LA DYNASTY DEL PEPERONE CRUSCO! IN BASILICATA LA SCELTA DI CALENDA DI ANDARE CON IL CENTRODESTRA DIVIDE I FRATELLI PITTELLA, SIGNORI DELLE PREFERENZE – GIANNI, PASSATO CON "AZIONE" DOPO UN PASSATO NEL PD, NON HA GRADITO LA SCELTA DI CALENDA DI APPOGGIARE IL PRESIDENTE USCENTE DELLA REGIONE VITO BARDI, LA CUI CANDIDATURA E' SPONSORIZZATA INVECE DA MARCELLO PITTELLA, EX GOVERNATORE LUCANO - LA SAGA DEI PITTELLA INIZIATA NEL 1970 TRA I SOCIALISTI CON IL PADRE DOMENICO POI CONDANNATO NEL PROCESSO MORO TER...

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Claudio Bozza per il Corriere della Sera - Estratti

 

GIANNI PITTELLA GIANNI PITTELLA

Lauria, poco più di 11 mila abitanti, ma al centro di tutto. La dynasty lucana dei Pittella, che parte da una vita stile film noir e porta al cuore del potere del Parlamento europeo, affonda le sue radici qui.

 

Siamo non lontano dalla Val d’Agri, il «Texas d’Italia», dove ogni anno si estraggono fino a 5,4 milioni di tonnellate di petrolio, l’80% di tutto il Paese.

 

Ma in questa storia il greggio c’entra poco o nulla. Perché la famiglia Pittella, la propria ricchezza, quella di pacchetti di voti mirabolanti, l’ha costruita dal basso: di padre (Domenico) in figli (Gianni e Marcello).

 

Tutti e tre medici. E oggi, questa parabola, vale la pena raccontarla mentre infuria la battaglia per le candidature alle Regionali in Basilicata, con scontri che da una parte hanno portato all’implosione del «campo largo» e dall’altra al clamoroso divorzio politico tra i fratelli Pittella, finora uni e trini: dal Psi al Pd, per atterrare in Azione.

 

 

MARCELLO PITTELLA MARCELLO PITTELLA

Il nastro va riavvolto al 1970, quando Domenico (detto «Mimì») Pittella si candida alla neonata Regione e fa subito il pieno di preferenze: solo a Lauria lo vota più della metà degli abitanti. È l’inizio di una scalata che porterà «don Mimì» subito in Senato, due anni dopo, per il Psi, dove in futuro sarà tra i più fervidi oppositori di Bettino Craxi. Il capostipite dei Pittella costruisce una clinica tutta sua: la Sanatrix. Ma la «macchina sanitaria» che contribuirà ad amplificare ulteriormente i suoi consensi, sarà paradossalmente quella che poi lo distruggerà a livello politico e giudiziario.

 

Pittella senior viene infatti accusato di associazione sovversiva e partecipazione a banda armata, perché nel 1981, senza redigere un referto, curò la terrorista latitante Natalia Ligas, ferita da un colpo di pistola durante il tentato omicidio di Antonio De Vita, avvocato difensore del terrorista pentito Patrizio Peci. È l’inizio della fine. «Don Mimì» viene prima espulso dal Psi, poi arriva una condanna a 12 anni in Cassazione, nel processo «Moro-ter». 

 

(...)

 

DOMENICO PITTELLA DOMENICO PITTELLA

Nel frattempo, nel 1996, il primogenito Gianni era già sbarcato in Parlamento, con una montagna di voti in quota Ds. Un consenso «dal basso», dicevamo. Sia Gianni sia Marcello, a Lauria e dintorni, non mancano una festa di paese.

 

Ma ci sono anche matrimoni e comunioni: «Cinquanta invitati? Cinquanta voti assicurati», racconta al Corriere uno storico militante della sinistra lucana.

 

E poi: «I Pittella conoscono a uno a uno i propri elettori: nessuna ribalta, ma soprattutto cene a base d’agnello nelle masserie, a tavola con i contadini e le loro famiglie. Averli a cena o a una festa è da sempre un vanto». Giovanni Saverio Furio detto «Gianni» spicca poi il volo per Bruxelles, dove il più riflessivo dei Pittella bros diventa vicepresidente del Parlamento Ue e presidente dei Socialisti. È l’apice del potere e del suo peso nel Pd.

 

GIANNI PITTELLA GIANNI PITTELLA

Il fratello Marcello, più esuberante, non è da meno. Nel 2001 diventa sindaco del «feudo» di Lauria. Poi la grande scalata, che lo incoronerà governatore della Basilicata, ma un’inchiesta sulla sanità lo costringe a dimettersi. I giudici lo assolveranno in pieno, la carriera è stroncata, ma la passione politica continua a ribollirgli dentro.

 

I fratelli, intanto, danno l’addio al Partito democratico e passano ad Azione. Marcello vorrebbe ricandidarsi, ma Pd e M5S scelgono Piero Marrese. Lui, escluso, non gradisce: «Sapete quando deportavano gli ebrei e dovevano portarli nelle camere a gas? — sbotta in un audio, per il quale poi si dovrà scusare — Io per loro sono un ebreo che deve morire». Azione vira a sorpresa sull’uomo del centrodestra, Vito Bardi. E qui Gianni disconosce la linea del partito e del fratello. E oggi Gianni che fa? Il sindaco di Lauria, il centro di gravità permanente dei Pittella .

GIANNI E MARCELLO PITTELLA GIANNI E MARCELLO PITTELLA VITO BARDI - MARCELLO PITTELLA VITO BARDI - MARCELLO PITTELLA

 

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