DRAGHI NON SI FERMA A SAVONA – IL PREMIER VUOLE LE DIMISSIONI DEL PRESIDENTE DELLA CONSOB, SPECIE DOPO IL CASINO SULLA RETRIBUZIONE DEI DIPENDENTI – I DUE DA OLTRE 40 ANNI SI DETESTANO (POCO) CORDIALMENTE - MENTRE L’UNO ERA PRESIDENTE DELLA BCE, L’ALTRO VERGAVA ARTICOLI CONTRO L’EUROPA E STUDIAVA IL PIANO B PER USCIRE DALL’EURO - E POI C’È STATO COSSIGA, A CUI SAVONA ERA VICINISSIMO, CHE DI DRAGHI DICEVA: “È UN VILE AFFARISTA, SVENDEREBBE L’ITALIA” – VIDEO
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1 - DAGONOTA
Paolo Savona avrà anche vinto la battaglia sulla retribuzione dei dipendenti della Consob, in maniera irrituale e creando grossi malumori a Palazzo Chigi, ma è difficile che alla fine vinca la guerra con Mario Draghi.
Il presidente del Consiglio gradirebbe che il professore, a 84 anni suonati, se ne vada in pensione e lasci libera la poltrona dell’authority di vigilanza sulla Borsa.
I due non si sono mai presi e si detestano (poco) cordialmente da oltre 40 anni. Come ricostruito ieri da Marcello Zacché per ilgiornale.it, Draghi e Savona sono stati entrambi allievi di Guido Carli e “Ciampi Boys”, ma poi le loro strade si sono separate e i dispetti incrociati si sono moltiplicati.
Poco dopo essere diventato governatore di Bankitalia, Mario Draghi soppresse l’associazione Guido Carli, di cui Savona era segretario generale.
E mentre l’uno presiedeva la BCE a suon di “Whatever it takes”, l’altro vergava interventi critici sulla gestione di “Dragonball” e sull’Euro, immaginando il piano B per uscire dalla moneta unica.
Il divario dev'essere sicuramente aumentato negli anni in cui Savona faceva parte dell’inner circle di Francesco Cossiga, che di Draghi diceva: “È un vile affarista, svenderebbe l’Italia”.
Scriveva Pino Corrias in un ritratto per “il Fatto Quotidiano” del novembre 2018 (dopo il gran rifiuto di Mattarella di dargli il Tesoro e il “contentino” degli Affari Europei): “Savona è sgradito al presidente Sergio Mattarella, che quando vuole sa essere loquace. E specialmente a Mario Draghi, l'atermico sacerdote dell'euro, da cui lo divide una ruggine ben coltivata già nei primissimi corridoi della Banca d'Italia per temperamenti e orizzonti incompatibili. Ai bei tempi coccolato da Guido Carli, il Governatore, e poi da Francesco Cossiga, il Presidente, le due sole maiuscole della sua carriera”.
2 - CIGNO NERO NON AVRAI IL MIO SCALPO – TRA PAOLO SAVONA E MARIO DRAGHI CI SONO VECCHIE RUGGINI: SONO DUE “CIAMPI BOYS” MA SI SONO SCONTRATI PIÙ VOLTE...
Estratto dell’articolo di Marcello Zacché per www.ilgiornale.it
(…)
Fonti vicine a Consob descrivono Savona tranquillo, per nulla turbato da queste voci e impegnato a compilare la relazione 2020 sull’attività della Commissione da presentare al Mef entro il 31 marzo. E fanno anche notare che la questione del contratto non è certo nuova, trascinandosi almeno dalla presidenza di Giuseppe Vegas.
Secondo fonti finanziarie e di palazzo, il punto sarebbe allora un altro, tutto politico. Il presidente Consob è nominato con decreto del Quirinale su proposta del presidente del Consiglio. Sarebbe dunque una nomina Draghi-Mattarella per un ruolo tra i più preziosi e delicati di questa fase istituzionale: dalla Consob passano tanto i dossier di mercato e bancari, come il riassetto Mps, quanto quelli di potere, come le manovre finanziarie su Generali. E Savona non è certo la personalità che garantisce sintonia con l’attuale governo.
La nomina, nel marzo 2019, deriva dalla sua partecipazione al governo sovranista gialloverde, di cui era stato ministro per gli Affari europei. Un ripiego, perché la sua destinazione originale al Mef era stata bloccata da Mattarella per le posizioni antieuro che Savona rappresentava e che gli sono poi rimaste cucite addosso.
Non certo l’ideale per l’esecutivo europeista guidato ora da Draghi, che qualcuno ha individuato, nel 2018, come il grande ispiratore di quel veto del Quirinale. Con l’ex presidente della Bce non corre buon sangue da oltre 40 anni. Entrambi allievi di Guido Carli e Ciampi boys, Savona e Draghi, da colleghi o rivali, si sono spesso scontrati su tante dispute economiche, non ultima proprio quella sulle regole e l’adozione dell’euro.
Resta agli atti che, nel 2005, quando Draghi diventa governatore di Bankitalia, tra le sue prime decisioni c’è la soppressione dell’Associazione Guido Carli, di cui Savona era segretario generale. Mentre il professore sardo non ha mai smesso di scrivere interventi critici sulla Bce di Draghi.
Gli elementi perché la sfida continui ci sono tutti. Vedremo presto come andrà a finire. E se un ruolo lo potrà assumere anche Francesco Giavazzi, il consulente economico appena chiamato da Draghi al governo. Economista, professore. Ed editorialista del Corriere della Sera.
3 - CONSOB ALZA GLI STIPENDI AI DIPENDENTI, IN MEDIA 1.150 EURO IN PIÙ AL MESE
Estratto dell’articolo di Andrea Greco per “la Repubblica”
Dopo cinque anni, e uno strascico di polemiche intestine e cause di lavoro, i 650 dipendenti della Consob si allineano al contratto in uso presso la Banca d' Italia. Ne avranno benefici immediati, con un aumento medio del 9% delle retribuzioni interne, e futuri con carriere più rapide, più ispirate alla managerialità, più legate a compensi variabili basati su obiettivi di efficienza.
(…) L' oggetto del contendere era un' indennità una tantum retroattiva, per riconoscere i benefici ai dipendenti Consob fin dal 2016, anno in cui il nuovo contratto dei banchieri centrali aveva aperto il differenziale retributivo. Ma tale richiesta, appoggiata dai sindacati, era stata rigettata dal governo Conte nel 2020 - cui spetta per legge un parere - dopo che la Ragioneria generale aveva criticato un aggravio di costi del personale stimato fino a 25 milioni annui.
Su queste premesse in febbraio il Collegio ha deliberato un nuovo testo, più equilibrato e privo dell' una tantum sui mancati adeguamenti passati. Ma a inizio marzo il governo, stavolta di Draghi, ha inoltrato alla Consob una richiesta aggiuntiva di informazioni, per capire la sostenibilità dei nuovi costi interni su base decennale.
A quel punto, stando a ricostruzioni ufficiose, Savona avrebbe risposto personalmente agli uffici di Palazzo Chigi, negando le informazioni per il fatto che l' autorità è indipendente. Una mossa poco rituale, e soprattutto non collegiale: tanto che avrebbe infiammato gli animi di più di un commissario interno (sono cinque, presidente compreso), e indotto Savona a tornare sui propri passi, mercoledì, quando Consob ha fornito gli altri dati. (…)