL VOTO MIDTERM)
2. ALTRO PROBLEMA PER L'EUROPA: LA NATO E' GUIDATA DA STOLTENBERG, SERVO DEGLI USA
3. PS. SAPETE PERCHÉ PUTIN TIENE A DISTANZA I SUOI INTERLOCUTORI? È IPOCONDRIACO. L’UNICA PERSONA CON CUI TIENE FREQUENTI E RAVVICINATI FACCIA A FACCIA È…
DAGOREPORT
Ma quindi Draghi va o non va a Mosca? “Mariopio”, dopo aver annunciato sei giorni fa in pompa magna il suo viaggio in Russia (“Andrò nei prossimi giorni”), è ancora molto combattuto.
Diplomazie e Deep state vociferano di un invito diretto di Putin per un faccia a faccia a Mosca. Ma l’idea di un eventuale incontro ha lasciato il “Grande Gesuita” pieno di dubbi: non a caso sta valutando attentamente la proposta con gli alleati europei Macron e Scholz.
Un vis-a-vis con Zar Vlad, a differenza dei meeting diplomatici preparati a lungo dagli sherpa, può essere molto ostico per Draghi vista l'abilità in campo geopolitico dello Zar.
Sarebbe una trattativa “live”, da imbastire al momento, da cui è possibile uscire sconfitti. E una batosta non piacerebbe a nessuno, figuriamoci a uno come Draghi che finora ha inanellato solo successi in campo internazionale.
Il premier avrebbe anche difficoltà a giocare di sponda con la diplomazia italiana, perché l’ambasciatore italiano a Mosca, Giorgio Starace, fratello dell’ad di Enel, Francesco, è molto filo-Putin (vi ricordate il tanto contestato video-collegamento con gli imprenditori italiani?)
Putin è un osso duro, è un abile stratega e sa come creare soggezione e difficoltà nel suo interlocutore. E non solo con il tavolo lungo sei metri.
A proposito: sapete perché tiene tutti i suoi interlocutori a distanza? il presidente russo è ipocondriaco e ossessionato dalla sua salute. L’unica persona che incontra faccia a faccia è il fedele portavoce, Dmitry Peskov.
Le diplomazie si sono immediatamente attivate per capire se il viaggio di Draghi possa aiutare l’Occidente e la NATO a fermare la guerra in Ucraina. Il vero ostacolo delle trattative tra Kiev e Mosca è a Washington, e si chiama Joe Biden.
Qualunque risultato Draghi possa portare a casa dall’eventuale incontro, si infrangerebbe contro un muro di gomma. Il presidente americano risponderebbe sempre allo stesso modo: not good.
L’obiettivo di Biden è tenere alta la tensione, per arrivare a un accordo a ridosso delle elezioni di midterm di novembre e poi fare un accordo, così da capitalizzare nelle urne il successo diplomatico.
La situazione a Est è tutta a favore di Putin che è entrato in Bielorussia con 30mila soldati, annettendo di fatto il paese guidato dal dittatore vassallo Lukashenko, e si è posizionato nelle due repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. Insomma, lo Zar indietro non ha intenzione di tornare. Cosa si può ottenere? Niente, o quasi.
La tensione viene alimentata dalla cosiddetta info-war combattuta a suon di proclami da entrambe le parti: profezie, allarmismi, controallarmismi sventolati come successi, anche se non si realizzano.
È il caso della famosa invasione annunciata da Biden, via Cia, per il 16 febbraio. Puntualmente non è avvenuta, ma ha permesso al presidente Usa di dire che è stato tutto merito suo e dell’intelligence di Washington.
Di fatto la situazione sul campo è talmente cristallizzata da non lasciare molti margini di manovra diplomatica. È solo un gioco delle parti, che fa comodo a tutti. C’è anche un altro elemento da tenere in considerazione se si vuole capire perché la questione ucraina stenta a risolversi: alla guida della NATO c’è Jens Stoltenberg.
Il norvegese è un servo sciocco degli Usa, dunque incapace di bilanciare le paturnie di Washington. E' anche un’anatra zoppa, visto che ha già annunciato che al termine del suo mandato diventerà governatore della banca centrale di Oslo.
Anche le chiacchere sulle sanzioni sono vuote: l’unica vera misura che potrebbe far incazzare davvero Putin, la cosiddetta “arma nucleare”, è l’esclusione della Russia dal sistema finanziario SWIFT (che però potrebbe causare perdite miliardarie anche per le banche europee). Si tratta di uno stratagemma già utilizzato (con buoni risultati) contro l’Iran.
Morale della fava: Mario Draghi è a un bivio delicatissimo della sua vita. La sua carriera è costellata di successi e non può permettersi di chiuderla con un magro risultato in politica estera, che si aggiungerebbe ai numerosi guai interni legati alla stabilità del suo governo e alla riuscita delle riforme e del Pnrr.
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