EGITTO: DOPO LA PRIMAVERA, ARRIVA L’ESTATE DELLA GUERRA CIVILE? - I MILITARI VOGLIONO MANTENERE IL POTERE E SI OPPONGONO AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEGANDO LA RIAPERTURA DEL PARLAMENTO, DOPO LO SCIOGLIMENTO DECISO DALLA CORTE SUPREMA (DEI GENERALI) - UNO FRA IL NEO-PRESIDENTE MUHAMMAR MURSI E IL FELDMARESCIALLO HUSSEIN AL TANTAWI DOVRÀ CEDERE - SI TEME CHE SI VADA A FINIRE COME A BEIRUT...


Carlo Panella per "Libero"

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Il Cairo rischia di trasformarsi oggi in una sorta di nuova Beirut con l'esercito che impedisce materialmente ai deputati di un Parlamento disciolto dalla Corte Suprema di entrare nell'aula, mentre i sostenitori del presidente della Repubblica Muhammar Mursi danno vita a scontri (iniziati già ieri) per sostenere la sua decisione di considerare nullo e illegittimo lo scioglimento del Parlamento e quindi di convocarlo per oggi.

Un braccio di ferro drammatico, soprattutto perché fa emergere l'assoluta rigidità, mancanza di duttilità politica e anche la volontà di sopraffazione da parte dei due contendenti che in realtà non sono i giudici della Corte Suprema contro il Presidente della Repubblica, (come appare) ma il feldmaresciallo Hussein al Tantawi e i 70 generali del Consiglio Nazionale che controllano il Paese (giudici della Corte Suprema inclusi).

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IL GOLPETTO
Naturalmente, sotto il profilo formale e sostanziale, lo scioglimento del Parlamento dopo mesi e mesi dalle elezioni (e per di più motivandola con l'illegittimità della legge elettorale per il fatto che escludeva dal voto rappresentanti del regime di Mubarak), è stata una mossa autoritaria e semigolpista dei generali e quindi il Presidente Mursi, forte di un'investitura popolare diretta, ha tutto il diritto di annullarlo e di ridare così pienezza alle istituzioni elettive, si che presidente del Parlamento egiziano, Saad el Katatni, ha subito convocato un seduta per oggi alle 14.

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Ma in realtà, la mossa di Mursi, pur giustificatissima, appare - e non è la prima volta da parte dei Fratelli Musulmani egiziani - avventurista e rischiosa. È infatti evidente che la sua prima conseguenza è dichiarare nullo il potere della Corte Costituzionale, non riconoscendo legittima una sua sentenza (fatto senza precedenti nel mondo e sintomo di ben scarsa scienza giuridica del Mursi stesso).

Mossa azzardata, che apre un conflitto destabilizzante, sì che il portavoce della stessa Corte egiziana, Maher Sami la ha subito sconfessata sul piano istituzionale: «Tutte le sentenze e le leggi della Corte costituzionale suprema sono definitive e non soggette ad appelli e sono vincolanti per tutti gli organi di Stato».

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Debolissima e ispirata a puro populismo è inoltre la motivazione del pieno appoggio a Mursi da parte dei Fratelli Musulmani: «La decisione del presidente di riconvocare il Parlamento, è stata presa per esaudire le richieste del popolo e attuare gli obiettivi della rivoluzione; riconvocando il Parlamento e annullando la sentenza della Corte Suprema, Mursi ha risposto alle richieste del popolo egiziano».

ALL'ULTIMO SANGUE
Sino alla serata di ieri Hussein al Tantawi e i generali del Consiglio Nazionale hanno taciuto, ma tutto il Paese ha potuto notare le facce tese e l'assoluta freddezza intercorsa tra Tantawi e Mursi durante la lunga cerimonia militare a cui hanno partecipato ieri, seduti l'uno a fianco dell'altro.

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La preoccupazione per una possibile «libanizzazione» dell'Egitto sono giustificate dal fatto che la mossa di Mursi non ha alternativa tra la piena e totale sconfitta propria, oppure la sconfitta altrettanto piena e totale dei Tantawi, del Consiglio e della Corte. Il tutto aggravato dall'evidente pericolo di ridare fiato alle manifestazioni popolari, questa volta, e per la prima volta, con i Fratelli Musulmani (che assieme agli islamisti hanno il 63% dei seggi) a chiamare alla protesta contro Tantawi e i generali, scelta che sinora si sono ben guardati da assumere, prendendo più di una volta le distanze dalle esplosioni di collera di piazza Tahrir.